Sugli aghi dorati | Club Alpino Svizzero CAS
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Sugli aghi dorati Rocce soleggiate nel mare di ghiaccio

Sulle Aiguilles Dorées si ha la sensazione di trovarsi in un angolo isolato dal mondo. Il lungo accesso è un santo che vale la candela: gli aghi dorati offrono vie di arrampicata alpine di eccezionale qualità in un granito compatto.

«Se scrivi qualcosa sulle Dorées, allora devi scrivere del bivacco. È assolutamente unico.» Fu più o meno la prima cosa che Michel Piola mi disse al telefono. Con «Dorées», l’attrezzatore intendeva le Aiguilles Dorées, gli aghi dorati, nell’ovest del Vallese al confine con la Francia. Se sulla carta si congiungono con una linea Martigny e Chamonix, le si trova esattamente a metà strada. Le Dorées si succedono per quasi due chilometri, formando una possente muraglia che separa il bacino del Saleina da quello del Trient. Alla fine degli anni 1980, in maniera separata e con amici Michel Piola e Walter Josi cominciarono ad attrezzare delle vie d’arrampicata in sistemi di fessure continui e su placche rosso ruggine verso torri esposte, lungo le pareti di granito alte fino a 400 metri.

All’inizio degli anni 1990, nel labirinto granitico Piola individuò sempre nuove vie che portavano in alto. Solitamente, alla fine si ritrovava sull’Aiguille de la Varappe, la più occidentale delle vette dorate. Sui due versanti un mare di ghiaccio, dal quale si ergevano ripidi i primi giganti del Bianco. Variegata come il massiccio è qui l’arrampicata. Dopo ripidi tetti, sulla placca viene improvvisamente a mancare ogni appiglio. Cautamente intervengono i piedi, il corpo cerca il carico ottimale. Infine la roccia si spacca di nuovo e la mano cerca ardentemente la fessura. Dapprima ci passano solo le punte delle dita – ma quale sicurezza! La fessura si allarga ad ogni metro. Dal dito alla mano e poi al braccio, il corpo diventa il tassello più polivalente.

Due capanne in una

All’inizio degli anni 1990, soprattutto a causa delle vie dell’Aiguille de la Varappe, per gli arrampicatori quel sito era un must. Questo attrasse l’attenzione dei membri della sezione CAS Dent de Lys, che stavano proprio cercando il luogo adatto per la loro capanna – o per meglio dire, per un bivacco non custodito. Come racconta Gilbert Maillard, responsabile per le capanne della sezione, proprio per quel motivo il progetto fu sostenuto sin dall’inizio dal competente comune di Orsières.

Dopo solo un anno, Maillard e i suoi colleghi di sezione avevano il benestare dell’autorità. In un capannone di Châtel St. Denis costruirono il bivacco, lo smontarono nei suoi singoli elementi e li trasportarono con l’elicottero nel luogo prescelto, a poco meno di 3000 metri di quota. Nel 1993, dopo una sola settimana di lavoro, il bivacco era stato riassemblato ed era pronto per l’uso. Quel bivacco non è unico solo per la sua ubicazione, ma anche per la sua suddivisione. Si compone infatti di due locali, uno dei quali è costantemente accessibile e si limita all’essenziale: undici letti con coperte di lana e materiale di soccorso. L’altra stanza deve essere prenotata e bisogna ottenerne la chiave. La consegna ha luogo per posta. Ad attendere i suoi ospiti, una cucina a gas completamente attrezzata e piumini di piuma.

Natura selvaggia per Piola e vie plaisir per Josi

A ogni visita si ha la sensazione di essere approdati in un mondo isolato, ampiamente escluso da ogni influenza umana. Forse è questa atmosfera, tanto fortemente voluta da Michel Piola, del muoversi nella roccia lasciando il meno tracce possibile. Nelle sue vie, i chiodi a espansione sono disposti con parsimonia, solitamente solo nei punti più difficilmente assicurabili. Dovunque sia possibile assicurarsi con friend e nut non ce ne sono. Nel 2014 è persino tornato indietro per togliere dalla via C’est Mozart qu’on assassine dei chiodi a espansione che potevano essere sostituiti da friend più piccoli di nuova generazione (C3).

Del tutto diverso l’approccio di Walter Josi ai Promontoires de l’Aiguille sans Nom, uno degli speroni delle Dorées, dove attorno al 2000 attrezzò delle vie di sesto grado inferiore quasi completamente con chiodi a espansione. Qui, il ricorso ad assicurazioni mobili è raro, e questo ha probabilmente contribuito a che, dal 2010, la zona sia inclusa in Plaisir west: in questa guida, i siti di arrampicata che portano a 3500 metri rappresentano infatti un’eccezione. Ma Piola sottolinea: «Nonostante l’altitudine, non si tratta di arrampicate d’alta montagna: nei luoghi esposti a sud, si può spesso arrampicare anche in T-shirt.»

Questa combinazione, la solitudine, l’atmosfera del bivacco, la qualità della roccia e la varietà degli stili di arrampicata richiesti stampano i giorni alle Dorées nella memoria.

Dalla guardia al bivacco

Il termine trae origine da un’antica parola tedesca. Nel tardo Medioevo, la Biwacht, oggi Beiwacht, «guardia secondaria», pernottava in tende o ripari di tavole alle porte delle città e avvertiva di eventuali pericoli la guardia principale all’interno della cinta muraria. Il termine fu ben presto ripreso con il suo significato dal francese, originariamente in ambito militare, e da qui dall’italiano. Oggi, il termine designa generalmente ogni pernottamento all’aperto.

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