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La frana di Campo, Valle Maggia

Remarque : Cet article est disponible dans une langue uniquement. Auparavant, les bulletins annuels n'étaient pas traduits.

Di Cipriano Berini.

Salendo da Locarno verso Pontebrolla, appena oltrepassato l' orrido in cui sgorga in tumulto il fiume, il passeggero che inizia il suo viaggio, si aspetta da questa introduzione un paesaggio più vivo e ridente, forse più pittoresco. E fino a Maggia l' ubertosità palesa le colture ancora ben tenute. La bonifica ha già fatto qualche passo, sebbene gravi sul bilancio del contadino. Aurigeno e Moghegno, due oasi di pace, al di là del fiume spiccano in mezzo ad un bel verde. Le loro casette infondono allegria. Più oltre la campagna si fa più rara.

Il greto del fiume occupa gran parte della valle, le montagne si drizzano lisce, brulle, monotone. La cascata del Soladino è l' unica parentesi poetica. Sotto Cevio, all' incontro della Lavizzara colla Rovana, l' alveo di quest' ultima è più rialzato di quello. Da dove vien convogliato tutto questo sedimento? Ecco ciò che si domandano molti.

Devio a Cevio verso la Rovana e lascio Linescio dietro a me, che ebbe una notorietà per i suoi vigneti e dove, se la stagione si fa avara d' acqua, gli appezzamenti a terrazze diventano subito rossicci e svaniscono le speranze dei terrieri che guardano sempre ottimisticamente verso miglior avvenire.

La strada è tagliata nella ripida china, fiancheggiata da annosi castagni prima e da numerose betulle e ontani poi. La Rovana ha lavorato il granito massiccio e mugge ascosa in fondo all' orrido. La valle è stretta e cupa. D' inverno le valanghe fanno la loro apparizione sull' altra sponda e piegano a terra le piante che nella bella stagione tentano di risollevarsi e di opporre qualche resistenza con nuovi getti.

Di tanto in tanto qualche pastorello seduto su uno di quei tanti macigni che abbondano sugli orridi, oppure delle ragazze che sul ciglio della strada intente a far calza, custodiscono lo scarso armento. Talune spariscono al mio arrivo e si contentano d' osservarmi da qualche spiraglio del loro nascondiglio, altre rispondano al mio saluto con un timido « buon dì ».

Sotto la Collinasca il prospetto si fa più vivo. Le montagne si allargano, le guglie della Val di Campo balzano arditamente nell' infinito. Sul poggio siede pacatamente Cerentino. Alcune case si presentano allo sguardo coll' in-tonaco bianco, che conferisce loro un' aspetto signorile e gradevole. Sotto il ponte scappa via spumeggiando il torrente di Bosco, dalle acque limpide e va a finire in quelle torbide della Rovana di Campo. Lungo la strada le fragole sono lì compiacenti a riverirmi e basta allungare la mano per assaporarne la loro squisita fragranza. E quando la sete mi assilla a Pè d' Piod una fresca sorgente quieta in me ogni stimolo. L' abbondante getto è condotto rusticamente sulF orlo della strada con un pezzo di legno scanalato. Ed il passeggero rivolge un grazie al buon terriero che mantiene questo sano seppur primitivo impianto. Dall' alto cala una brezza a convincer chi sosta a metter mano al sacco. Ed il fronzuto castano che innalza la sua corona a fianco della fonte benefica d' un ombra ristoratrice e ripara dal sole che folgórizza la pendice.

Dopo il faggeto di Niva alcuni lunghi svolti preludono la meta. Infatti entrando al Piano di Campo un vicolo in selciato interna nell' abitato e l' alto di Campo ti si para davanti in tutto il suo splendore.

Pigre falde di neve sembrano appiccicate sotto le vette che armoniose in una meravigliosa apoteosi di luce, si profilano nitide in un incantevole cielo meridionale. Fra i fiori agresti spiccano folti gruppi di gigli d' un bel rosso vivo — lilium croceum — sui quali lo sguardo si ferma e riposa. A sinistra s' erge in una fatata incandescenza una bella cresta che si direbbe una creazione dolomitica: il Rosso di Ribbia. Le prime arniche che si presentano alla Val Sterpa conducono lo sguardo al Bombogno, sulle cui morbide pendici cresce copiosa la stella alpina, l' astro e la nigritella nigra, ma vi striscia insidiosa e popolata l' aspis.

In fondo alla valle, a semicerchio, si drizzano il Pizzo Croselli, Pioda e Forno che racchiudono un' ubertoso pascolo: l' alpe di Cravairola.

Quando sbuco dalla pineta ed in mezzo ai prati mi avvio verso Campo, lo sguardo è penosamente attratto da una paurosa scarpata che taglia bruscamente il verde e s' inabissa in un salto suicida. Avvicinandosi al baratro la frana si presenta in tutta la sua desolante realtà. È specialmente di questo fenomeno che oggi voglio accennare. I primi guai che minarono visihilmente l' altopiano di Campo risalgono al 19° secolo. A quell' epoca il taglio dei boschi non era disciplinato da leggi protettrici ed i compratori agivano a beneplacito sia sul taglio che sul trasporto. Una strada carrozzabile non esisteva. Solo una mulattiera metteva in comunicazione Campo colla bassa Valle. Unico mezzo di trasporto era il fiume, la Rovana di Campo., A tal uopo gli speculatori costruirono delle chiuse ( serre ) ed il legname tagliato sulle pendici veniva raccolto in tre chiuse. Queste una volta ben caricate d' acqua e legname, venivano fatte saltare. L' acqua ammassatasi nella chiusa precipitava verso Io sbocco ed il legname trascinato via di violenza. Che l' effetto non fosse troppo salutare era da prevedersi, tuttavia non era tale da impensierire lo speculatore. Se ne preoccupò isolatamente qualche patrizio presso la sovrastanza, ma il suo lamento non trovò eco. La maggioranza si era ormai abituata ali' insana pratica.

Si vuole che una notte un furiosissimo temporale rompesse le chiuse già pronte e l' enorme massa precipitò a valle con orrendo fragore, facendp tremare gli abitati, abbattendo tutto ciò che incontrava sul cammino. Il legname giunto alla Maggia venne portato al lago Maggiore ove si disseminò e fu raccolto dalla popolazione rivierasca.

Quella notte segnò la rovina di Campo. Il motto che scendeva al fiume in dolce ed erboso declivio, sorretto da robusti ontani, venne inesorabilmente intaccato. La Rovana a poco a poco abbandonò il proprio alveo e venne a strisciare direttamente la china, iniziando la sua opera deleteria. Il bosco distrutto non potè più por freno ali' irruenza delle acque che cadevano sui fianchi e queste lavorarono la china dall' alto. Gli ontani scomparvero ed ugual sorte è ora serbato ai.terreni coltivi: lenta ma inesorabile.,, ' Neil' agosto 1923 trovandomi a Campo in vacanza, in una giornata che il cielo aveva aperte le sue cataratte, volli recarmi sull' orlo dell' abisso. Il ciglio era solcato da enormi crepe, dentro le quali l' acqua si riversava assordante ed impetuosa. Ogni tanto si staccavano in lenta parabola delle enormi fette di zolle erbose che presto si sfasciavano ed andavano a perdersi nell' ir-niente e già sporca Rovana. Poi si percepivano degli strappi ed il ceppo subiva nuove lacerazioni, altre crepe si delineavano sull' orlo alle quali toccava ugual sorte.

10 assistevo esterrefatto a questo lugubre spettacolo e mi son domandato, come mai dopo diversi richiami le nostre autorità si accontentino solo di sopraluoghi.

Sono d' accordo che la spesa di risanamento è superiore ai nostri sforzi cantonali, ma se si stanziano forti sussidi per i danneggiati dalle alluvioni in patria ed ali' estero, perché non fare altrettanto per la valle Rovana? E quest' aiuto in unione alla mozione Baumberger potrebbe arginare lo spopola-mento di questo povero comune che da 70 anni a questa parte si è visto ridurre la popolazione di 2/3 circa. Ed il paese risanato demagogicamente da alcune famiglie numerose potrebbe svilupparsi ed avvicinarsi al benessere d' altri tempi. È mia convinzione d' altra parte che il mercato mondiale del lavoro è talmente peggiorato da indurre i nostri valligiani a riprendere le loro occupazioni pastorizie. Ma il caso nostro vuole, esige in primo luogo un' azione di soccorso a favore di questa regione e speriamo al fine che le autorità abbiano ad accogliere questo appello.

11 movimento del terreno ha effettivamente origini antecedenti a quelle delle serre. Ce lo confermano il Lavizzari che faceva parte d' una commissione federale insieme a Escher della Linth, Landolt, Kulmann ed il chiarissimo prof. Alberto Heim, il quale per incarico del comune di Campo, visitò la regione e presentò una dettagliata perizia sulle cause dello scoscendimento e sugli eventuali provvedimenti da prendersi — Dicembre 1897 * ).

Secondo Heim, le origini sono preistoriche. Nel suo rapporto aveva suggerito di scavare delle gallerie per concretare un prosciugamento sotterraneo atte a raccogliere rapidamente l' acqua infiltratasi in determinati scaricatoi e con ciò mettere ali' asciutto il terreno sovrastante ed impedire il disperdimento e ristagno dell' acqua sulla superficie di scappamento e nel terreno smosso2 ). La regione di Campo è ricca di sorgenti e l' acqua di queste fonti penetra nel suolo, dove si riscontra anche molta argilla. Nella sua parte superiore il terrazzo è formato da grossi macigni avulsi alle rupi o convogliati da qualche calotta glaciale e questi premono sull' enorme massa che siede su di un piano inclinato e l' argilla piorna facilita lo sdrucciolamento.

Dunque si osservano i seguenti movimenti: Sdrucciolamento verso valle, abbassamento in profondità, corrosione del fiume in basso promosso dalle serre e logorio del terreno sull' orlo della frana ad opera dei torrenti dell' acqua alluvionale.

L' altopiano si muove tra i 1200 ed i 1800 metri s. 1. m. Qualche anno fa lo sfaldamento era visibile oltre questa altitudine, per esempio al di sopra del Pian di Roes, poi si è in parte rimarginato e rinverdito. La strada circolare è già stata danneggiata a più riprese. Alcuni macigni sovrastanti Campo, spogliati dalla terra che li immobilizzava, sono caduti su di una casa demo-lendola in tutta la parte superiore. Del Mater, piccola frazione con diversi casolari non rimane che un informe ammasso di macerie. Un altro gruppo di case Alle Rive, dal quale a Natale salivano 23 persone alla messa non esiste più che i quattro muri della casa degli spagnoli, che Ianguono sul ciglio del baratro. Anche un laghetto di modeste proporzioni a Corte Nuovo nel quale guizzavano numerose trote, si è svasato lasciando il bacino a disposizione del ruscello che vi scorre dentro cicaloso e limpido.

Tutte le case più o meno presentano delle crepe. Gli abituri vengono riparati come meglio si può. Quelle disabitate si sfasciano. L' ultima casa costruita data dal 1896.

In questi ultimi anni sono cadute diverse valanghe. L' inverno scorso a Corte Nuovo furono distrutte diverse baite e stalle. Ci voleva proprio anche questo per colmare la sventura di quella popolazione. Questa valanga si ripeterà ora che la breccia è fatta.

La regione è certamente fra le più belle del Cantone, tutta vellutata e soffice, flora ricca e scelta, sorgenti abbondanti e fresche. Ma tutto questo prologo idillico non neutralizza il pericolo che grava su questo terrapieno e che mette i valligiani ad una prova dura, insanabile, opprimente.

Ad attenuare il male molto varrebbe spostare il fiume nel suo antico alveo in modo da evitare la corrosione alla parte inferiore della frana. Il signor Meyer Peter ed il compianto signor Alberto Pedrazzini avevano suggerito di scavare una galleria e di immetterne le acque della Rovana. Inoltre quest' ultimo, che sempre ebbe a cuore le sorti del suo paesello, si proponeva di colmare una parte dell' alveo divenuto libero, con dei macigni avulsi alle fronteggianti rupi del Cauradiscio. La massa che si farebbe cadere, frenerebbe il movimento, la terra anziché venir trascinata dalle acque formerebbe un tampone tra la roccia del Cauradiscio ed il terreno mobile. Col tempo lo strapiombo si formerebbe in un piano inclinato, che opportunamente arrichito di piantagioni certamente arresterebbe il movimento o per lo meno lo attenuerebbe in modo da rendere il paese abitabile.

Naturalmente si dovrebbe raccogliere o incanalare le acque delle sorgenti che solcano il suolo senza alcuna saggia direzione, frenarne l' irruenza mediante salti su ripiani in pietre o cemento e studiarne l' immissione nella Rovana.

Una sana piantagione e l' applicazione di graticciate sul terreno smosso impedirebbe ulteriore sfaldamento dovuto alle alluvioni.

L' illustre prof. Heim dr. Alberto calcola una superfice di scoscendimento di mq 1,503,000 ed il volume a m3 145,000,000, volume che supera più del decuplo lo scoscendimento di Elm.

Secondo il rapporto del servizio topografico federale, il movimento della massa ha subito un sensibile rallentamento e non raggiunge la metà di quello degli anni precedenti. La chiesa di Cimalmotto accusava Vili6:

dal 1892 al 1927 uno spostamento lineare annuo di 8 cm ., dal 1927 al 1928 di 3,6 cm ., dal 1928 al 1929 di 2,7 cm.

Lo spostamento orizzontale della chiesa di Campo dal 1892 al 1927 35 cm. all' anno, dal 1927 al 1928 21,3 cm ., dal 1928 al 1929 6,3 cm ., e nel 1930 3 cm. circa ( quesf ultima indicazione non è ufficiale ).

Lo spostamento verticale di questa chiesa pel 1929 registra un abbassamento di 1,8 cm. mentre per quella di Cimalmotto si verifica nel medesimo anno un rialzamento di 0,9 cm.

Le possibili conseguenze dello scoscendimento vengono riferite nella sua perizia dal prof. Heim: « ...ma dove la gola si allarga nello spianato presso Cevio, l' attuale stato eccellente del piano verrebbe probabilmente riguastato, il letto si rialzerebbe coi sassi travolti dal fiume e si rinno-verebbe il pericolo, che ora pare escluso, di uno straripamento della Rovana verso Cevio. La Maggia verrebbe per decenni caricata di ghiaia, di sassi e di macigni, che eleverebbero il terreno, ed il fiume strariperebbe, inonderebbe in molti luoghi la strada postale, coprendola di macerie, ridurrebbe a palude, ristagnando le acque superiori, il seguito della valle verso Bignasco, renderebbe impossibile la correzione della Maggia fino al lago Maggiore, distruggendovi le opere già compiute. Il danno, il devastamento da Bignasco fino al lago Maggiore sorpasserebbe naturalmente il danno per Campo di parecchie volte; l' azione indiretta dello scoscendimento sarebbe nella lontananza assai più ruinosa, che non le conseguenze nella vicinanza immediata, e l' intera valle Maggia, tutto il paese, ne dovrebbe soffrire 1 ). » Il chiarissimo geologo termina il suo rapporto coli' assicurare, che prende parte « alla vostra sventura, congiungo contemporaneamente il sincero desiderio, che possano le cose prendere una piega migliore, e che i tecnici, che la patria metterà a disposizione vostra, riescano a salvare Campo e la valle Maggia da un ulteriore estendersi della disgrazia ».

Cosa si è fatto finora? Sopraluoghi. Azioni di soccorso? Nessuna. Tuttavia nutro piena fiducia che la nostra Superiorità verrà in aiuto di questa regione che non resterà più abbandonata a sé stessa come lo fu per quasi un secolo, dacché lo sfaldamento si è rincrudito.

Vedremo allora risorgere nuove case, pulsare la vita come ai bei tempi quando il benessere era generale a Campo. Sui balconi e sulle basse finestre faranno la loro riapparizione i bei garofani pensili, inquadrati da gerani a tinta carica ed il sorriso abbonderà sulle labbra del valligiano consolato sciogliendo quelle rughe frontali che tutto dicono del suo cruccio interno.

E l' acqua del Predasco che chioccola in gorghi vigorosi non darà più la sensazione della paura, ma s' unirà alle conversazioni delle fanciulle del paese che qui l' attingono in una sintesi alpestre di poesia e di pace.

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