Hourquette d'Ossoue | Club Alpino Svizzero CAS
Sostieni il CAS Dona ora

Hourquette d'Ossoue

Hinweis: Questo articolo è disponibile in un'unica lingua. In passato, gli annuari non venivano tradotti.

Con 2 illustrazioni ( 7, 8Da Giuseppe Ritter

( Chiasso ) Chi, per un motivo o l' altro, ha già diretto i suoi passi a Lourdes, avrà certamente notato quelle numerose agenzie di viaggio che, con l' esposizione di itinerari, illustrati foto-graficamente, cercano di raccogliere clienti per escursioni di mezza o intiera giornata.

Ebbene, fra queste gite, effettuabili con torpedone, figurano anche i nomi « Pont d' Espagne » e « Gavarnie ». E questi due punti possono essere collegati mediante gita alpinistica attraverso la « Hourquette d' Ossoue » a 2735 m. in circa nove ore di cammino, superando un dislivello di 1238 m. salendo dal Ponte di Spagna e di 1378 m. scendendo a Gavarnie.

D 20 settembre 1951 a mezzogiorno giunsi a Cauterets, rinomata stazione climatica e balneare, situata a 932 m ., poco sotto la confluenza delle valli di Yéret e di Lutour. Pro-seguii ancora con torpedone fino al Ponte di Spagna a 1496 m. su magnifica carrozzabile, Die Alpen - 1953 - Les Alpes1 salendo poi su buona mulattiera al « Lac de Gaube » a 1726 m. Avrei senz' altro potuto ancora raggiungere in serata il rifugio « Adrien-Bayssellance » a 2670 m. e che sta poco sotto la Bocchetta d' Ossoue sul versante sud in direzione Gavarnie. Ma preferii rimanere sulle sponde del lago di Gaube ( 1726 m .) per godere il magnifico tramonto ed il suo giuoco di colori sulle pareti del Vignemale. Trovavo ospitalità nel rifugio privato, il quale - dopo esser stato distrutto dal presidio germanico durante la guerra - fu ricostruito nel 1948. Non v' era giaciglio di lusso, ma la notte, pur lunga, ebbe anch' essa il suo declinio.

Assai buon ora mi misi a conquistare i mille metri di salita, costeggiando dapprima il lago e seguendo poi, su larghe svolte, il torrente che alimenta il bacino lacuale. Raggiunsi in seguito « les petites » e poi « les grandes Oulétes » ( pianerottoli acquitrinosi ) a metri 2158. Ad attendere il sole che solamente a stento riuscì a penetrare nel magnifico circo, godevo lo spettacolo grandioso delle formidabili pareti del Vignemale, le quali danno origine l' unico ghiacciaio pireneico che scende in una valle.

Da « les grandes Oulétes » il sentiero si trascina con ampie svolte verso la « Hourquette d' Ossoue 1 » a 2734 m ., dove giunsi verso mezzogiorno. Da qui magnifica vista, d' una parte sulla Valle di Gaube, il massiccio del Chabarrou, il Pic d' Enfer, la Pique Longue ed il piccolo Vignemale; d' altra parte, verso sud, sulle creste del circo di Gavarnie e sul rovescio meridionale delle montagne d' Estom.

Cento metri più bassi, all' estremità sud di una ampia terrazza, un complesso nero, appena concretabile dallo sfondo scuro del Pic de Labas ( 2947 m .) lasciò supporre trattarsi del Rifugio Adrien-Bayssellance del CAF ( Sezione sud-ovest ). Infatti, avvicinandomi trovai un « Bunker » completamente catramato. Conigli e galline, lasciati in piena libertà, miti-gavano l' aspetto piuttosto lugubre del posto. Il guardino, coadiuvato da sua figlia e da un aiutante, si preparava per scendere in valle, avendo egli terminato il soggiorno estivo. Egli mi confidò che nel 1952 si sarebbero iniziati i lavori di riadattazione del rifugio, avendo esso sofferto considerevolmente durante la lotta del presidio germanico contro i partigiani.

Consumando l' eccellente frittata, preparata con cura da quel buon uomo, ebbi occasione di seguire la conversazione fra il guardino e la sua gente 2. Naturalmente senza comprendere parola alcuna di quel vernacolo basco che, mescolato col francese, suona molto strano alle nostre orecchie. Ma non avevo poi da vergognarmi, ritenendo estremamente difficile quella lingua, perché in tale giudizio mi trovai in buona compagnia. Il dotto gesuita Larramendi dava alla sua grammatica basca il titolo « El imposible vincido » ed i Francesi, vicini dei Baschi, affermano che il diavolo avrebbe studiato lo Euscaldunac per ben sette anni, tenendo però solo due parole e queste ancora - sbagliate!

1 II caos toponomastico è nei Pirenei non meno accentuato che nelle nostre Alpi e Prealpi. Pur trovandosi fuori dello spazio vitale odierno dei Baschi, anche negli alti Pirenei trovansi ancora molti toponomi baschi o toponomi dialettali comunque superati. Nelle nuove opere topografiche si cerca di raggiungere una trascrizione confacente, ma intanto regna una vera anarchia. Così, nella sua piccola guida di Cauterets, Raymond Ritter adotta:

Hourquéte ( diminutif de hourque = fourche, col ) d' Aussoue, mentre che il CAF scrive: Hourquette d' Ossoue.

Altro esempio: Pic d' Arralhé ( RitterPic d' Araillé ( Carte Michelin ).

2 Nella regione di Cauterets si parla un sottodialetto del « Gascon », ramo particolarmente vigoroso della « langue d' oc », molto vicina al latino. Eccovi alcuni esempi: arriu ( rivu ), poey ( podiu ), oula ( aula ), croutz ( cruce ), artiga ( artica ).

Ciò naturalmente non toglie che elementi baschi abbiano a trovarsi di qui e di là, sopratutto nel servizio dell' economia alpestre.

Comunque sia: in tale occasione mi ricordai che quel strano popolo, di difficile determinazione etnica, occupava i Pirenei occidentali già nell' alto paleolitico, cioè 6000 anni a. C.

Dal rifugio Bayssellance si suole salire sulla Pique Longue du Vignemale ( Vinhe male = Mauvaise hauteur ) 3298 m. in sole tre ore. Prima ascensione l' 8 ottobre 1834con-seguita dalla guida Henri Cazaux di Gèdre col cognato Bernard Guillembet. La parete N fu superata F8 agosto 1933 dalla cordata Barrio-Bellocq. A titolo di cronaca aggiungo, che il conte Henri Russell, protagonista della prima invernale ( 11 febbraio 1869 ), ripeteva la salita al Vignemale per ben 33 volte. Egli fece scavare una caverna nelle rocce del Pic du Clot d' era HountTrou de la Fontaine ) che però oggi rimane sospesa molto in alto sopra il livello del ghiacciaio d' Aussoue, essendosi la superficie di questo abbassata considerevolmente negli ultimi 20 anni.

Come altrove, anche lassù nei Pirenei la gioventù moderna crede di poter infischiarsi delle regole alpinistiche, non facendo debito uso della corda. Così Raymond Ritter scrive ( pag. 44 ):

Dans ces dernières années, le Vignemale, longtemps si débonnaire, est devenu homicide. La faute n' en est pas à la montagne, mais hélas! à l' imprudence des montagnards et même des guides. Pour les jeunes, l' emploi de la corde est une sorte de déchéance. Rien de plus sottement funeste que ce préjugé. Il ne suffit pas d' être sûr de soi ni même de connaître à fond le glacier - comme le malheureux guide Mous-quès qui y périt en août 1942 - car des crevasses nouvelles peuvent toujours se dissimuler sous une fragile pellicule de neige. Je répète donc qu' il est d' une témérité inexcusable de faire le Vignemale par le glacier d' Aussoue autrement qu' en cordée, surtout après le 15 juillet.

Lasciando il magnifico promontorio su cui è posto il rifugio, scesi verso Gavarnie attraverso la Valle d' Aussoue. Circa 200 metri più in giù incontrai la caverna « Belle Vue » che antecedentemente ospitava gli appassionati del Vignemale. La discesa su questo lato è assai più problematica e spesso il sentierino si perde ancora sotto i resti di ampie valanghe.

Le « Oulétes d' Ossoue » che tosto ebbi a raggiungere, verranno sommerse dalle acque d' un grande lago artificiale.Vistosi lavori preparativi fervono nella valle e ben presto una larga carrozzabile raccorcerà il lungo cammino da Gavarnie al rifugio Bayssellance.

Dopo sei ore di discesa giunsi a Gèdre, villaggio delle rinomate guide, da dove si vede per l' ultima volta la « Brèche de Roland », lo strano taglio nelle rocce del « Cirque de Gavarnie ». Il tempo però, deciso di mettersi definitivamente sul brutto, non mi volle concedere questo ultimo godimento, ma questo rifiuto non mi tolse dal cuore quell' affetto che ormai aveva preso possesso dei miei sentimenti e che non mi lascerà dimenticare tanto facilmente quelle montagne che, pur meno grandiose delle Alpi centrali e pur meno ardite delle Dolomiti, hanno la loro propria attrazione ed il loro specifico sapore.

Pur non avendo toccato lo spazio vitale dei Baschi, mi ricorderò sempre anche di questo simpatico popolo che, per strana combinazione, ha salvato attraverso la sua storia millenaria la propria lingua preromanica ed alcune usanze caratteristiche, ma che ha perso, oltre la sua sovranità politica, anche la sua unità etnica. Forse un giorno si rico-stituirà la Repubblica Euzkadi, che nel 1937 ebbe una fine drammatica. Intanto un vecchio proverbo basco dice:

Esperansa esteiariaren othoranse, cioè:

La speranza è il cibo di coloro che soffrono!

Feedback