Senza arrivare alle baite di Alpascela, ci si tiene a ovest del torrente senza nome, camminando senza via più o meno vicino al corso d’acqua e risalendo la valle. Alcune zone umide vicino al torrente costringono a fare delle deviazioni. A partire da ca. 2 100 m, i prati sono tempestati di blocchi rocciosi chiari. All’incirca qua, è possibile iniziare piacevolmente la salita verso ovest, alla volta della cima. Tra cespugli di mirtilli, si cercano i punti migliori da percorrere. Una buona idea è quella di dirigersi verso il grande blocco roccioso contrassegnato chiaramente anche sulla cartina a 2 200 metri di altitudine, per poi risalire il pendio orientale da un punto qualsiasi e conquistare la vetta. All’aumentare della quota, il pendio si fa sempre più ripido e spoglio. L’erba si dirada e lascia spazio a licheni e azalee alpine. La vetta esposta offre una vista sorprendente fino alla Val Maroz e al Piz Duan, ma anche sulle note cime della Val Bregaglia meridionale. Per scendere, si supera la cresta di vetta verso nord, fino a prima del ripido risalto del P. 2464, poi si gira a sinistra sul versante e si supera una conca con un po’ di detriti, dirigendosi verso una cupola erbosa con un ometto di pietra a ovest del P. 2464. Ora si scende in direzione nord-ovest attraversando pendii erbosi, che richiedono una certa attenzione a causa di qualche buca e fenditura nel terreno. In basso si incontra il sentiero del Pass da Sett, più o meno dove due sentieri alternativi che arrivano da sopra si ricongiungono.

Una volta tornati sul sentiero, si scende. Poco sotto questo punto, si supera lo storico ponte ad arco (2 169 m), ancora in buone condizioni. Poi si continua sul sentiero fino a Casaccia.