All’ombra del Piz Beverin | Club Alpino Svizzero CAS
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All’ombra del Piz Beverin La traversata Val Schons - Bruschghorn - Heinzenberg con gli sci

Sebbene il Bruschghorn sovrasti il vicino Piz Beverin di circa 60 metri, trascorre accanto al simbolo dei Grigioni centrali un’esistenza piuttosto trascurata. A torto, poiché cela una traversata che merita a pieno titolo l’attributo di «straordinaria».

Il sole inonda i grossi massi rocciosi del Piz Tuf, apparentemente distribuiti da una mano ciclopica, e li immerge in una luce calda. Un fronte atmosferico attivo nella notte ha portato un po’ di neve fresca, e un paio di banchi di nebbia ancora fluttuano sulle cime dei monti. Nella salita al Bruschg­horn ci fermiamo un istante e strizziamo gli occhi nel mattino colore albicocca. E improvvisamente, questa desolazione invernale si risveglia alla vita: proprio davanti a noi, una pernice bianca si azzarda fuori dal suo riparo e ci osserva con curiosità, mentre in alto, sulla cresta, una coppia di camosci raspa nella neve. Non c’è da meravigliarsi: qui, nel cuore del Parco naturale Beverin, si incontra la natura intatta. Qualche anno fa lo ha provato sulla propria pelle anche una sciescursionista locale, trovandosi inopinatamente di fronte un orso bruno.

Il Parco naturale Beverin – storia di un successo

Dal 2013, il Parco naturale Beverin può ufficialmente presentarsi come «parco naturale regionale di importanza nazionale» con il label della Confederazione. La superficie del parco include 11 comuni e si stende su oltre 413 chilometri quadrati. «La cura e l’utilizzo sostenibile dei preziosi paesaggi naturali e culturali e lo sviluppo, il promovimento e la trasmissione mirati della cultura e dell’economia della regione devono procedere parallelamente», di legge nella guida del Parco. E i suoi gestori sembrano riuscirci. Anno dopo anno, i comuni del Parco naturale si avvicinano un po’. E che nel logo del Parco figuri lo stambecco non è casuale, considerando che attorno al Piz Beverin scorrazzano circa 350 capricorns, il termine romancio per questo animale. Il Center da Capricorn di Wergenstein ospita il segretariato, albergo e ristorante, come pure un’esposizione permanente sugli stambecchi.

Apparentemente, il sostegno della popolazione locale ai parchi naturali è superiore a quella per i nuovi parchi nazionali con regolamentazioni rigide e limitazioni della libertà di movimento: il progetto del Parc Adula, nelle immediate vicinanze del Parco naturale Beverin è infatti stato nettamente respinto dalle urne nel novembre 2016.

Vetta solitaria all’incrocio tra due culture

La vetta del Bruschghorn va conquistata, poiché la salita da Wergenstein è lunga e impegnativa. Il fatto di essere i soli in marcia su questa montagna ci sorprende poco. È vero che significa un bel lavoro di traccia durante la salita, ma anche pendii vergini nella discesa. Con i suoi 3056 metri, il Bruschghorn è il rilievo più alto del Parco naturale, sebbene indiscutibilmente all’ombra del Piz Beverin che, con la sua massiccia figura, riduce tutte le altre montagne dei dintorni al ruolo di comparse. E se il Bruschghorn non è all’altezza del Beverin neppure per quanto concerne il panorama, una bella occhiata alle vette scoscese e alle quiete valli del Parco naturale vale senz’altro la pena. Qui, le forze del corrugamento delle Alpi hanno generato un mondo alpino del tutto proprio, che d’estate è un autentico Eldorado per i cercatori di minerali. Il Bruschghorn sorge all’incrocio tra due culture, per così dire nella terra di nessuno tra le valli di Schons, Safien e Heinzenberg/Domleschg: mentre i comuni di Safiental, Tschappina e Sufers rappresentano la cultura walser tedescofona, quelli della Val Schons appartengono alla cultura retoromancia, e vi si parla il più raro dei cinque idiomi romanci, il sutsilvano.

Per il Glaspass alla Heinzenberg

Nella neve appena caduta, ogni alpinista diventa un pioniere. E proprio così ci sentiamo, mentre incidiamo magicamente le nostre prime tracce nel versante della vetta e ci tuffiamo nell’intatta Val Carnusa. La decisione se osare o no questa discesa va presa sulla vetta. È infatti una via senza ritorno. Soprattutto gli erti pendii nordorientali dal Verdus­horn sono a rischio di valanghe. È una fortuna che oggi le condizioni siano buone. Ci orientiamo con il Piz Beverin, che sulla nostra destra appare rugoso come la pelle di un elefante. Nell’ebbrezza della polvere occorre fare attenzione a non scendere troppo. Non si può in alcun caso mancare la traversa per la Tritthütte e in fondo, la passerella in legno sul Carnusabach che indica la salita al Glaspass: un passaggio usato per secoli dagli abitanti della Safiental per raggiungere la città mercato di Thusis, ai piedi della Heinzenberg. Qui scambiavano bestiame e merci contro generi alimentari, che venivano trasportati nella Safiental con le slitte d’inverno e con le ‹cadole› d’estate. E Thusis è anche la nostra destinazione, anche se oggi, di raggiungerla con gli sci proprio non se ne parla. Ma in questi casi, c’è sempre l’autopostale – un mezzo di trasporto ideale per gli sciescursionisti che approdano in un pascolo marrone…

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