MTB: cantoni e comuni violano la legge | Club Alpino Svizzero CAS
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MTB: cantoni e comuni violano la legge

In merito all’articolo Salita assistita, «Le Alpi» 9/2020

L’articolo mi ha lasciato di stucco. In tutto il testo, peraltro interessante e dettagliato, non figura alcuna menzione della base legale che regola l’uso dei sentieri da parte delle biciclette. Lo devo perciò ricordare. Si tratta dell’articolo 43 della legge sulla circolazione stradale (LCStr), cpv. 1: «I veicoli a motore e i velocipedi non devono usare le strade che non sono adatte o non sono manifestamente destinate alla loro circolazione, come le strade pedonali, in particolare per il turismo a piedi.» Quindi, in relazione all’itinerario previsto, c’è una sola domanda da porsi: è manifestamente destinato alle biciclette? Se la riposta è «no», allora non è autorizzato. In altre parole, a essere ammessi sono esclusivamente gli itinerari creati per le mountain bike, quindi manifestamente destinati ad esse. Tutti gli altri sono vietati.

Esiste una presa di posizione dell’upi (unitamente al CAS e a numerose altre organizzazioni) che cita correttamente la legge e aggiunge persino che questa «regola si applica all’insieme del territorio ed è vincolante, anche in assenza di segnalazioni». Tuttavia, in modo quantomeno bizzarro conclude: «L’utilizzo dei sentieri escursionistici pedonali da parte delle mountain bike è ammesso in assenza di espliciti divieti.» Ora, né le migliorie tecniche alle biciclette né le esigenze del turismo possono far dire alla legge il contrario di ciò che essa afferma. Siamo perciò di fronte a un problema enorme: numerosi cantoni e comuni autorizzano e promuovono le MTB sui sentieri pedonali, violando così allegramente la legge. Per quanto mi è dato di sapere, solo Appenzello la applica correttamente (divieto assoluto), dimostrando che è perfettamente possibile.

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