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Bella vista sui tetti di Zermatt Una via ferrata ai piedi del Cervino

Veduta dall’alto sul villaggio di Zermatt, panorama da sogno con il Cervino davanti agli occhi e il vuoto sotto le suole. La via ferrata «Schweifinen» propone tre percorsi aerei sulle alture della celebre località.

Canicola. Le gocce di sudore scorrono sulla roccia liscia e compatta, il cui orientamento a sud-est non ne è di certo la sola causa. Gli avambracci induriti dallo sforzo, i piedi alla maldestra ricerca di un appoggio sulle aste metalliche piantate nella roccia, alcuni ferratisti avanzano concentrati. Da verticale, la parete dalle sfumature gialle e arancioni si fa strapiombante. Vertigine. Sotto i piedi, i tetti del villaggio di Zermatt sono diventati minuscoli. Ma il cavo – rassicu­-rante – indica la via verso l’uscita del passaggio chiave. Una via ancora lunga, ma quanto mai piacevole, che porterà questi funamboli dei tempi moderni fino alle dolci praterie di Schweifinen. Lassù, godendosi il panorama dominato dal Cervino, ricorderanno con orgoglio quegli istanti di verti-gine, durante i quali la loro vita era sospesa a una longe.

Per tutti i gusti

A circa mezz’ora dal villaggio, la via ferrata «Schweifinen» si propone in tre percorsi adatti a qualsiasi livello. Il primo di questi, inaugurato nell’estate del 2005, è il più accessibile, a condizione di non soffrire di vertigini, e offre a famiglie e ferratisti principianti un’ottima opportunità di acquisire le basi in fatto di tecnica. A metà strada incontreranno la capanna Beresina, così battezzata in ricordo di un ragazzo del villaggio caduto nel 1812 nel corso di quella battaglia. I suoi dintorni sono ideali per un picnic con veduta panoramica.

Dal 2006, due altri percorsi, più ardui e aerei, attendono i ferratisti allenati sulle alture di Zermatt. Dopo aver seguito il medesimo itinerario del primo percorso nella parte inferiore, entrambi imboccano il passaggio chiave della parete in parte a strapiombo. Aste di ferro infisse nella parete, scale fisse o vacillanti e tronchi d’albero dall’equilibrio instabile sospesi sopra il vuoto permettono di progredire su pareti vertiginose. Il più lungo dei due, che esige una condizione fisica e mentale eccellente, conduce inoltre i più temerari fino alle praterie di Schweifinen, a oltre 2000 metri di quota, in poco meno di quattro ore.

Secondo Harry Lauber, guida di Zermatt e promotore del progetto, l’installazione fu plebiscitata dall’associazione delle guide locali: «Occupa solo il cinque percento circa delle nostre attività, ma attira molta gente. E può anche servire da allenamento per gli alpinisti che si propongono di scalare il Cervino», spiega.

Sulle tracce di una storia

All’uscita di un difficile passaggio a strapiombo, nel bel mezzo del più lungo dei tre percorsi, ai ferratisti stupefatti appare la Vergine. Là, sul margine della scala metallica verticale, una vecchia Madonna in legno troneggia immobile. Gli autori della guida Die Klettersteige der Schweiz ci informano che fu trasportata fin lassù nel 1948 dalla guida di Zermatt Walter Perren, accompagnato dallo scultore Hugo Lehner. Il primo non era altro che l’autore della prima di questo itinerario. Alcuni vecchi chiodi e delle lunghe aste metalliche arrugginite testimoniano oggi ancora quelle prime incursioni sulla parete.

Ma ben prima che Walter Perren si lanciasse nella sua impresa, il tratto dell’odierno percorso A, il più accessibile, era già ampiamente apprezzato dai turisti di passaggio. Stando a Harry Lauber, risalirebbe al 1890. «Era stato allestito dalle guide locali per offrire sia un’alternativa al cattivo tempo in alta montagna, sia un terreno di formazione e una passeggiata ludica nelle vicinanze del villaggio», racconta la guida. E aggiunge: «All’epoca, i clienti acquistavano dei pacchetti di circa un mese, non venivano fin qui per dei periodi brevi. Bisognava quindi avere qualcosa con cui occuparli.»

A Schweifinen, i ferratisti moderni sono dunque i felici depositari di una lunga tradizione. Sopra i tetti della località turistica dell’Alto Vallese, il ticchettio dei loro moschettoni ha sostituito il canto dei chiodi di allora.

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