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Escursionisti volanti in vetta Gite e voli nel Pays d’Enhaut

Le ultime dolcezze dell’estate offrono stupende occasioni per raggiungere le vette delle Prealpi – da concludere con una discesa in parapendio. La Pointe de Cray, sopra Château-d’Œx, vi si presta a meraviglia.

Era un giorno di settembre di ben dieci anni or sono. Li ho scorti mentre riprendevo le forze sulla vetta della Pointe de Cray. Strani escursionisti davvero. Armati di bastoni da marcia hanno raggiunto la sommità in fila indiana con degli zaini sovradimensionati. Fiutando l’aria, si sono messi a discutere di «vento sinottico» e di «brezza termica». Poi hanno disposto i loro zaini lungo la cresta e ne hanno estratto delle tele che si sono messi a srotolare. In due tempi e tre movimenti, eccoli infine di fronte al ripido pendio erboso con le vele gonfie sopra le loro teste. In due passi si staccavano allora dal terreno per giocare con la brezza. Gli escursionisti si erano tramutati in parapendisti.

Camminatori che volano, parapendisti che camminano

Ancora rara una decina di anni or sono, la scena della ­Pointe de Cray è diventata oggi quasi banale. Il materiale di volo specifico può pesare anche meno di tre chili ed essere contenuto in uno zaino da 40 litri. La salita a vette sprovviste di impianti di risalita è così praticamente diventata un gioco da ragazzi. E quando occorre scendere a piedi a causa delle condizioni aerologiche sfavorevoli, il peso dello zaino non rappresenta più un ostacolo. Di che motivare gli escursionisti a volare e i parapendisti a marciare.

Dopo l’esperienza autunnale alla Pointe de Cray, l’idea di volare non mi ha più abbandonato. Oggi, con in tasca il brevetto di parapendista, ho l’opportunità di rivivere da protagonista la scena che avevo allora osservato da spettatore. Mi accompagnano in vetta altri escursionisti volanti animati dalla medesima passione. Tra loro, Marc-André Vallon ha scoperto lo «hike and fly» 13 anni or sono, con l’acquisto della sua prima vela leggera. «Volavo da vent’anni e sognavo di combinare la mia doppia passione per l’alpinismo e il volo libero», racconta. Nel 2001 decollava dal Monte Bianco. Oggi, sogna di lanciarsi… dal Cervino. Nel caso di Jean-Michel Chapalay, è invece al termine di una dolorosa discesa dal Pleureur, nella valle di Bagnes, che il volo libero si è mescolato alla sua vita: «Non potevo più continuare, avevo le ginocchia gonfie. È allora che mi sono detto, ‹la prossima volta lo farò volando›.»

Dieci minuti da gipeto

Le condizioni del giorno alla Pointe de Cray non potrebbero essere migliori: radiosa giornata settembrina, vento debole in quota e nessun fronte freddo all’orizzonte. I decolli si susseguono lungo l’intera cresta. Come prima di ogni volo, un piccolo brivido da adrenalina accompagna l’eccitazione di conquistare la terza dimensione. Infine è il mio turno. Vela gonfia sopra la testa, mi piego in avanti e mi lancio con quella dolce sensazione di portanza che ti libera dalla gravità. Poi, comodamente sistemato nella mia selletta, raggiungo i compagni nel cielo azzurro del Pays d’Enhaut. Sto volando. Senza la grazia e la sicurezza del gipeto, ma sto volando. Sorretto dalla brezza che lambisce il versante sudoccidentale della Pointe de Cray, il nostro sciame ne corteggia la vetta per qualche istante prima di dirigersi a valle. Dall’alto, i due pastori dei Pirenei che avevano suscitato il nostro rispetto durante la salita si confondono con le loro protette. Più lontano, Bastien Rossier, parapendista autoctono, si stacca dal gruppo per sorvolare il Refuge des Choucas: questo nido d’aquila, teatro qualche ora prima di una memorabile pausa panoramica, è il regno di Julia e Albert Zulauf. Dal 1969, la coppia vi accoglie gli escursionisti che raggiungono l’estremità del ripido sentiero botanico di Choucas.

Una decina di minuti appena dopo il decollo dalla Pointe de Cray, la chiesa di Château-d’Oex già appare sotto i nostri piedi. Il suo campanile dell’XI secolo ci si propone in una prospettiva insolita, quasi modesta. Ma al momento di atterrare ai suoi piedi, il gioiello medievale troneggia di nuovo fiero sopra le nostre teste, al pari delle vette circostanti.

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