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Linee insolite in terre conosciute Sci solitario in Val d’Anniviers

In fondo alla Val de Zinal la corona imperiale di Weisshorn, Zinalrothorn e Dent Blanche attrae in molti gli amanti delle grandi traversate. Ai margini degli itinerari frequentati, lo sciatore esperto può ancora tracciare delle curve solitarie.

Silenzio assordante. I primi raggi di sole risplendono dalle pendici del Besso. I luoghi sono ben noti – ma la meraviglia sorprende ogni volta. Seduto sulla terrazza della Cabane d’Arpitetta contemplo lo scenario glaciale del circo di Moming. Mi tornano alla mente i commenti di uno sciescursionista di Briançon incontrato alla Cabane du Grand Mountet più di dieci anni prima: «È affascinante, qui, con tutti questi ghiacciai. Ne abbiamo anche noi negli Écrins, ma non con un’estensione altrettanto vasta.» È vero: l’ambiente in cui ci si trova immersi all’Arpitetta rimane straordinario. Oltre i ghiacci, la prossimità con le vette maggiori del Vallese centrale – la fama della corona imperiale di Zinal supera i nostri confini – fa di una visita a questo piccolo gioiello un autentico must. Forse il più imponente di tutti, il Weisshorn rivela qui un versante «himalayano». Più di mille metri di pareti austere, sulle quali André Georges realizzava a suo tempo un exploit che lascia a bocca aperta: nel 1982 ripeté in tre ore un itinerario aperto poco tempo prima... in quattro giorni!

 

Sulle pendici del Weisshorn

Il gigante attira quindi inevitabilmente l’attenzione. La sua cima è raggiunta con gli sci dagli amanti delle pendenze estreme, che ne scendono lungo il versante orientale o quello meridionale. Le rocce di occidente attendono ancora un’improbabile visita. A coloro per cui il punto culminante non costituisce una necessità assoluta, tuttavia, il Weisshorn riserva un itinerario di grande ampiezza. La base della cresta Young, che porta alla vetta del Grand Gendarme, si raggiunge in effetti senza grandi difficoltà, e offre una superba discesa di quasi 1900 metri verso Zinal.

Qui, se si vuole beneficiare di una neve di qualità sulla totalità del percorso, l’ora assume un’importanza primaria. Temendo un arrivo tardivo, si cederà piuttosto alla tentazione di una partenza notturna. Un gruppo di tre sciatori mi raggiunge ben presto alla Cabane d’Arpitetta, dove attendevo. I pendii immacolati che sostengono il Weisshorn vedono improvvisamente le nostre minuscole sagome in movimento. La scarsità della loro frequentazione si conferma, e sembra spiegare il fatto che l’itinerario non conduce alla vetta.

I nostri occhi si illuminano di gioia quando, in piedi alla base della cresta Young, osserviamo i declivi che si tuffano in direzione della capanna e proseguono la loro caduta verso Zinal. I lunghi minuti trascorsi a lasciarci scivolare su una neve rinvenuta a puntino confermano questa sensazione. È difficile assegnare l’alloro in simili occasioni: andrà ai paesaggi, al piacere dello sci o alla sensazione di essere soli al mondo?

 

Tracciati marginali

Ai piedi del ghiacciaio di Moming delle tracce attirano i nostri sguardi. Il Blanc de Moming rimane la classica del bacino, e ci ritroviamo allora in una zona ben più visitata. Lo stesso si verifica una volta raggiunto il corso della Navisence: i numerosi sciatori in cammino per la Cabane du Grand Mountet risalgono il ghiacciaio di Zinal passando ai piedi del Pigne de la Lé. Il versante settentrionale di questa vetta di confine tra la valle di Zinal e quella di Moiry offre anch’esso delle belle discese, percorse abbastanza regolarmente. Al contrario, i pendii meridionali ricevono poche visite. Due ripidi canaloni vedono ogni anno il passaggio di qualche sciatore, come spiega Nicolas Theytaz, da vent’anni custode della capanna del Grand Mountet: «Se ne contano all’incirca una ventina, provenienti per la gran parte dal bacino di Moiry e che eseguono la traversata verso Mountet.» E sottolinea un aspetto particolare del popolo di sciatori che soggiornano nella sua capanna: «Molti di loro sono di passaggio e arrivano da altri rifugi. La haute route imperiale riscuote un successo sempre maggiore.»

Numerosi appassionati di raid, quindi, che non raggiungono necessariamente la capanna con il solo intento di scalare una cima. Un aspetto che indica come una valle altrettanto conosciuta della Val d’Anniviers possa ancora offrire qualcosa agli amanti della solitudine. Il canalone sud-est del Pigne de la Lé ne costituisce un ottimo esempio. Snobbato dagli escursionisti di passaggio o da coloro che prediligono i pendii carichi di neve polverosa del Col du Pigne, è pronto a dar soddisfazione agli originali alla ricerca di un tracciato variato. Gli sci legati allo zaino e i ramponi ai piedi, risalendo tra le rocce che delimitano il canalone si rivedono più sotto i dolci pendii del ghiacciaio di Zinal. Poi, la vista si allunga verso la vetta. La linea del canalone si designa, e già si immagina la discesa memorabile che ci attende. Un’impressione decuplicata quando, sospesi nel vuoto, lasciamo che il pendio inghiotta gli sci. Due o tre curve strette per prendere confidenza, poi eccole concatenarsi. 400 metri più sotto, all’uscita del canalone, la pendenza diminuisce appena – e rimangono altri 500 metri di bellissimo sci. In solitario.

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