Sport invernale nel Ticino
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Sport invernale nel Ticino

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Di Emilio Tonaccia.

I.

Generalmente il Ticino, in tedesco chiamato molto appropriatamente « Südschweiz », vien ritenuto a giusta ragione il paese del sole, e come tale decantato dagli scrittori e preferito dalla gente nordica, che a frotte vengono a trascorrervi le loro vacanze. Lo sviluppo del turismo ha da noi il suo punto speciale d' attrazione verso i laghi e si svolge preferibilmente nella stagione primaverile ed autunnale.

A pochi è noto, che anche in questo paese soleggiato si va svolgendo un' attiva propaganda anche nel campo degli sport invernali, ed in modo speciale per lo sci. Dal dicembre in avanti, sino a metà di aprile la gioventù delle alte valli di Leventina e di Bedretto specialmente si da intensamente a questo sano sport. Alle varie società di sciatori già esistenti, quest' anno se ne aggiunse una nuova, il gruppo sciatori della sezione Ticino del C.A.S. con sede a Lugano. Lo scorso inverno, sui pendu ammantati di soffice neve, a Rodi, a Dalpe, ad Airolo vennero indette delle gare sciatorie, salto compreso, alle quali parteciparono giovani e adulti, vennero tenuti dei corsi per civili e militari, e nel prossimo inverno se ne terranno ancora maggiormente. Airolo si presta assai bene come luogo di partenza per i numerosi sciatori che si recano in valle Bedretto, sul passo della Nufenen, sul Gries, alla capanna di Corno, sul magnifico Blindenhorn, a 3400 metri di altitudine in pieno inverno, sul Lucendro, alla capanna del Rotondo.

In due ore di diretto circa, Airolo è raggiungibile dai principali centri, da Lugano come da Zurigo e da Lucerna. Il freddo invernale quasi sempre costante, l' aria limpida, l' assenza di venti sciroccali, che d' inverno soffiano raramente, mantengono di regola uno strato di neve impareggiabile. È perciò che la valle di Bedretto, dopo l' apertura della capanna di Corno del C.A.S., sezione Leventina, divenne meta di numerose comitive di buoni sciatori, provenienti da tutte le parti della Svizzera, e persino dall' estero.

Partendo d' Airolo, attraverso il magnifico ponte in vivo sul fiume Ticino ci s' inoltra nella valle passando per una comoda strada o sui campi di soffice fata bianca. A destra e sinistra della valle fanno bella mostra vaste e folte pinete, col loro verde perenne in mezzo a vaste distese nevose; in fondo spu-meggiano le limpide acque del Ticino, fra la stretta dei ghiacci e delle nevi, che la tormenta ammassa nel fondo. Irte verso il terso cielo s' ergono le can-didissime cime del gruppo del Rotondo a destra, del Vespero e dei Madoni a sinistra, e sullo sfondo magnifico il pizzo Nufenen ( che prende il nome dal passo che porta dalle valle di Bedretto a Ulrichen nel Vallese ), ed altre belle cime.

A distanza di circa mezz' ora di cammino l' un dall' altro s' incontrano i villaggi della valle, primo Fontana, coi suoi tetti di zinco luccicanti al sole, bruciato anni fa e ricostrutto a nuovo, poi Ossasco, punto di partenza per il passo del Naret e del Cristallina dal quale si scende alla capanna di Robiei per la scalata del Basodino. Sopra un poggio fa bella mostra di sè il capoluogo della valle, Villa, luogo di villeggiatura estiva di molte famiglie luganesi e di scuole in vacanza. Seguono Bedretto e Ronco, semidistrutto dalle valanghe che scendono dal Rotondo. Poi ci s' inoltra in una bella pineta, nella quale si cammina per circa un' ora prima d' arrivare all' ospizio albergo All Acqua, punto di partenza per numerose escursioni. Una delle più belle per sciatori è la capanna del Corno, a 2300 metri, accessibile anche per signorine, passando per l' alpe di Cruina e di Corno. Qui i pascoli alpini hanno sostituite le pinete, e dei magnifici campi nevosi si prestano a meraviglia per esercizi sciatori ed acrobazie d' ogni genere.

In meno di cinque ore di cammino si va da Airolo alla capanna di Corno, che è assai frequentata ed offre molto confort, essendo stata costrutta espressa-mente per sciatori. Altre quattro ore per arrivare sulla cima del Blindenhorn, non difficile per buoni sciatori, da dove si può intraprendere una impareggiabile discesa in pochi minuti, con velocità fantastica. Alcune vedute danno un' idea dello splendore dell' alta montagna in veste invernale sotto un cielo di cobalto.

II.

A questi cenni sommari intorno alla vita sportiva invernale nel Ticino, sperando di non tediare i lettori clubisti, anche pel fatto che le corrispondenze nella lingua di Dante sulla nostra bella rivista sono assai rare, un pò a causa della nota inerzia dei fratelli Ticinesi, farò seguire una succinta descrizione della mia prima gita invernale in montagna cogli sci.

Premetto che lo scorso inverno non fu, causa il bello costante, molto propizio agli sciatori, poca neve essendo caduta, e assai tardi. Poche occasioni furono quindi date agli amatori dello sci, di allenarsi a questo sano sport. Nè la regina del Ceresio facilmente si presta per questi svaghi. Negli anni in cui la neve abbonda, ci sono i pendu del Tamaro, del Bar, del Cavaldrossa e la regione di Condra, ove il 2 dicembre di quest' anno venne inaugurato un piccolo rifugio ad uso del gruppo sciatori della sezione Ticino.

Quando la neve scarseggia, per poter sciare occorre fare dapprima un paio d' ore di diretto per recarsi nel]'alta Leventina o nella Mesolcina, a San Bernardino, colla relativa spesa. È senza dubbio questo il principale motivo che fece tardare sin' ora la costituzione del club sciatori.

Dunque, per tornare sul mio argomento, un mercoledì sera dello scorso febbraio, durante una riunione libera alla sede sociale, dove il collega Portmann ci faceva passare il tempo con delle riuscite proiezioni alpine, il simpatico Ing. Brusa ebbe la felice idea di proporre per il mese di marzo una gita cogli sei, avente per meta nientemeno che la capanna di Corno ( gita che non si potette effettuare in pieno per la data prestabilita causa le pessime condizioni della neve ). Si fissò per il 18 e 19 marzo, San Giuseppe coincidendo in lunedì, ed avendo perciò due giorni festivi a disposizione. Quale stridente contrasto, partire da Lugano quando la campagna è in piena fioritura, per i campi di neve della valle di Bedretto! Combinata la gita, io precedetti il gruppo sino ad Airolo la sera del 17, onde informarmi da vicino sulle condizioni de la neve che risultarono buone assai. Col primo treno del 18 sarebbero giunti i compagni di viaggio. Recatomi alla stazione a riceverli, non vidi scendere che tre soli paia di sci, coi relativi proprietari, i Sig. fratelli Ferrazzini, valenti alpinisti, ed il collega Portmann, il quale oltre questo pregio ha anche quello di essere provetto sciatore. Gli altri, squagliati prima di partire, compreso il capogruppo, Sig. Ing. Brusa. Supponemmo che il cielo inbronciato a Lugano avesse indotto il resto della comitiva a non partire, e un pò anche l' adipe del capogruppo — ora però assai diminuita dopo l' assidua cura alpinistica al Tamaro e al Campo Tencia nonchè gli esercizi di cannottaggio fatti espres-samente per dimagrire. Ma poco importa: « poca brigata, vita beata ». Il tempo prometteva bene, le poche nuvole andavano squagliandosi dietro la spinta di una forte brezza proveniente dal Vallese. Nella botteguccia dove stavamo facendo le ultime necessarie provviste pel nostro sacco, una buona vecchierella airolese, non potendo capire che vi sia della gente che osa sfidare la montagna anche d' inverno, ci ammoniva nel suo dialetto airolese: « vet mia, creatüü, cun sto frecc, chiu po chiapitef quaicoss det briilt ».

La neve della strada essendo ormai scomparsa, c' innoltrammo cogli sci in ispalla nella valle di Bedretto, sfidando il vento che ci sferzava la faccia. A Villa, passando davanti la chiesetta che domina la valle, incontrammo un funerale. Una bara che veniva tumulata sotto uno strato di un metro di neve. Mi passarono per la mente i cimiteri di varie località alpine da me visti, come Grindelwald e Zermatt, ed il mio pensiero fu per un momento compreso dalle numerose vittime della montagna che colà dormono il loro ultimo sonno, ed in cuor mio desidererei, qualora dovessi perire in montagna, di essere tumulato nel più prossimo cimitero alpestre, sotto un candido lenzuolo di neve, come quello testè veduto. Ma tosto la campana del mezzodì risvegliò i nostri appettiti, e siccome eravamo tutti e quattro quasi digiuni, entrammo in una piccola osteria per riscaldarci al calore della vecchia pigna ed a rifo-cillarci, così alla buona, carna secca e Piora della valle di Bedretto.

Ripreso il nostro cammino un' ora dopo, attraverso i villaggi di Bedretto e Ronco, dal lato del sole, arrivammo in poco tempo nella pineta davanti All Acqua. La neve essendo finalmente buona, allacciammo gli sci e via con lena verso la meta. Ci fu compagna sulla tratta Ali' Acqua la Signora Letizia, moglie al Sig. Forni Anselmo, proprietario dell' albergo All' Acqua. Sapemmo da ella che la sera prima, oltre 60 sciatori si erano recati in Corno e perciò essa si recava ad aprire il ristorante per dare ospitalità ai gitanti al loro ritorno. Una breve sosta, una bibita rinfrescante, e poi via per l' ultima e più faticosa tappa. La neve era diventata abbondante e polverosa, il cielo era tersissimo, il sole abbagliava la vista. Presto il collega Portmann si levò anche la camicia, com' è solito fare d' estate, oramai non c' è più pericolo di bruciature, la sua pelle dev' essere da lungo tempo acclimatizzata. Incon-trammo molti sciatori di ritorno dalla capanna, per lo più Zurighesi e Lucer-nesi. In men che non si creda arrivammo in vista della capanna, all' alpe di Cruina, dove facemmo una breve sosta per assicurare gli sci. proprio vicino alla cascina che aveva servito di rifugio ad una comitiva la quale qualche mese addietro era partita da Lugano con meta capanna di Corno e che si era smarrita nella tormenta ed aveva dovuto sospendere la gita e passare la notte alla meglio, bivaccando in una cascina con della neve gelata per giaciglio.

Il freddo incominciava a farsi acuto, il sole essendo tramontato dietro le montagne, ma ormai non ci mancava più che l' ultima salita da superare, la più penosa. I miei tre compagni, provvidenzialmente muniti delle pelli di foca, non ebbero difficoltà, io invece, non potevo salire che penosamente essendone sprovvisto, e per poter avanzare, la neve essendo assai sdrucce-vole, dovetti legare una corda attorno agli sci a guisa di rete, portarli di peso per tutta la salita, ove giunsi estenuato di forze, circa una mezz' ora dopo i miei compagni. La capanna era aperta e con nostra somma gioia già ben riscaldata. Una comitiva di sciatori della sezione di Bellinzona già s' erano comodamente installati. Ebbi la lieta sorpresa di trovarvi alcuni amici. Anche il gentil sesso vi era rappresentato nella persona di una gentile sciatrice. Il termometro segnava all' aperto 8 gradi sotto zero, in capanna 14 di caldo, una temperatura molto gradevole. Un sorso di cognac, ed una tazza di tè bollente, preparato dal Sig. Ferrazzini mi rimisero ben presto dal mio esaurimento fisico. Ma anche i nostri stomachi sentivano il vuoto, ed una buona cena contribuì a far passare del tutto la stanchezza, di modo che per un paio d' ore godemmo l' allegria della capanna in buona compagnia, prima di coricarci.

La capanna di Corno, inaugurata l' anno scorso, venne costrutta ed arredata specialmente per uso degli sciatori. Essa sorge in bella posizione sopra un' altura, ed è visibile dalla valle di Bedretto già a circa due ore di distanza e dal passo del Gries, di modo che è facilmente trovabile. È molto spaziosa ed ha un riparto speciale per l' inverno per ricoverare una dozzina di sciatori. È fornita di tutto il confort possibile per le capanne e lascia a tutti i visitatori un eccellente ricordo, perciò è anche frequentatissima. In un anno, più di 1000 persone s' iscrissero nel registro. I giacigli e le coperte sono buonis-sime, come lo provò il buon sonno riparatore che coronò la nostra prima fatica.

L' indomani, prima della levata del sole, eravamo già tutti pronti sugli sci. L' amico Paolo approfittò della bellissima mattinata per salire sul Blindenhorn, mentre noi più modesti, ci accontentammo di salire sino al passo e di fermarsi lassù a eseguire esercizi per più ore. Sebbene fossimo soltanto a 2500 metri d' altezza circa, il panorama che si svolgeva davanti ai nostri occhi era semplicemente meraviglioso, nessun pennello d' artista nè penna di poeta saprebbe degnamente descriverlo. Dall' altezza del passo sino alla capanna per la lunghezza di un paio di chilometri si stendeva una conca uniforme smagliante di soffice neve, tutta uguale, solo solcata dalle traccie dei nostri sci, avendo provveduto il vento della notte a far scomparire le traccie vecchie, di modo che lo sciarvi sopra era un vero godimento. A destra s' erge ardito il Nufenenstock col Pizzo Scaglia, roccioso, sotto il quale in estate ancora oggi si possono trovare le stelle alpine. Alla sinistra s' innalza il Rothorn, ricco di cristalli, che segna il confine coll' Italia. Sullo sfondo tutta la catena che va dal Rotondo sino al Piz Blas, tutta una teoria di guglie, bianche dalla base alla vetta, come un paesaggio polare. In basso, nella valle un mare di nebbia, in alto un cielo tersissimo, d' un azzurro meraviglioso. I raggi del sole abbronzavano la pelle col loro calore.Verso ponente l' immensa distesa del ghiac- ciaio del Gries, sensibilmente inclinato sino a culminare sulla vetta del Blindenhorn, del quale l' amico Portmann volle riportarne una magnifica fotografia.

Giammai mi sarei creduto che la montagna nella sua veste invernale of-frisse tali impareggiabili attrattive. Come trascorsero rapide le ore lassù. Ben presto alla nostra comitiva se n' aggiunsero altri; tutta la mattina fu un transitare di sciatori, uomini e donne, che venivano e andavano nel Vallese o che salivano sul Blindenhorn.

Ma presto si dovette pensare al ritorno per arrivare la stessa sera alle nostre case. Rientrati nel rifugio, dopo aver messo la capanna in assetto e consumato il nostro desinare, ci fu giocoforza prendere la via del ritorno. La discesa, per me che sono un principiante nello sport degli sci, fu alquanto movimentata, ed i capitomboli si seguirono ad ogni risvolto, digiuno come sono ancora nell' arte dei Telemark o dei Christiania. Ciò malgrado, la discesa fu alquanto rapida, ma disgraziatamente, quando già si stava per raggiungere il fondo della china, inavvertitamente scivolai sopra un terreno gelato coperto di uno strato di neve troppo basso, ed una brusca panna mi causò una caduta poco gradita. Rialzatomi a stento, m' accorsi, dopo un esame superficiale, che oltre all' aver subito una forte contusione al ginocchio destro ed alla cavi-glia sinistra, mi si era spezzata la punta di uno sci e mi fu giocoforza continuare la strada sino ad Airolo a piedi, cogli sci in ispalla, un' inezia, circa 20 chilometri sulla neve gelata. La fatica subita, più della caduta, mi causò una sensibile enfiagione degli arti contusi, costringendomi ad una settimana d' invalidità.

Giunti al termine della nostra gita, così ricca di emozioni, ritornammo alla bella Lugano, contenti delle splendide giornate trascorse in alta montagna, non senza averci prima dato appuntamento per il San Giuseppe dell' anno prossimo di bel nuovo alla capanna del Corno.

III.

Al termine di questa mia chiacchierata non voglio mancare di accennare al lieto sviluppo a cui tende questo sano sport anche a Lugano, dove, come noto, per merito specialmente del collega Ing. Brasa, venne ultimamente costituito il gruppo sciatori fra i membri del C.A.S., sezione Ticino. I soci iscritti raggiungono già la settantina, fra giovani e uomini in età matura. Non è detto, come tanti credono, che solo i giovani possano imparare a sciare. Anche uomini dai 40 ai 50 anni possono allenarsi con successo, come lo prova la gita da me fatta in Corno, dopo soli quattro a cinque giorni di allenamento.

Occorre un pò di costanza e molta simpatia per la montagna, il resto viene da sè. Il gruppo sciatori della sezione Ticino, alla testa del quale stanno dei provetti sciatori, quali il capitano Gianola, i Sig. Vetterli, Vicari ed altri, non mancherà certo di conseguire un buon successo. Già furono tenute delle conferenze sulla tecnica dello sci, sull' equipaggiamento dello sciatore ecc. in attesa della neve. 11 programma elaborato per il prossimo inverno è una prova che si vuol lavorare sul serio e speriamo che la neve ci sia propizia e che gli sforzi del comitato siano coronati di successo.

Lugano, novembre 1928.

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