Ghiridone per la parete nord
Di Bruno Raineri.
Ferragosto 1934. Abbiamo passato una fredda notte di bivacco ai piedi del Costone dei Lenzuoli, ospiti di un diroccato baitello che serviva, un tempo, ai pastori durante il loro breve soggiorno estivo sulle ultime malghe della Valle di Bordei. Ora un sasso segue l' altro nel triste destino riservato alle cose abbandonate. Fra qualche anno non rimarrà che un ammasso di pietre e travi. Nella notte una goccia a caduta intermittente ha tentato invano di fabbricare una stalammite sulla mia testa ed alcuni affamati roditori hanno dato l' assalto ai nostri sacchi. Il nostro giaciglio, composto da due freddi lastroni di granito, dalle nostre corde e da un fascio di felci verdi, ci ha reso impossibile il sonno. L' alba è giunta; il mio compagno esce a scrutare il cielo e ritorna con notizie confortanti. « Vento di Nord » significa, nel suo italiano, bel tempo. Ed eccoci entrambi al cospetto della precipite parete Nord del Ghiridone, intenti a tracciare arditi itinerari di conquista. Siamo due alpinisti che stanno collaudando un' amicizia stretta appena quindici giorni prima. Un' amicizia di quelle senza preamboli ed indagini. Ci s' in in una stazione ferroviaria; una cordiale stretta di mano, uno sguardo fisso e sincero che sembra cercare nel fondo dell' animo la vera essenza dell' alpinista. Poi si va innanzi, verso la meta comune, studiandosi ancora di tanto in tanto, furtivamente, per conoscersi meglio, per rubarsi a vicenda qualche buona qualità. Un' amicizia di quelle che si stringono solamente fra gli amanti della montagna.
Dopo un breve consulto la scelta cade sul canale che taglia perpendicolarmente la parete. Alle 7 siamo all' attacco. Una cengia erbosa, una placca liscia, un ritorno sui nostri passi, poi il canale c' inghiotte. Cautela coi sassi smossi, numerosi e sempre pronti a piombare esattamente sulla nostra testa. La prima difficoltà; le umide pareti del camino si allargano; gli appigli sono scarsi e rivolti all' ingiù. Uno della cordata prova l' emozione del volo e si trova in men che non si dica sul pianerottolo sottostante. Un salto di alcuni metri, nulla di rotto, coraggio per proseguire. Un masso di enormi dimensioni, incastrato nel camino, viene a precluderci inesorabilmente il passaggio. Ci siamo già rassegnati alla ritirata allorquando, nel tentativo di ripararci da una gragnuola fiutata a tempo nell' aria, scopriamo, fra il masso e la parete, un foro di modeste proporzioni, che ci lascia passare non senza mettere a dura prova le sporgenze troppo accentuate dei nostri corpi. All' uscire dalla botola la macabra scoperta di un ammasso informe di ossa ci fa restare perplessi. Da una sommaria autopsia risulta trattarsi, fortunatamente, di pecore cadute dall' alto. Lasciamo in una nicchia una bottiglia isolante, l' unica vittima della giornata, col delicato compito di porgere un benvenuto ai futuri fortunati scalatori. La campana di un villaggio vicino ci avverte che sono le 12. Non abbiamo nessuna idea di ciò che ancora ci attende. Il canale non accenna a terminare. Il capocordata volteggia a lungo sulla mia testa, lavora di martello e poi scompare. Mi riparo Die Alpen — 1936 — Les Alpes.15 GHIRIDONE PER LA PARETE NORD.
col sacco da una eventuale sassaiola ed attendo. A perpendicolo sotto ai miei piedi vedo l' umile baitello della scorsa notte, più in basso Palagnedra, Bordei ed il nastro bianco della carreggiabile che ci ha portati da Locarno. Penso alla città del lungolago, dei sicuri marciapiedi e delle comode panchine, in un momento in cui non ho a mia disposizione che cinque centimetri di roccia malsicura per poggiare il piede ed un minuscolo appiglio per le mani. Misuro il nostro ardimento colla profondità della valle sottostante. Osservo la corda che mi lega indissolubilmente al mio compagno. È l' unico mezzo che mi Parete nord del Ghiridone.
resta per comunicare con lui. Se non lo posso vedere, se egli è troppo occupato e non può orientarmi sulle difficoltà incontrate, non ho che da osservare la corda. Essa mi dice la distanza che ci separa, se egli avanza, si sofferma o retrocede. Quando la corda sta per tendersi, mando un grido nell' aria e mi accingo a percorrere i trenta metri che mi separano da lui.
Sei ore sono trascorse. Usciti dal canalone, lasciamo al caldo sole d' agosto la cura di rigenerare le nostre forze. Diamo un addio alla nera fessura che ci ha procurato tanto godimento fisico e spirituale ed attacchiamo decisamente l' esposta parete terminale. Alle 15 sediamo sul piedestallo del crocione in vetta al Ghiridone. Abbiamo tracciato una nuova via d' ascensione e collau-data validamente la nostra amicizia.