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Ghiacciai, temporali e frane Il giro attorno al Balmhorn

Tre giorni bastano da Selden a Kandersteg passando per il Lötschepass e la Gemmi. Un’escursione tra ghiacciai che si ritirano, versanti scoscesi e ambienti d’alta quota.

Il cielo si fa sempre più nero, i tuoni rimbombano in lontananza e il vento che si leva renderebbe guardinghi anche i più ottimisti. Il temporale incombe e, sfortunatamente, la sommità del nevaio che si estende senza fine sotto la parete est del Balmhorn non coincide con la meta della giornata. Il Lötschepass e la sua accogliente capanna sono ancora lontani. Schiacciati dalla massa rocciosa che si erge sopra la sua testa e dal cielo che sembra abbassarsi, il marciatore allunga il passo, con un unico obiettivo: raggiungere per tempo la Lötschepasshütte. E nella testa appaiono anche le immagini dello scorso autunno, quando il maltempo causò gravi disastri nell’alta Gasteretal e nella Lötschental.

 

Un passo dalla cattiva reputazione

E dire che la giornata di cammino era iniziata qualche ora prima sotto un sole promettente, che valorizzava appieno una Gasteretal incassata e verdeggiante nonostante le frane di disgregazione. Lungo il sentiero che da Selden porta al Lötschepass, i diversi stadi di vegetazione si superano in tempi brevi. E permette di lanciare uno sguardo alla frana che ha tagliato fuori l’Alpe Heimritz. Tutto questo fa dimenticare la ripidezza del tortuoso sentiero che dalle rive del Kander raggiunge il nevaio e quindi il passo stesso.

Frequentato da secoli per passare dal cantone di Berna a quello del Vallese o viceversa, il Lötschepass era un passo difficile dalla pessima reputazione. La sua altitudine relativamente elevata e la quantità di neve e di ghiaccio che un tempo lo ricoprivano non ne facilitavano il superamento.

La mulattiera del Lötschepass sale dalla Gasteretal a Balme, raggiunge il margine sinistro del Lötschegletscher e lo attraversa. Essendosi il ghiacciaio ritirato di molto negli ultimi decenni, il tracciato passa ora per nevai e zone pietrose che possono essere percorse dagli escursionisti senza alcun problema – ammesso che le condizioni meteo siano propizie.

 

Dal Lötschepass alla Gemmi

La fitta nebbia e la pioggia, pure in attenuazione, non invitano certamente a rimettersi in cammino, soprattutto dopo la piacevolissima notte trascorsa nella Lötschepasshütte al riparo dal temporale. È ragionevole in simili condizioni affrontare l’itinerario alpino che porta al passo di Gitzifurggu, ai piedi di un Balmhorn resosi invisibile? La risalita del Ferdengletscher, ad esempio, sempre più ripida man mano che si sale, può risultare scivolosa. E orientarsi diventa chiaramente difficile. Ma le condizioni si rivelano più facili di quanto sperato: piccozza e ramponi non sarebbero neppure necessari, anche se facilitano la marcia e offrono una sicurezza in più.

Dal passo, la valle della Dala si allunga fino a Leukerbad, dove termina in profondissime gole. Un sentiero attraversa il fianco sotto l’Alte Gemmi, il passaggio utilizzato già nel medioevo per aggirare le pareti rocciose che chiudono la valle. È ripido, ci vuole prudenza. E si pensa alle fatiche spese per tracciare una via in un simile terreno.

 

Un sentiero non per ubriachi

Qualche ora dopo, sdraiati nell’erba nei pressi della Lämmerenhütte, ammiriamo la distesa detritica della Lämmerenalp e, contemporaneamente, l’ultimo tratto del cammino percorso. Più lontano, dietro le colline, c’è il passo della Gemmi. Chi non intendesse raggiungerlo a piedi da Leukerbad opta per la cabinovia. Sui circa 1000 metri di dislivello che separano Leukerbad dal passo, la funivia offre dal 1957 una vista imperdibile sui tornanti del sentiero che si innalza serpeggiando attraverso le rocce. Già alla metà del XVI secolo – il sentiero che supera la parete esiste sino dal 1550 – il viaggiatore e scrittore tedesco Sebastian Münster sosteneva che quel percorso non fosse adatto a ubriachi e sbadati.

Il mattino del terzo giorno, il sentiero che segue il Lämmerengrat ci porta senza difficoltà alla Rote Totz Lücke. Il Bietschhorn spunta in lontananza, e dopo due giorni di attesa, ecco infine apparire anche gli agognati Altels, Balmhorn e Rinderhorn. Il paesaggio desertico offre pochi punti di riferimento. Il Tälli offre ben pochi punti di riferimento, anche se qualche asta indica la via in ciò che rimane del Tälligletscher. Anch’egli condivide la sorte di altri ghiacciai che abbiamo attraversato negli ultimi giorni: figurano sulla carta, hanno un nome; ma sul terreno non si vedono più. Sono scomparsi.

 

Detriti, erba e pascoli alpini

Il mondo minerale lascia gradualmente spazio a un po’ d’erba. Lo sguardo si sofferma sulla Üschenetal, ben conosci­uta per l’arrampicata sportiva. A sinistra il Tschingelochtighore e i mucchi di detriti del gruppo del Lohner; a sinistra le pareti dello Schwarzgrätli torreggiano sul sentiero e sullo sfondo si staglia la parete nord dell’Altels, con le povere spoglie del ghiacciaio. Proprio davanti, l’Üschenegrat si estende in tutta la sua lunghezza fino al Gällihore, dove un ripido sentiero conduce alla stazione della cabinovia del Sunnbüel. Qui una scelta si impone su come raggiungere Kandersteg – e scommettiamo che non avrà nulla di corneliano...

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