Incidenti mortali: meno un terzo | Club Alpino Svizzero CAS
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Incidenti mortali: meno un terzo La statistica degli incidenti 2012

Lo scorso anno ha visto meno giornate belle, il che ha influenzato l’attività escursionistica e le cifre degli infortuni: nelle Alpi e nel Giura si sono trovate in situazioni di emergenza 2750 persone, il tre percento in meno rispetto all’anno precedente. Tra gli alpinisti classici hanno perso la vita 95 persone, un terzo in meno del 2011.

Secondo MeteoSvizzera, con un’eccedenza di temperatura pari a 1,3 gradi il 2012 si è rivelato più caldo della media pluriennale. Le precipitazioni sono state inferiori rispetto all’anno precedente, così come si è notevolmente ridotto il numero delle giornate belle, in particolare nelle Alpi e nel Giura.

Tempo variabile e nevicate precoci

A inizio anno, nelle Alpi c’era molta neve. Dopo una fase prolungata di tempo invernale soleggiato e mite, con ottime condizioni per gli sport della neve, in febbraio la Svizzera è stata raggiunta da una massiccia ondata di freddo. Il freddo, i forti venti nord-occidentali e le delicate condizioni dovute alla neve soffiata hanno così limitato le attività escursionistiche, in particolare alle alte quote. Successivamente si è assistito a un forte riscaldamento. Il 25 febbraio, con 23 gradi, a Locarno si è registrata la più alta temperatura di quel mese dall’inizio delle misurazioni. Fino a estate inoltrata il tempo è poi stato variabile. In maggio si sono registrate temperature da primato, con l’isoterma degli zero gradi a oltre 4100 metri di quota, mentre poco dopo le nevicate hanno quasi raggiunto l’Altopiano. Solo a metà agosto la piena estate ha raggiunto anche le Alpi. Alla Jungfraujoch è stato registrato un nuovo massimo assoluto di 12,8 gradi. Ma già a fine agosto un forte afflusso di aria fredda poneva rapidamente fine a questa situazione, e il tempo tornava a essere variabile. Fino a metà ottobre si è vista una rapida successione di giornate soleggiate-miti e fosche-umide. Alcune belle giornate d’ottobre con velature di nebbia alta hanno poi regalato altrettante belle opportunità in montagna alle quote medie. A fine ottobre, però, un forte afflusso d’aria fredda ha portato la neve in vaste parti della Svizzera. Dopo una prolungata fase di bel tempo in novembre ecco infine insediarsi l’inverno, con forti precipitazioni e neve fino alle basse quote che, in montagna, hanno garantito una cospicua copertura nevosa sino a fine anno.

Meno emergenze e decessi

Le capriole meteorologiche hanno limitato le attività escursionistiche. Per il disappunto di molti, nei fine settimana il tempo è stato spesso cattivo. Favorevole si è rivelato per contro il bilancio delle emergenze1: in totale, nelle Alpi svizzere e nel Giura 2570 persone hanno fatto ricorso al soccorso alpino, con una riduzione rispetto all’anno precedente di appena il tre percento. Anche il numero dei decessi è sceso da 217 a 152. Questa riduzione si riflette ancora più chiaramente sugli incidenti mortali nell’alpinismo classico nel suo senso più stretto2, dove in 86 eventi hanno perso la vita 95 persone, cioè un buon terzo in meno rispetto all’anno prima. Il calo risulta particolarmente cospicuo nelle escursioni in montagna, dove il numero dei morti si è dimezzato a 32. Con l’eccezione dell’arrampicata e della discesa lungo varianti, questa evoluzione favorevole nel confronto annuale si osserva anche nelle altre discipline della montagna.

14 delle 18 vittime nelle escursioni in quota non erano legate

Il tempo variabile durante i mesi centrali dell’estate, luglio e agosto, ha spesso regalato condizioni piuttosto sfavorevoli e deluso non pochi progetti di escursioni. Questo si è ripercosso anche nel campo delle emergenze. Gli alpinisti che hanno dovuto essere soccorsi o ricuperati da situazioni di emergenza sono stati 380, circa il dieci percento in meno rispetto all’anno precedente. La causa più frequente rimane la caduta, con un totale di 132 interessati. 18 di loro hanno perso la vita e tra questi, 14 – tra cui due solitari – non erano assicurati con la corda. A seguito di un incidente con trascinamento, in tre eventi lungo le vie normali di Mönch, Lagginhorn e Eiger sono morti in totale nove alpinisti. Decisamente inconsueto l’incidente del Lagginhorn. Sei alpinisti stavano salendo lungo la via normale quando, sotto la vetta, uno di loro rimane indietro a causa di un malessere. Gli altri cinque raggiungono la sommità. Nella discesa, in cinque, non legati, precipitano su un ripido nevaio sottostante la cima e trovano la morte. Si può immaginare che l’ultimo della discesa sia scivolato e abbia trascinato nella caduta i suoi compagni. Fortunatamente, nel caso di altri due incidenti analoghi le persone coinvolte, legate in cordata, sono sopravvissute alla caduta. È il caso di una cordata di cinque sul Clariden e di una di tre sul Fründenhorn. Tre altri incidenti mortali, ognuno con una vittima sono da ascrivere al crollo di un cornicione, alla caduta in un crepaccio e al cedimento di un ancoraggio di calata.

Arrampicata: meno incidenti, ma più morti

Per quanto concerne l’arrampicata su roccia e in palestra, le vie a più tiri e i terreni alpini, le persone necessitanti soccorso o infortunate sono state 128 (2011: 152). Nelle vie a più tiri assicurate del settore «plaisir» gli arrampicatori interessati erano 59, 30 nelle escursioni alpine, 27 nelle palestre di arrampicata e 12 nelle attività estreme. La metà delle persone coinvolte è stata ricuperata illesa o solo leggermente ferita. Come negli altri anni, corde incastrate in calata, peggioramenti del tempo, sopravvento dell’oscurità e smarrimenti durante la discesa ne sono state le cause più frequenti. Le cadute in cordata hanno causato 51 feriti, la maggior parte dei quali (28) ha dovuto essere ospedalizzata, anche con ferite gravi (16). Conseguenze insolite ha avuto la caduta di un primo in cordata, precipitato sulla compagna che lo assicurava: lui è rimasto illeso, lei ha subito la frattura di una gamba. Le cause dei cinque decessi in arrampicata sono diverse. Un capo cordata è precipitato per dieci metri perdendo la vita; alla Zwillingsturm nel Salbit una cordata di tre è stata colpita da un lastrone di neve vecchia che ha ucciso una donna, mentre dopo una via a più tiri al Zervreilahorn una donna è precipitata durante la discesa in un terreno senza sentiero. Alla Rigi Hochflue un uomo è precipitato per 70 metri nel vuoto perché le due mezze corde erano infilate con lunghezze diverse nell’ancoraggio: un’estremità è quindi scivolata fuori dal freno e la corda è stata strappata dall’ancoraggio. Decisamente inconsueto è stato infine l’incidente mortale occorso in una palestra di arrampicata, dove lo spigolo affilato di un moschettone della fettuccia express fissa ha presumibilmente reciso la corda.3

Sciescursionismo: meno incidenti in valanga

Rispetto agli anni precedenti, già a inizio anno l’innevamento era diffuso e forte, e diverse importanti nevicate hanno aumentato lo spessore del manto nevoso. Questo ha sì dato luogo per breve tempo a un pericolo di valanghe fortemente accresciuto e a una limitazione delle attività escursionistiche, ma dopo l’assestamento della neve nuova ha anche rapidamente prodotto una copertura nevosa ben strutturata. Questo si rispecchia chiaramente anche negli eventi infortunistici legati alla pratica dello sci e dello snowboard, che nel 2012 hanno visto coinvolte 262 persone (282 nell’anno precedente). Questa evoluzione va attribuita alla notevole riduzione degli incidenti in valanga, che hanno interessato in totale 34 persone, cioè 23 in meno rispetto al 2011. Il paragone risulta ancora più impressionante con il 2010, quando il numero dei travolti ammontava a 94: circa tre volte il numero dell’anno in oggetto. La riduzione si osserva in modo notevole anche negli incidenti mortali (2012: 11, 2011: 21 vittime). Cinque incidenti con sei vittime si sono registrati con livello di pericolo 3, «marcato», quattro con un morto con livello 2, «moderato», e uno con una vittima con livello 4, «forte». E sebbene l’evenienza del «travolto da valanga» sia al centro dell’attenzione, non va trascurato che gli incidenti dovuti a cadute sono notevolmente più numerosi. Per tali cause, nel 2012 si sono infatti infortunate 123 persone, delle quali tre hanno perso la vita. Inoltre, una persona è deceduta a causa del crollo di un cornicione e un’altra in seguito a una caduta in un crepaccio.

Più incidenti tra i freerider

Nel percorso di varianti – o freeride, come vuole il neologismo – con 255 (2011: 195) interessati emergenze e incidenti hanno conosciuto un chiaro aumento. Gli incidenti in valanga dopo le forti nevicate del dicembre 2012 hanno ulteriormente peggiorato il bilancio: 22 delle 30 vittime hanno causato esse stesse la valanga. In aumento sono anche gli eventi legati a cadute o a persone rimaste bloccate. Sembra anche che la tipologia degli infortuni sia connessa alla disciplina praticata: su 62 snowboardisti, 2 – cioè circa il tre percento – sono stati travolti da una valanga, mentre 40 (65%) sono rimasti bloccati o si sono persi. Sul totale di 192 sciatori, invece, 28 (15%) sono caduti vittime di valanghe, mentre 67 persone sono rimaste bloccate o si sono smarrite.

In totale sono deceduti 11 freerider, cinque a seguito di una valanga, cinque di una caduta e uno è precipitato in un crepaccio.

25 incidenti mortali in escursioni in montagna

Dopo il 2011, «anno d’oro» dell’escursionismo in montagna con lunghe fasi di bel tempo primaverile e soprattutto nel tardo autunno, il 2012 ha rimescolato le carte. La primavera fredda e umida e i sentieri innevati e impraticabili in autunno hanno limitato le attività escursionistiche, con ripercussioni anche sugli incidenti. 1014 persone si sono trovate in situazioni di emergenza, l’11 percento in meno dell’anno precedente. La causa di incidenti più frequente sono state le cadute con 428 interessati (2011: 487). 90 persone hanno subito un trattamento ambulatoriale, mentre 250 hanno dovuto essere ospedalizzate con ferite da medie a gravi. 25 escursionisti hanno perso la vita, perché inciampati o scivolati. In terreni senza sentieri si sono avuti 11 incidenti, sui sentieri rosso-bianco-rosso sei, sulle vie alpine quattro, su sentieri non segnalati due e sui sentieri escursionistici altri due. È difficile fornire indicazioni più precise sulle cause, ma spesso è sufficiente una piccola disattenzione in un terreno esposto. È il caso di tre escursionisti alpini che scendevano lungo un ripido versante: una persona è scivolata ed è rimasta aggrappata al bastone di un compagno, che è caduto trascinando con sé anche il terzo compagno. Mentre due delle vittime si sono fermate prima di una parete rocciosa, la terza è precipitata per circa 200 metri ed è morta. I due superstiti hanno riportato ferite di media gravità.

Tra gli escursionisti della montagna, una frequente causa di situazioni di emergenza è la malattia, che ha interessato 211 persone (2011: 204). Le cause sono come sempre molto diverse: crampi alle gambe, malori, problemi di equilibrio o malesseri generali sono spesso all’origine di interventi del soccorso alpino. Per 32 persone i soccorsi sono giunti troppo tardi: i decessi sono soprattutto dovuti a problemi cardiocircolatori.

Sempre più feriti tra i mountain biker

Nelle altre attività della montagna il numero degli infortunati è salito a 531 (452 l’anno prima). Il numero maggiore si è registrato tra i mountain biker, con 157 interessati, seguiti dai parapendisti (156), dai frequentatori delle vie ferrate (39) e dagli adepti del canyoning (33). Grosso modo costanti sono le cifre concernenti base jumping, caccia e raccolta di funghi. Meno incidenti si sono invece riscontrati tra i racchettisti.

Più prevenzione e più cattivo tempo

A confronto degli ultimi anni, l’anno montano 2012 è risultato decisamente favorevole, soprattutto in relazione agli incidenti mortali. A questo hanno senz’altro ampiamente contribuito le condizioni sicure per gli sport della neve in inverno e primavera e la variabilità atmosferica che ha ridotto le attività escursionistiche in primavera e in estate.

Ma anche l’impegno delle associazioni alpine nell’ambito della prevenzione sembra mostrare i suoi effetti. L’obiettivo è far sì che gli alpinisti pianifichino accuratamente le loro escursioni e non corrano rischi troppo grandi sul terreno. Infine va sottolineato che, grazie al loro grande impegno e alla loro professionalità, i soccorritori riescono spesso a evitare che una situazione di emergenza si tramuti in un incidente grave.

Origine dei dati

Elisabeth Müller e Andres Bardill, Soccorso Alpino Svizzero; François Hochstrasser, Daniel Breitenmoser e Mario Tissi, REGA; Pierre-Alain Magnin, OCVS-KWRO; Bruno Jelk, soccorso alpino Zermatt; Giannina Bianchi e Monique Walter, upi; Marco Salis, soccorso alpino Grigioni; Hans von Rotz, soccorso alpino Engelberg; Peter Diener, soccorso alpino Toggenburgo; Bruno Durrer, soccorso alpino Air Glaciers Lauterbrunnen e Società per la medicina di montagna; Benjamin Zweifel, SLF; Peter Tresch, polizia cantonale Uri; Florian Gassmann, polizia cantonale Svitto; Christophe Berclaz e Raphaël Richard, Association François-Xavier Bagnoud, Maison du Sauvetage, Sion.

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