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Quando il ghiacciaio era un passo In mostra i reperti dello Schnidejoch

1000 anni prima di Ötzi, l’uomo già frequentava le Alpi svizzere. Lo attestano i ritrovamenti di armi e abiti dello Schnidejoch (2756 m), che consentono nuove considerazioni sulla storia climatica delle Alpi. I reperti sono ora esposti per la prima volta a Berna.

L’esposizione accoglie il visitatore in un ambiente alpino. Un’immagine panoramica dello Schnidejoch con il Chilchligletscher e il Wildhorn domina la sala, e in sottofondo aleggia un dolce vento di montagna. Al centro, «Schnidi», la ricostruzione di un cacciatore del III millennio prima di Cristo. Il suo arco, il fodero e una gamba dei calzoni sono stati rinvenuti nel settembre 2003 sul nevaio sottostante lo Schnidejoch.

Che i reperti dello Schnidejoch siano al centro dell’esposizione «Die Pfahlbauer – am Wasser und über die Alpen» (I palafitticoli – sull’acqua e oltre le Alpi) presso il Museo storico di Berna non è un caso: «È la prima volta che i ritrovamenti vengono presentati al vasto pubblico», spiega Albert Hafner, dell’Istituto archeologico della capitale fede-rale.

Passaggio bloccato

Vero è che sullo Schnidejoch non è sinora venuta alla luce alcuna mummia glaciale simile all’uomo del Tisenjoch, conosciuto nel mondo intero come «Ötzi» – né ancora si hanno tracce del nostro «Schnidi». Ciò nonostante, i reperti sono spettacolari. In totale, i pezzi ritrovati sono oltre 300, risalenti a epoche diverse. «Questo ci fornisce importanti indicazioni sulla storia climatica delle Alpi», dice Hafner. Gli oggetti – tra cui anche aghi da calzolaio romani e uno spillo ornamentale dell’età del bronzo – seguono infatti uno schema temporale: provengono tutti da intervalli di tempo ben definiti, tra i quali trascorrono secoli cui non è possibile attribuire alcun ritrovamento.

La conclusione di Hafner? «Vi sono stati dei periodi in cui lo Schnidejoch era un passo molto frequentato. E ve ne sono stati altri nei quali era invalicabile.»

L’ultimo di questi ebbe termine solo nel XX secolo: ancora nel 1850, infatti, il Chilchligletscher raggiungeva l’altezza dell’odierna Wildhornhütte. Dove ora gli escursionisti possono raggiungere senza problemi i 2676 m del passaggio attraversando detriti e un piccolo nevaio, allora bisognava dapprima superare i seghettati detriti del ghiacciaio. Senza attrezzatura alpina, un’impresa praticamente impossibile. Il passaggio tra l’Oberland bernese e il Vallese è rimasto bloccato per secoli. Ma non è sempre stato così.

Vento e neve soffiata

«I ritrovamenti attestano che, nel corso della storia, il nevaio dello Schnidejoch è stato più volte altrettanto piccolo di oggi, e che il passo veniva percorso», commenta Hafner. E ancora: i reperti vanno d’accordo con quelli del geologo bernese Christian Schlüchter, che sulla base di ritrovamenti di legname e torba sostiene che, durante gli ultimi 10 000 anni, le Alpi siano state a periodo alterni libere dal ghiaccio («Le Alpi» 4/2014). Anche grosso modo 5000 anni or sono, quando l’arco di Schnidi sparì sotto la neve. «I nostri ritrovamenti si situano all’incirca nei medesimi intervalli di tempo stabiliti da Schlüchter», spiega Hafner.

Al tempo stesso, l’arma suscita però anche nuove domande. Se nel frattempo ha fatto più volte più caldo, come mai il legno è emerso dal ghiaccio solo nella torrida estate del 2003? «Riteniamo che il ghiaccio abbia potuto perdurare», dice Hafner. Ma la situazione in loco è difficile da valutare, e aggiunge: «Il nevaio si trova in una conca, nella quale d’inverno vengono spesso soffiate grandi quantità di neve.» Le condizioni della conca ombreggiata sottostante il passo non dovevano necessariamente coincidere con il clima della regione. In altre parole, mentre nel corso dei millenni il Chilchligletscher ha conosciuto fasi alterne di ritiro e di avanzamento, il vento e la neve soffiata hanno dato luogo a condizioni stabili nel luogo del rinvenimento. Nulla di più preciso è però dato di sapere: Hafner confida che i tentativi di datare il ghiaccio stesso non hanno sinora avuto successo.

Primi contadini

Ma cosa cercava 5000 anni fa un uomo equipaggiato solo con mocassini di cuoio e dei gambali in alta montagna? «Sino ad ora, si è ritenuto che l’uomo abbia osato spingersi solo molto più tardi nelle zone più alte delle Alpi», dice Hafner. Ora, però, l’uomo dello Schnidejoch cambia le carte in tavola. Hafner non crede all’ipotesi di un cacciatore sperduto. Suppone invece che i contadini pastori del Vallese sfruttassero i pascoli dell’alto Oberland bernese già in epoca preistorica. In effetti, delle analisi di sedimento dello Iffigsee sembrerebbero indicare la presenza di bestiame da pascolo già in tempi preistorici. I primi contadini si insediarono allora tuttavia nel climaticamente più favorevole Vallese. Hafner presume che d’estate solessero portare i loro animali nell’odierno Oberland bernese attraverso passaggi d’alta quota. «In molti luoghi è così ancora oggi», commenta. Un esempio conosciuto? I pascoli alpini a nord del Gemmi, caricati ancora oggi dal Vallese.

L’esposizione

L’esposizione «I palafitticoli – sull’acqua e oltre le Alpi» presso il Museo storico di Berna è aperta fino al 26 ottobre 2014.

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