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Un grigione solare Cime sciabili poco appariscenti tra Tinizong e Vals

Occorre un po’ di fortuna e di padronanza dello spazzaneve negli impervi sentieri forestali, poi è possibile trovare mon­tagne sciabili poco note e quasi non percorse nel mezzo della zona sciescursionistica più amata dei Grigioni.

L’obiettivo della settimana di escursioni con gli sci nei Grigioni si stagliava davanti a noi come il Calanda nel sole invernale: ogni giorno una nuova cima. Una senza righe nella carta topografica né presentazione in Internet. Ma, per quanto possibile, ogni giorno una con grandiosi pendii di polverosa vergine e vista imperdibile da una vetta degna di questo nome. E ancora nella lista dei desideri: una «Calanda» a conclusione della gita. Il progetto è riuscito, non da ultimo grazie alle buone previsioni meteo per il nord e il centro dei Grigioni.

Cinque cime poco appariscenti

Ecco dunque le cinque vette che abbiamo potuto affrontare. La vetta nord dello Hoch Büel (ca. 2095 m), sopra Ober-Tschappina, sullo Heinzenberg, una piccola gobba ai piedi del grande Piz Beverin con la Glaser Grat come vetta intermedia. Il Piz Colm (2415 m) sopra Tinizong, una tentazione con sorprendenti versanti soleggiati di neve polverosa e ombreggiati sentieri nei boschi a un paio di curve dalla strada del Pass dal Güglia.

La vetta ovest (2744 m) dello Hüreli, in diagonale sopra il villaggio di Cresta: Avers reloaded e rinvenuta.

Una cima senza nome (2443 m) nella Val Suretta, sul cui versante settentrionale si trova un luogo chiamato «Bim roten Strimen». Abbiamo trasportato il nome su fino all’omino di pietra e giubilato nella discesa fino a quando la strada che collega l’alpe alla A13 non ci ha bruscamente frenati.

E infine, anche lo Hennasädel (2668 m), nella conca da sogno di Vals: una cima sulla quale d’estate pascolano le pecore e d’inverno scodinzolano solo gli sciatori.

Sinora senza tracce digitali

È ovvio: prima di noi, altri sciescursionisti hanno da tempo scoperto queste piccole e paganti cime. Ma non sulla carta e nelle bibliografie, e neppure online. La sola eccezione è il Piz Colm (un tempo «Cuolm»), che vanta le due descrizioni invernali in camptocamp.org, gipfelbuch.ch e hikr.org. No, virtualmente e bibliograficamente si tratta di luoghi non descritti. Che sono tuttavia percorsi, poiché sul terreno era qua e là possibile seguire delle tracce – cosa che si è rivelata un vantaggio, in particolare nelle zone boscose. Come ad esempio sulla via che dal nascosto Schwarzwaldalp grigionese porta attraverso la cintura del bosco ai brulli pendii di «Bim roten Strimen»: se non si azzecca il corridoio con la giusta larghezza per gli sci, già nella salita la gita si può trasformare in una corsa a ostacoli. Ma una volta giunti fuori dal bosco, nella salita, poi realmente nella discesa, si può fare una scorpacciata di pendii che nessuno ha ancora arato come una pista a lato della pista. Indimenticabili, come la neve vergine e luccicante che abbiamo trovato a ovest della via seguita nella salita al Piz Colm – e che abbiamo firmato in pochi minuti.

O allo Hennasädel, dove abbiamo seguito una traccia fino a quando non è terminata su una spalla panoramica a buoni 200 metri sotto la vetta. Ci siamo avventurati oltre, zigzagando in conversioni su un pendio occidentale che toccava i 40 gradi per poi ritrovarci a cercare una via lungo la struttura sommitale, affrontando al meglio il pendio carico di neve. Poi, gli ultimi metri fino al punto più alto – e avevamo raggiunto un’altra cima sciabile, per noi del tutto nuova.

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