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Corsica taffoni Scalate nel granito scolpito dell’Isola della bellezza

Sotto l’effetto dell’erosione, il granito corso si declina in mille forme fantastiche. Nascondigli preistorici, i «taffoni», anfratti arrotondati nella roccia, sono diventati un campo di giochi per gli arrampicatori. Un viaggio nella Corsica dei taffoni.

Estate 1992, massiccio di Bavella. Accompagnato da mio fratello François avevo cominciato ad aprire Jeef (7b, 400 m), la via dei miei sogni, non lontana da Dos de l’Eléphant (6b+, 280 m), sulla Punta di u Corbu. Fu scendendo dalle Teghie Lisce che venni attratto dalla successione di tre fori di forma crescente che si aprivano al di sopra di uno strapiombo, simili a gigantesche lacrime concave che bucavano la vecchia pelle della roccia. «Chiamiamo quelle cavità arrotondate tafone o taffoni», mi aveva spiegato Jean-Paul Quilici, venerabile guida e maestro dei luoghi. «A lungo servirono da riparo ai primi abitanti della Corsica. Per formare quelle aperture, il granito si è eroso dal basso all’alto, senza contare che qui, l’aria marina del litorale accentua il fenomeno.»

I taffoni salvatori di Jeef

Devo confessare che il processo di erosione tanto particolare che aveva dato luogo alla formazione di questi taffoni, all’epoca mi interessava ben poco. La sola, vera domanda che mi rodeva dall’alto dei miei 21 anni era quella che assilla tutti gli apritori: i taffoni non erano reciprocamente troppo lontani? Il mio tetto sarebbe passato in libera?

Qualche giorno più tardi installavo una fettuccia su una maniglia alla base del tetto e mi mettevo a seguirne la lunghezza. I grandi alveoli, tanto belli quanto sorprendenti, mi regalarono un’arrampicata al tempo stesso atletica e ludica: agganci di tallone e grandi movimenti. Uno stile che si staccava radicalmente dalle placche della partenza! Senza contare che la finezza delle scaglie non ne escludeva l’eccellente solidità – diversamente dai taffoni arenosi che avrei incontrato più tardi in Giordania.

Ciliegina sulla torta, 200 metri a destra di Jeef mi ritrovai faccia a faccia con il più bel muro della mia vita. Una facciata barocca, striata da colate arancioni e ornata da un favoloso pizzo roccioso. Uno scrigno delle meraviglie nel quale, qualche settimana più tardi, si sarebbe incastonata una nuova perla, Delicatessen (8b, 150 m), aperta in quella medesima estate del 1992 con Stéphane Husson.

Sinfonia di taffoni a Bavella

Le grandi placche levigate delle Teghie Lisce e i diedri «yosemitici» della Lunarda vantano un granito di rara compattezza. Ciò nonostante, man mano che si risale verso il passo di Bavella, si incontra una varietà di guglie dalla roccia più scolpita. Come la bella Punta Rossa, disseminata di enormi alveoli. Esperanza (7a, 250 m), un itinerario di grande bellezza, si serve abilmente dei suoi taffoni variati, e la sommità offre una posizione centrale, con la vista che si estende dalla Punta di u Corbu all’orizzonte del mare.

Sull’altro versante della valle è bello arrampicare al fresco nelle calde giornate estive. U Haddad (6b+, 240 m), sulla Punta di u Peru, è una bella arrampicata bene attrezzata con un magnifico panorama sulle guglie. Una divertente traversata in una spettacolare zona di taffoni al terzo tiro ha consentito agli apritori di svincolarsi dalle difficoltà presentate dall’enorme tetto che sbarrava la parete. «Come è bella questa spugna pietrificata, questa allettante fetta di Emmental strapiombante», mi dico mentre affronto la traversata con le mani nelle buone prese degli alveoli e i piedi ben piantati sui loro solidi risalti.

Il seguito è un godimento di camini scolpiti e placche increspate da rotondità più o meno complete. Una volta ancora, la vista dalla sommità è impressionante: le guglie acuminate contrastano con le grandi placche delle Teghie Lisce, levigate dai ghiacciai.

Profumo d’avventura a Porto

Bavella è senz’altro il sito più maestoso della Corsica. Assieme alla Restonica è anche il più accessibile e frequentato. I leggendari «irretimenti» nella macchia, che trasformavano la marcia di avvicinamento in un calvario, sono spariti: la via delle classiche è ormai tracciata. Vi si trovano in realtà tracciati di ogni livello, molto spesso attrezzati con spit.

Non è questo il caso per quelle del massiccio di Porto, che ospita i calanchi di Piana, un mondo incantato di falesie ruiniformi che si infiammano al calar del sole. Un paesaggio da non perdere che merita di essere esplorato dalle antiche mulattiere che collegano il pittoresco villaggio di Piana alla valle della Spelunca. Da Ota è possibile ammirare le grandi muraglie di Capu d’Ortu, un autentico big wall di 500 metri rimasto selvaggio. Una parete dove la quasi totale assenza di spit conferisce alle vie un carattere decisamente alpino. Lefil de l’épée (6b, 450 m) rappresenta il modo più accessibile di superare la facciata est. Gli Agresti, grandi innamorati della regione, hanno aperto questo elegante pilastro nel 1983, e la sua ascensione va intesa come una vera e propria escursione in montagna. L’avvicinamento è lungo, e occorre un po’ di sensibilità per individuare i pochi e discreti ometti, eretti da apritori desiderosi di lasciare ai loro successori un’opportunità di perdersi. La scalata aerea e atletica tra fessure e taffoni richiede un certo margine. E occorre mantenere un buon ritmo per intraprendere la discesa, da compiere imperativamente di giorno.

Euforia nella Restonica

Per concludere il nostro viaggio nell’universo dei taffoni corsi e tornare su sentieri più tracciati, incamminiamoci nella bella valle della Restonica. Non lontano dalla cittadina di Corte, antico capoluogo e centro dell’isola, si estende per 20 chilometri e rigurgita di bellissime arrampicate. Il lago di Capitello e le sue grandi classiche, come Symphonie d’automne (6a+, 200 m), alla Pointe des sept lacs. Più vicino a Corte, la Punta Spenicazzia, una bella guglia di 200 metri, offre assieme alla Candella di l’oru (5c, 200 m) una scalata tipica e accessibile su taffoni, e permette inoltre di familiarizzarsi con il terreno dell’avventura. Per proteggersi, bisognerà giocare con la varietà e la ricchezza delle maniglie. Qui, la roccia, che evoca a tratti lo gneiss, è meno compatta che a Bavella o a Porto. I taffoni sono più modesti, meno puri. Ma non così le grandi sezioni di placche lisce, che possono risultare estreme. L’arrampicata, molto ripida e ben fornita di appigli, ha qualcosa di euforizzante e di magico. Non c’è alcun bisogno di essere perfettamente allenati per prendervi piacere e sentirsi a proprio agio. E questo, in arrampicata, è abbastanza raro da essere sottolineato!

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