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Calanques ringiovanite Vie da riscoprire tra cielo e mare

Siti sovraffollati, roccia scivolosa o attrezzature arrugginite: la reputazione delle Calanques si è non poco intaccata. Una nuova guida ufficiale di prossima pubblicazione intende ridar loro la perduta attrattività.

Crête du Devenson, 50 metri a est della Croix Gasquet. Timidamente sporgiamo la testa al di là della falesia per ispezionare la nostra linea di calata. Immediatamente il vuoto ci aspira, rendendoci consapevoli che questa discesa è tutt’altro che bonacciona. Dopo 20 metri in verticale, una prima sezione di 50 metri nel vuoto apre i festeggiamenti. Il corpo si trova a diversi metri dalla parete strapiombante, mentre il mare luccica 200 metri più sotto. Difficile immaginare come risalire una falesia simile. Simile a un segno della provvidenza, la via del Baou Rouge, detta anche Panoramique du Devenson, ci attende in basso e ci permette di proseguire la discesa con serenità. Aperta nel 1938 e a lungo confinata al terreno dell’avventura, questa linea ha conosciuto una cura di ringiovanimento nel 2014, e propone ora un itinerario non troppo sostenuto in 5c al massimo e in un quadro indimenticabile. Attraversata nel vuoto, pilastro, piccoli strapiombi e gran finale in un diedro di aragonite si succedono per farne una classica accessibile anche ai meno esperti.

Garantire la salvaguardia dei siti

Le Calanques di Marsiglia sono diventate parco nazionale nel 2012. Da allora, la politica preconizzata in relazione all’arrampicata prevede la rinuncia ad attrezzare nuove vie in favore del rifacimento delle linee esistenti, come quella del Baou Rouge. Un grande sforzo è stato intrapreso per rivalorizzare settori abbandonati a causa della vetustà del materiale in opera: l’aria marina non è infatti tenera con gli spit di prima generazione, che spinge verso una corrosione precoce. La loro sostituzione con ancoraggi cementati o perni in inox marino presenta il vantaggio di garantire più a lungo termine l’accesso alle vie esposte, come quella dei principianti, a filo d’acqua. Lo stesso vale in particolare per i settori «Rumpe Cuou» e «Dièdre Guem», raggiungibili dalla calanca di Sormiou: sebbene i loro sentieri d’accesso richiedano un piede deciso, la roccia è solida per un livello di difficoltà spesso molto accettabile. Relativamente riparati dal mistral, questi settori orientati a sud-ovest garantiscono un soleggiamento massimo d’inverno, il che è decisamente apprezzabile.

Del nuovo a Castelvieil

Numerose vie sono pure state aperte negli anni 2000. Se una parte di esse è stata resa di dominio pubblico, altre non sono uscite dalla confidenzialità di una cerchia di iniziati. Henri Jullian, detto Gary, e Patrick Fédéli ci svelano il segreto di alcune di queste pepite. Entrambi sono molto attivi nelle Calanques, che si tratti del rinnovamento delle attrezzature, dell’aggiornamento di vecchi itinerari in terreni d’avventura o dell’apertura di nuove linee. La promesse des profondeurs, aperta da Patrick a Castelvieil, merita una menzione particolare per il suo percorso incredibile. Con una partenza a due metri dall’acqua all’interno di uno stretto fiordo che penetra in una cavità monumentale, la via si intrufola in tondi tra cunicoli e rocce per riguadagnare l’aria aperta. «Il punto forte del viaggio è la Cattedrale», confida Patrick. Per averne un’idea, bisogna immaginare di risalire la nervatura di un’ogiva gotica con una finestra sul mare. Vale a dire, 15 metri a strapiombo con il vuoto che si apre tra le gambe. Paradossalmente, come le falde si riuniscono la scalata non è mai davvero atletica e non supera il 6a. Ma il fatto che ci si può o ci si deve girare per prendere l’appiglio seguente la rende sconcertante. «Un’arrampicata in 3D», la riassume Gary. L’uscita dell’ogiva, a fronte mare, e il giro necessario per ritrovare il senso normale dell’ascensione valgono anch’essi il loro peso in oro. Un must da non perdere per chiunque padroneggi il 6b.

Passaggi trasversali

Quando il mare è calmo è ancora possibile avviare delle belle traversate tra cielo e mare. Se la famosa Traversée sans retour (16L, 6b A0) è stata riattrezzata di recente, vanno anche segnalate alcune novità, come Sur les traces de Gaston (9L, 6a+, Eissadon), Au pays des merveilles (7L, 6a, Devenson) o L’oubli est la ruse du diable (18L, 6a+), tra la calanca di Sormiou e il Cancéou. Se la prima delle tre è passabilmente frequentata, la seconda, con il suo approccio più lungo, lo è già molto meno. Quanto alla terza, nonostante il fatto che i tiri siano a tratti corti o frammentati e la roccia attraversi delle zone fratturate che richiedono attenzione, il santo vale la candela. Un budello molto stretto potrebbe tuttavia rivelarsi proibitivo per le taglie forti o i claustrofobi. Ma coloro che vi si avventurano ne usciranno con la sensazione di aver vissuto una bella epopea.

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