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Magia della capanna, cristalli e fede Lo Etzlibergstock: non solo terre inesplorate

Oltre mille anni or sono, attraverso la Etzlital i pellegrini raggiungevano la Surselva. Oggi, a tentare la fortuna qui giungono gli escursionisti – non in cerca di ricchezze, ma di neve polverosa. A casa si portano al massimo un «centesimo dell’Etzli».

Strette vallate, ripidi versanti e audaci cenge rocciose dominano il paesaggio all’ombra dei giganti urani del Bristen e dello Schattig Wichel. «Senza fede in dio sei perduto, quassù, ecco cosa sei», precisa uno degli ultimi abitanti della Maderanertal nella raccolta di Melanie Mühl, Menschen am Berg. Geschichten vom Leben ganz oben. A volte, la natura è più forte di qualsiasi fede. Ancora attorno al 1850, nella Etzlital c’era un villaggio con più di 20 case, abitato da 45 persone. C’erano una segheria e una distilleria. Oggi, il villaggio di Porthüsler non c’è più. Nel corso del tempo enormi slavine hanno sepolto casa dopo casa, trasformando i pascoli erbosi in pendii detritici cosparsi di mostruosi blocchi rocciosi.

 

Una capanna benedetta dal Consiglio federale

L’ambiente scostante e le storie spaventose non impedirono a Otto Vogler e al futuro consigliere federale Heinrich Häberlin di proporre nel 1910 alla loro sezione la costruzione di un alloggio per alpinisti nell’alta Etzlital. Come già Placidus Spescha, monaco di Disentis e girovago, i due erano affascinati dall’unicità del Müllersmatt, tanto da passar sopra ai pericoli naturali e ai disagi del ghiaccio. Già all’inizio del XIX secolo, il monaco asseriva che la lunga marcia nella Etzlital valesse ampiamente la pena: «Sì, le mutazioni uniche delle pietre, le alte montagne, i grandi e variegati ghiacciai e le belle cascate che vi si incontrano (le) conferiscono ancora alcuni vantaggi rispetto ad altre.» Oggi, con le considerazioni del chierico si può solo essere d’accordo. Le numerose discese attorno alla Etzlihütte fanno battere forte il cuore.

 

Oro bianco e cristalli nascosti

A sud-ovest della capanna, sul versante nord-occidentale dello Schattig Wichel, o Piz Giuv, come è chiamato nella Surselva, si incontrano pendii ampi e aperti. Con neve fresca occorrono sì buone condizioni per i 1000 metri di dislivello della discesa a 35 gradi dello Spillauibielfirn, ma il piacere è garantito. La vetta si raggiunge dalla Etzlihütte oppure, con una lunga salita, da Dieni lungo la Val Giuv. I quarzi affumicati della Val Giuv sono tra i più belli e ricercati nel mondo intero.

I cercatori di cristalli devono guardarsi dai versanti rocciosi del Crispalt e del Culmatsch, che spesso lasciano cadere a valle blocchi di pietra o di ghiaccio. Anche il granito urano cela trappole per i voraci predoni. Il primo custode della Etzlihütte, Josef Maria Epp, lo sperimentò di persona nel 1917. Durante una delle sue numerose spedizioni di cristallaro sullo Schattig Wichel, nella discesa finì in una frana e rimase quattro giorni e tre gelide notti sulla montagna con una frattura alla coscia. Nonostante il salvataggio ad opera del fratello, morì tre giorni più tardi straziato dalle ferite.

 

Magia della capanna

Più comodo è l’accesso dalla Surselva attraverso i Mittelplatten e la Val Milà, situata più a est. I circa 1000 metri di dislivello hanno come punto di partenza Rueras e seguono il percorso dell’Aua da Milà. A Paliu Cotschna ne mancano ancora solo circa 200 per scorgere finalmente la capanna nella conca della valle a Müllersmatt. La discesa lungo pendii belli e poco ripidi rappresenta una variante ampiamente fattibile e godibile anche per gli escursionisti meno allenati. Giunti alla Etzlihütte bisogna decidere: o si prosegue la discesa verso Bristen lungo la Etzlital, optando per la via diretta verso la civiltà, oppure ci si gode una notte in capanna. Una sola cosa: chi sceglie la prima variante si perde la vista delle creste illuminate dal mare di stelle e grandiose discese il giorno successivo. Il maggiore rimpianto sarebbe però quello di rinunciare all’ospitalità della coppia di custodi, René e Doris Bättig – che non solo ci servono le migliori leccornie, ma conoscono anche un paio di altre escursioni nei dintorni. Come ad esempio le discese lungo il ripidissimo versante settentrionale dell’Etzlibergstock dove – stando al custode – ancora ci sono terre inesplorate.

 

Quando la fede non basta

Chi davvero le volesse provare, deve poter contare su una tecnica eccellente e intraprendere l’impresa esclusivamente in condizioni di estrema sicurezza. Infatti, per una discesa lungo il ripido pendio disseminato di rocce la sola fede non basta. Tuttavia, la regione offre anche tutta una serie di gite più facili. Ad esempio a est e a ovest della Etzlihütte, dove iniziano due magnifiche vie per il ritorno a valle. La variante occidentale conduce direttamente a Gurtnellen, nella principale valle urana, attraverso la Portlilücke e la Fellital. Qui, ai 550 metri di dislivello della salita se ne oppongono favolosi 1800 di discesa, con vasti pendii aperti, e nella parte inferiore, anche qualche passaggio più stretto. Alla Portlilücke vale la pena di considerare la breve salita alla vetta senza nome a est del Ruchen: la vista sulla parete sud del Bristen e sulla valle sottostante è mozzafiato. E non va dimenticato che la piccola salita supplementare offre come ricompensa 2000 metri di dislivello in discesa.

Dolce centesimo

Chi preferisce tornare nella Surselva dovrà salire a est della capanna, in direzione del Chrüzlipass, e scivolare serpeggiando lungo l’antica via dei monaci del monastero benedettino verso Sedrun e Disentis. Gli esperti non sono ancora oggi unanimi quanto al significato storico del passo. È tuttavia indiscusso che, prima della costruzione della Twärren-brücke e del Ponte del Diavolo nel XIII secolo, esso rimaneva il solo prolungamento logico del Lucomagno in direzione nord. E non a vantaggio del solo chierico Spescha: ai tempi di Suworow, un’armata austriaca composta di 2400 soldati attraversò il passo innevato dalle terre grigioni per raggiungere Amsteg. Un aspetto interessante è che per il Chrüzlipass non è documentabile alcun pendant retoromancio, il che presupporrebbe piuttosto un passaggio più recente, non particolarmente importante.

Indipendentemente da quale sarà la strada scelta per il ritorno a valle, una cosa è certa: al momento del congedo non bisogna assolutamente dimenticare l’«Etzlirappen» – il centesimo dell’Etzli – offerto da Doris. Con tre monetine, infatti, il prossimo dolce sarà offerto dalla capanna.

Escursioni ecologiche con lo snowboard

Spatial Experience è un progetto avviato da noti snowboarder svizzeri, volto a esplorare nuovi spazi nelle Alpi a piedi e con l’ausilio dei trasporti pubblici, nel rispetto del clima e riducendo al minimo le emissioni di CO2. Esso non prevede in primo luogo solamente la ricerca di linee estreme, bensì quella di un’esperienza sostenibile nello spazio e nel tempo, unita alla riflessione sugli effetti del nostro agire sul nostro spazio vitale.

www.spatial-experience.com

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