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Ricordi di una prima invernale

Remarque : Cet article est disponible dans une langue uniquement. Auparavant, les bulletins annuels n'étaient pas traduits.

DI CASIM1RO FERRARI, LECCO

Parlare oggi della prima salita invernale dello Spigolo Nord del Pizzo Badile, significa in un certo senso rivivere ancora per qualche attimo il tempo trascorso su quella parete: sono stati momenti di speranze, di affanno e di gioia che ci hanno accompagnati durante i giorni che hanno preceduto il tentativo e durante quelli passati in parete; ed infine, momenti di grande emozione che hanno accompagnato la brillante chiusura della salita.

Oggi, in periodo di arrampicate « al limite », non si poteva altro che guardare con desiderio di volontà e di conquista alle ascensioni invernali; evidentemente noi Lecchesi non potevamo essere da meno, ed è stato per questo che abbiamo pensato ad uno degli ultimi problemi delle Alpi ancora insoluto: la via Cassin sulla parete Nord-Est del Pizzo Badile.

Da molto tempo il nostro particolare interesse era concentrato su questa parete che si trova alle porte di casa nostra; non poteva non essere così, dati gli innumerevoli ricordi che legano noi Lecchesi a questa parete fin dal lontano 1937; fu appunto allora che tre dei nostri Cassin, Esposito ed il compianto Ratti, trascorsero l' epica avventura della prima ascensione2.

Già precedentemente, in diverse occasioni, ci eravamo portati ai piedi della Nord-Est per tentare, tempo permettendo, la prima ascensione invernale. Purtroppo le condizioni meteorologiche e della parete ci hanno sempre consigliato di desistere dal tentativo.

Quest' anno ( 1965 ), preparati a qualsiasi evenienza, e particolarmente allenati, ci siamo recati ancora una volta in Val Bregaglia, decisi a portare a termine il tentativo.

Partiti da Bondo il 18 febbraio, con altri nostri amici che ci hanno accompagnati all' inizio della scalata, abbiamo raggiunto lo stesso giorno la meta prefissata, vale a dire la base della parete. Qui giunti, ci siamo subito preoccupati di sistemarci comodamente in un bivacco; senz' altro sarebbe stato l' ultimo bivacco comodo che avremmo trovato per qualche giorno.

Il tempo sembrava augurarci la riuscita, ed il freddo lo confermava. La compagnia si rivelò subito gioiosa; ma dentro di noi il pensiero era fisso alla parete che avremmo affrontato l' indomani.

1 Relazione della prima salita invernale allo Spigolo Nord del Pizzo Badile ( Val Bregaglia ), effettuata dalla cordata Casimiro Ferrari, Pino Negri e Aldo Anghileri ( Gruppo Ragni del CAI, Sezione di Lecco ), 20 e 21 febbraio 1965.

2 14-16 luglio 1937 ( red. ).

Le tendine di alta quota le avevamo sistemate, alla base della parete, su di un caratteristico promontorio che ci assicurava anche dal pericolo di slavine.

A notte ormai inoltrata altro non ci restò che ristorarci con qualche cibo e stenderci a riposare in attesa delle dure fatiche che avremmo dovuto affrontare il giorno dopo.

. La notte passò veloce„ con il morale veramente alle stelle; a ripararci dal freddo ci hanno pensato le razionali tendine e i comodi sacchi a piuma dei quali eravamo equipaggiati.

La mattina del 19 febbraio la sveglia ci venne data in modo insolito e che non ci aspettavamo: fu la voce di tre amici, che avevamo conosciuto ai Piani Resinelli ( nostro abituale luogo di allenamen-ti ), che ci chiamava dall' esterno.

Seppimo così che anch' essi avevano le nostre stesse intenzioni e, dopo i soliti scambi di auguri, ci salutammo e li osservammo avviarsi all' attacco della parete. In quel momento, guardammo la maestosità della parete che si ergeva davanti a noi, ed il nostro sguardo, abbagliato da tanta grandezza, difficilmente riusciva ad abbracciarla.

Purtroppo, dopo aver osservato minuziosamente la via da seguire, ci accorgemmo che, vista da vicino, presentava delle difficoltà tali, date le condizioni in cui si trovava, che da lontano non eravamo riusciti a percepire. A questo punto dovemmo a malincuore costatare che le possibilità di successo erano minime; fu così che ci attardammo a pensare e a discutere sul da farsi.

Pensiamo che la nostra sia stata una decisione saggia: dopo aver esaminato tutti i particolari, anche in considerazione del fatto che già un' altra cordata era sulla via, al fine di evitare un duplice insuccesso, volgemmo le nostre attenzioni allo Spigolo Nord, che sapevamo ancora vergine in invernale: in effetti, visto dal basso, presentava molte più possibilità di successo di quante non ne pro-mettesse la grande Nord-Est.

Dopo questa decisione, il nostro morale è risalito alle stelle, e, dal canto suo, il tempo sembrava esserci propizio in considerazione anche di un freddo particolarmente pungente di buon auspicio.

Evidentemente, per quanto valido, questo cambiamento di programma ci ha fatto compiere una battuta di aspetto sul tempo programma; infatti, l' attacco dello Spigolo ha dovuto essere differito all' indomani mattina. Praticamente abbiamo dovuto impiegare la giornata restante a preparare tutto il materiale necessario alla salita; in questa operazione, ci ha allietato la compagnia di alcuni amici di Lecco che erano venuti alla base della parete per accertarsi delle condizioni e per vedere se ci fosse necessario qualcosa. Anch' essi furono d' accordo con noi sulla decisione del cambiamento di programma.

La notte tra il venerdì ed il sabato è trascorsa ancora in condizioni abbastanza buone, in considerazione della buona ubicazione del posto di bivacco. Il mattino si trattava di iniziare l' attacco allo Spigolo Nord. Due erano le soluzioni che si presentavano possibili: o ridiscendere a valle ed accostarsi all' attacco passando dalla normale via del Sasc Furä, o tentare di attraversare il ripido scivolo di neve che divide gli attacchi della Nord Este dello Spigolo. Conseguendo alla prima soluzione una ulteriore perdita di circa una giornata di tempo, abbiamo tentato con successo di attraversare il predetto pendio; riuscimmo così a portarci all' attacco vero e proprio verso le dieci del mattino dopo circa tre ore di traversata su neve invero abbastanza buona, dove i ramponi potevano lavorare discretamente.

Si presentò così il problema dello Spigolo Nord da attaccare: fin dai primi sguardi si presentava una salita decisamente impegnativa, in quanto tutta ci appariva coperta di neve fino ai tiri che in estate si presentano piuttosto duri e dove si trovano gli unici chiodi della salita.

All' attacco vero e proprio, Aldo e Pino chiesero che fossi io a tirare la cordata e ci disponemmo cosa nel seguente ordine: io davanti, Aldo al centro e Pino in chiusura. Cominciai di buona lena la salita e, i primi tiri, li superammo abbastanza spediti, favoriti anche dalle condizioni della neve.

La salita ci confermò che la disposizione della cordata era ottima ed infatti procedemmo bene trovandoci a nostro agio in questa prima parte della fatica. Dopo una decina di tiri di corda, misti fra neve e ghiaccio, mi soffermai per controllare l' ora e guardare il tempo e mi accorsi che erano già le tre del pomeriggio e purtroppo il tempo non prometteva nulla di buono: le nubi cominciavano ad addensarsi e la Val Bregaglia ne era già sommersa; ci accorgemmo purtroppo di questo stato negativo delle condizioni in quanto precedentemente eravamo costantemente impegnati nella dura salita.

A questo punto le condizioni dello spigolo si presentavano migliori: infatti la roccia cominciava ad essere più pulita anche in considerazione della maggiore esposizione al vento che ne impedisce l' innevamento forte. Continuammo così per tre o quattro tiri di corda ancora sulla roccia, ed ora la nostra principale preoccupazione era quella di raggiungere un buon posto di bivacco che ci consen-tisse un riparo valido durante la notte dalla tormenta e dal vento.

Il maltempo incombente in verità non mi preoccupava eccessivamente in considerazione della provenienza Nord Ovest del vento che quasi sempre non è duraturo; nelle condizioni in cui ci si trovava inoltre non ci sarebbero state grandi difficoltà in un' eventuale ritirata se il maltempo avesse persistito.

Ripresi così a salire piuttosto rapidamente sapendo che pochi tiri più avanti c' era un ottimo posto per poter bivaccare; purtroppo però il buio avanzava accompagnato da un fitto nevischio che rendeva difficoltoso il prosieguo. A queste difficoltà Aldo e Pino mi sembrarono piuttosto preoccupati, ma tutti ci rallegravamo all' idea del comodo bivacco che avremmo potuto fare se fossimo riusciti a superare un piccolo strapiombo dove trovammo dei chiodi e che portava ad un comodo ripiano. Riuscimmo a superare anche questa difficoltà ma, là giunti, dovemmo costatare che il ripiano avremmo dovuto scavarlo noi con le piccozze nella neve. Ci mettemmo subito all' opera e riuscimmo così a piazzare la nostra tendina mentre purtroppo il tempo si era messo decisamente al brutto.

Evidentemente, dopo esserci sistemati nella tendina, dovemmo pensare anche a mangiare: infatti durante tutta la giornata, impegnati nella fatica non ne avevamo avuto il tempo.

Durante la notte una sola fu la preoccupazione e fu grande: le condizioni del tempo che, se non fossero migliorate, ci avrebbero costretti alla ritirata. Nonostante anch' io dubitassi in un miglioramento mi sforzavo di convincere i compagni del contrario, non foss' altro per tenere alto il morale di tutti. In verità non fu una notte piacevole, così trascorsa in una preoccupazione invero grande che mi trovavo costretto a dissimulare.

Finalmente giunse l' alba e con essa, fortunatamente un tempo meraviglioso: l' unica cosa veramente negativa era l' abbondante nevicata caduta durante la notte che aveva reso lo Spigolo particolarmente difficoltoso. Altra preoccupazione non indifferente che si presentò subito furono degli inizi di congelamento agli arti superiori dei due compagni; esaminai pertanto la situazione per decidere sul da farsi: ormai eravamo giunti a circa tre quarti di parete e le difficoltà tecniche maggiori erano state superate: fu così che ne conseguì la decisione di proseguire.

Dopo esserci convenientemente rifocillati, ci disponemmo in condizioni di riprendere l' arram e così partit nuovamente deciso a concludere la salita. Il freddo era ora particolarmente pungente e le difficoltà si fecero subito sentire; dopo due tiri di corda, mentre ricuperavo i compagni, volgendo lo sguardo alla base della parete vidi con piacere dei puntini neri che si muovevano: erano gli amici di Lecco che erano venuti a vedere come proseguisse la salita. In questi termini infatti mi ero accordato con l' amico Riccardo Cassin e l' intesa era che in caso di vittoria essi ci avrebbero raggiunti venendoci incontro dal versante italiano della Val Masino.

Circa una dozzina di tiri ci dividevano a questo punto dalla vetta e, per la verità, nonostante che le difficoltà tecniche fossero inferiori alle precedenti, procedemmo con molta fatica ed assai lentamente; evidentemente la neve fresca caduca durante la notte ha ostacolato il cammino della cordata in modo del tutto imprevedibile. Al tutto si aggiungano anche le condizioni di non particolare freschezza nella quale ci trovavamo dopo un bivacco nel maltempo.

Erano circa le cinque della sera, in febbraio ormai comincia a fare buio ma, in verità, tale fu la nostra gioia e soddisfazione che, giunti sulla vetta, ogni preoccupazione di ulteriori bivacchi era per noi scomparsa. In quel momento difficile è descrivere quali fossero gli stati d' animo di tutti noi e dove corresse il nostro pensiero: forse a rivangare ricordi di altre conquiste con l' inconscio scopo di volerne paragonare le grandezze. Una cosa è certa: la nostra felicità fu veramente grande, come tale non la può gustare chi non è avvezzo alle soddisfazioni della montagna.

Cercammo comunque subito di abbandonare i nostri sogni per ritornare alla realtà che ci presentava un' altra notte da passare sotto l' amica tendina. Ci rifugiammo qualche centinaio di metri sotto la vetta alla ricerca di un posto tranquillo e riparato. Lo trovammo e, in men che non si dica, piazzammo la tenda, ed io mi trovai quasi senza accorgermi immerso nel tepore del mio sacco a piuma. Gli altri due, in tutt' altre faccende affaccendati, riuscirono a compiere qualcosa che nessuno sarebbe mai riuscito ad immaginare. Nel preparare qualcosa di caldo riuscirono a fare un vero e proprio... ghiacciaio in fiamme: fu uno scoppio della macchinetta ad alcool che poco mancò trasformasse la nostra tendina in un rogo. Difficile da concepire, maqua si si arrivava a fare un incendio a 30° sotto lo zero.

Fortunatamente l' incidente non ebbe conseguenze e dopo aver riparato qualche danno ci siamo accinti a passare la nostra ultima notte di bivacco: la notte che ci portava verso una vera giornata per noi radiosa: la giornata della vittoria.

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