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Legno invece del carbonio Ritorno alle radici nel Bregenzerwald

Esistono molti modi per esplorare il Bregenzerwald con le sue cime. Uno di questi è di percorrere la montagna come lo facevano i nostri antenati: con un bastone da pastore.

Un paio di minuti fa il sole è riuscito ad avere la meglio sulla nebbia mattutina del Bregenzerwald e nel piccolo pascolo le pecore si svegliano lentamente. L’uomo sul ciglio della strada potrebbe essere il loro custode, poiché nella mano destra tiene un bastone da pastore lungo un paio di metri. Ma le pecorelle che Armin Malojer guida attraverso la regione hanno solo due gambe. Il 46enne è guida escursionistica. All’inizio della nostra avventura ci ha tolto i nostri bastoni telescopici per mettercene in mano uno in legno di nocciolo. La scelta era accurata: aste lunghe e sottili oppure corte e grosse. Legno morbido o rigido. «Ognuno deve trovare quello che gli piace, quello che gli si adatta», ha detto Malojer. Il nostro modello sta bene in mano, supera l’altezza del naso e dà un’impressione solida. Ci si abitua rapidamente a questo ausilio per la salita, e la guida Malojer è contenta: «Detesto il ticchettio dei bastoni in carbonio.» I bastoni da pastore sono praticamente silenziosi.

 

Aguzzare la vista

L’escursione è all’insegna del ritorno alle radici – pure rinunciando al pizzicore dei calzettoni di lana e a chiodare da sé le suole degli scarponi. I capi traspiranti e le giacche multifunzione vanno benissimo. Ma il bastone da pastore sostituisce quelli moderni. E alcuni aspetti di cui i nostri predecessori dovevano tener conto andando in montagna vengono posti al centro. Ai piedi della montagna si studiano in dettaglio gli itinerari, e Malojer spiega perché la via corre sulla spalla sinistra e non su quella destra. In questo fine settimana prolungato sulle montagne del Bregenzerwald, ciò che conta è aguzzare la vista. La base è sul fondovalle, e il programma prevede tre tappe di un giorno.

 

Stambecchi sulla gobba

Le pecore appena sveglie si trovano su un pascolo sotto la Kanisfluh (2044 m), considerato il monte più panoramico del Bregenzerwald con stambecchi garantiti. Chi si ferma sulla vetta abbastanza a lungo e osserva con il binocolo ne sarà ricompensato, e si vedrà addolcita anche la lunga salita. Da lontano, il massiccio della Kanisfluh può facilmente essere confuso con lo Hohen Ifen (2230 m), che si erge solo a pochi chilometri dal fondo della Kleinwalsertal. Entrambe le montagne hanno il dorso piegato in una gobba, come quello di una donna anziana dalla vita dura. Le nuvole aderiscono all’Ifen, consentendogli tuttavia a volte di far capolino e darsi un’occhiata attorno.

 

I bastoni da pastore sono onnipresenti

Durante la prima pausa, Armin Malojer ci spiega volentieri il suo legame con il bastone di legno: una volta aveva accompagnato un amico a portare le mucche al pascolo, e questi gli aveva proposto di provare il bastone da pastore. Per lui non si trattava di una novità: dopotutto, lo aveva già fatto da ragazzo nella Kleinwalsertal: «Allora tutti avevano un bastone.» E oggi ancora, nella sua automobile trova posto un cospicuo numero di aste in legno, che offre in prova agli amici nelle gite in comune. I suoi modelli non hanno la punta metallica, come quelli offerti in vendita nei negozi di souvenir. Ma sappiamo già che quegli schiocchi gli danno sui nervi.

Siccome sul terreno roccioso le punte di legno si consumano in fretta, è necessario rinnovarle regolarmente. Malojer estrae dal suo zaino un coltello lungo 20 centimetri, sufficiente da impressionare persino Crocodile Dundee in persona, e fa volare i trucioli. Altri escursionisti osservano l’azione tenendosi prudentemente a distanza. Armin Malojer si sente spesso chiedere dove sia il suo gregge – ma in realtà solo per il bastone da pastore: la tracolla nei colori della pace e il ciuffo attorcigliato con l’olio per capelli fanno infatti pensare altrimenti.

 

Con calma o con impegno, secondo il tempo

Ancora un paio di soste e infine si raggiunge la forcella. Qui, un sentierino ai cui lati si percepisce solo l’aria del Bregenzerwald conduce a una sporgenza panoramica mozzafiato. Molti trascurano questa opportunità, solitamente perché non sanno cosa perdono. C’è posto al massimo per tre persone, purché abbiano deposto gli zaini e si muovano in armonia. I dolci pascoli della valle brillano di un verde fosforescente, il bosco buio assorbe la forte luce solare e i versanti rocciosi osservano dall’alto.

Niente da dire: la vista che si gode da qui è persino più bella di quella della vetta. Ma lassù ci attendono gli agognati stambecchi. A poche centinaia di metri dalla croce, una famiglia si è stabilita nel terreno scosceso, e sulla cresta di fronte un esemplare imponente scruta l’orizzonte. È una lunga pausa con molte foto di stambecchi. Il clic degli apparecchi richiama alla mente anche le immagini del giorno precedente, con la prima gita da Dornbirn al Bocksberg. Scorci fantastici sul lago di Costanza, e pascoli variopinti, come dipinti appositamente da un paesaggista. Una gita tranquilla, bene al di sotto dei 2000 metri. Ma alla fine, la vetta riservava una via ferrata. La bellezza del Bregenzerwald consiste nella varietà che esso offre. Se il tempo non è adatto o la condizione fisica non basta, ci si accontenta di una passeggiata tranquilla, prevedendo una vetta più impegnativa per il giorno successivo.

 

In discesa con la tecnica della strega

Domani ci aspetta la Hochälpele. Il panorama che si gode da lassù dovrebbe essere ideale per il commiato, con la vista che abbraccia le molte piccole valli, il bosco mistico e le montagne scoscese. Ora, però, ci tocca scendere a valle. Vi sono un paio di passaggi più ripidi. «Abbiamo un ottimo accompagnatore, non può succedere niente», dice la guida, e spiega la «tecnica della strega»: sul terreno ripido il bastone da pastore si tiene il più piatto possibili, appoggiandosi ad esso. «Quasi parallelo all’orizzonte. Come se una strega lo cavalcasse.»

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