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Nel cuoredella Svizzera alpina Impegnative escursioni con gli sci nella regione del Trift

Zona trendy d’estate, nicchia per insider d’inverno: la regione del Trift non è un biotopo per turisti di giornata o sciescursionisti ­solitari. Ma chi si sa accollare gli impegnativi accessi invernali alla Trifthütte è ricompensato da fantastiche discese.

Sono 150 vette? Oppure 200? A partire dalla sommità del Dammastock i nostri sguardi seguono le Alpi vallesane verso occidente. Si spingono oltre, a sud, a est, accarezzano vette ticinesi, grigionesi, urane, glaronesi – e ovviamente i giganti bernesi, quasi a portata di mano. Qui, nel cuore della Svizzera alpina, si schiudono i panorami più particolari. Ammiriamo, osserviamo, contiamo e individuiamo, chini su carte e ricevitori GPS, il cumulo quasi infinito di cime che ci circondano. Weisshorn, Galenstock, Pizzo Centrale, Tödi, Finsteraarhorn. Giunti a 49 ci fermiamo. Il pendio è troppo attraente, e seducente è la polvere. Poco dopo eccoci scendere lungo il ghiacciaio del Rodano, attraversare la Undri Triftlimi e, dopo una deviazione al Diechterhoren, affrontare in ampi archi i declivi superiori del Triftgletscher.

Le nostre grida di gioia risuonano nelle pareti glaciali, e ben presto raggiungiamo il nostro alloggio, la Trifthütte. Qui si percepisce davvero la regione in cui siamo finiti: uno di quegli isolamenti d’alta quota ormai diventati rari nelle montagne svizzere, circondato da imponenti massicci montagnosi e caratterizzato dai ghiacciai del Rodano e del Trift.

Sono una mezza dozzina gli accessi che si propongono, da ogni direzione e con tempi di marcia non inferiori alle sette o otto ore. Tutti percorribili in un’unica giornata solo da escursionisti nella migliore condizione. Anche il livello non è da meno: da AD ad AD+. Il nostro preferito è l’accesso dal passo del Susten, per lo Steigletscher, la Tierberglücke e il Triftsee. Questa variante, con pernottamento alla Tierberglihütte, offre tutto ciò che rende le escursioni con gli sci nelle Alpi svizzere tanto affascinanti: sfide di carattere tecnico-alpino, splendide discese e la migliore accoglienza in capanna. Da un canto. E poi anche scorci sulle conseguenze del cambiamento climatico e confronti con i pericoli naturali.

Frane di pietre e ghiaccio e ritiro dei ghiacciai

Sopra di noi si erge un minaccioso strapiombo glaciale. Pochi ghiacciai mostrano in modo altrettanto chiaro del Triftgletscher i cambiamenti connessi al clima, dice Andreas Bauder, glaciologo dell’ETH di Zurigo: dal 1980, ha perso 460 milioni di metri cubi di ghiaccio, pari al 30 percento del suo volume odierno. La corrente di ghiaccio langue, con conseguenze drammatiche per il volto della regione – e per gli uomini. Il Politecnico di Zurigo sorveglia la zona con un dispositivo di sicurezza e delle webcam. Nel frattempo, il Triftsee ha raggiunto i 50 metri di profondità.

Come in un percorso didattico sui pericoli naturali e le conseguenze del cambiamento climatico risaliamo un ripido canale. Il sole di aprile scotta, dietro di noi sentiamo scricchiolare i precipizi glaciali: un susseguirsi di frane di pietre e ghiaccio, già al mattino. Il nostro animo si rincuora solo quando, dopo due buone ore e mezza, a 2700 metri sbuchiamo nel mondo di ghiaccio tra la Hinter Tierberg, la Wysse Nollen e il Gwächtenhorn. Lungo il Triftgletscher, ricco di crepacci ma in primavera solitamente ancora bene innevato, saliamo al di sopra dello strapiombo e, sotto impressionanti torri di ghiaccio, raggiungiamo la Trifthütte.

«Glacier complet»

La prima Trifthütte fu eretta nel 1864, l’anno successivo alla fondazione del CAS. Fu la prima capanna CAS del canton Berna e la seconda in assoluto. All’inizio del 2015 è stata ripresa da Nicole Müller e dal suo compagno, Turi Naue: architetto e guida escursionistica con patente di esercente lei, IT manager, fisarmonicista ed esperto alpinista lui. Bernese urbana, come guida escursionistica, Nicole Müller ha scritto una tesi sul tema del turismo di montagna nella regione del Trift, e ha finito per conoscerla come le sue tasche. Tra il lavoro in cucina, le riparazioni dell’impianto solare e il mocio per le pulizie spiega agli ospiti le vie più belle e le destinazioni migliori. L’offerta conta una buona dozzina di splendide vette sciabili. La scelta cade sul trittico dei tremila con Triftstöckli (3035 m), Gwächtenhorn (3214 m) e Steinhüshoren (3120 m) il primo giorno e la vetta del Damma­stock (3630 m) il secondo.

Il mattino successivo, «Glacier complet», con corda, piccozza e ramponi. Anche nei prossimi giorni di aprile sono previste le condizioni migliori, e questo è tranquillizzante: la Trifthütte è conosciuta come una trappola, e nei periodi di cattivo tempo o in condizioni sfavorevoli per le valanghe non offre alcuna variante di discesa davvero sicura. Succede così spesso che interi gruppi vengano trattenuti in capanna anche per diversi giorni.

Dall’inverno alla primavera

Per gli sciescursionisti, la stagione invernale nel Trift è breve: nei mesi di marzo, aprile e maggio le condizioni sono solitamente buone e la capanna è custodita. Ma pure nelle condizioni migliori, solo gli scialpinisti esperti e in perfetta forma spuntano la regione in due giorni. Meglio sarebbero tre; da quattro a cinque l’ideale. E bene fa chi prevede una giornata anche per la discesa.

Una bella variante è la via attraverso la Undri Triftlimi, il ghiacciaio del Rodano, l’Hotel Belvédère e il passo della Furka fino a Realp. A metà aprile, l’itinerario che avevamo previsto, fino alla strada del passo del Grimsel passando dal Gelmersee, non è più possibile a causa dello scioglimento del ghiaccio del lago artificiale. Così, via Sacklimi, Trifttellti e Furtwangsattel raggiungiamo Guttannen, nella Haslital.

Giusto tre ore più tardi, sulla Furtwangsattel, ci rallegriamo di essere partiti per tempo. Le grandi valanghe della Haslital sono sì scese in precedenza, ma negli anche 45 gradi di pendenza del pendio rimangono ancora alcune masse nevose che il rovente sole del pomeriggio potrebbe staccare. Con cautela attraversiamo singolarmente il ripido versante per poi dirigere gli sci verso valle quando le condizioni tornano propizie.

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