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Una gita con tutto ciò che conta Sul Gross Düssi

Sotto ruscelli selvaggi e cascate, sopra ghiacciai e creste friabili: una gita in quota al Gross Düssi permette di vivere la montagna delle origini.

Alle otto in punto siamo in vetta. Il panorama è grandioso: Basòdino, Weisshorn, il gruppo del Damma e ovviamente i 3000 glaronesi con il Clariden e il Tödi giacciono formalmente ai nostri piedi. Le previsioni del tempo, in tutta questa estate tutt’altro che esaltanti, ci avevano spinti alla fretta – alla fin fine inutilmente, poiché il cielo era rimasto sgombro di nubi per l’intera giornata.

Il giorno prima era meno piacevole: una pioggia battente ci aveva accompagnati nella lunga salita alla capanna attraverso la selvaggia e romantica Maderanertal. In seguito alle frequenti e talora intense precipitazioni delle settimane precedenti, spruzzi e gorgoglii, sibili e mormorii si levavano da ogni dove. Un autentico paradiso acquatico.

All’acqua, la valle doveva anche il suo nome originario: un tempo era chiamata Kerstelental, dal nome del selvaggio Chärstelenbach che la percorre. Il suo nome attuale deriva invece da quello di una famiglia immigrata dal villaggio di Madrano, presso Airolo. I «Madran» erano emigrati nel cantone di Uri nel XV secolo e si rivelarono ben presto pionieri dell’industria mineraria. Nella Maderanertal si estraeva del minerale ferroso che veniva fuso a Hinterbristen, il cui altoforno è stato restaurato nel 1966. Oggi la valle è famosa per altri tesori della terra: nelle sue fessure, i cercatori di cristalli trovano infatti cristalli e minerali rari.

Stimolante arrampicata su roccia friabile

Il giorno fatidico, diana alle quattro e mezza. Assieme a noi, anche un’altra cordata intende raggiungere il Gross Düssi. Secondo il custode della Hüfihütte, la montagna è a torto poco frequentata, cosa che ci verrà in seguito confermata da un’occhiata al libro di vetta.

Il custode Paul Streiff, che nella homepage ci aveva regalato un’impressione piuttosto severa, si rivela un ospite premuroso, e a quell’ora antelucana ci prepara personalmente la colazione e si congeda da noi sull’uscio della capanna con una stretta di mano: per lui, un gesto ovvio.

L’Ober Hüfifirn ci mostra il suo volto mansueto, poiché grazie alle condizioni meteo, anche a fine luglio i crepacci e la crepaccia terminale sono ancora bene incisi. La cresta che segue offre una stimolante arrampicata di secondo e terzo grado su roccia a tratti friabile. In taluni punti non è molto definita, ma una successione di omini ci conferma la correttezza della via scelta. E così raggiungiamo ben presto la vetta con il suo grandioso panorama.

«Tram dei ghiacciai» con autista

Nella discesa lungo il versante sud-occidentale manchiamo l’omino che indica la linea ideale: ci avviciniamo perciò troppo al Klein Düssi e, in un terreno scabroso, dobbiamo scendere in arrampicata un ripido canalone che si ricopre di neve gelata solo nella sua parte inferiore. Tutto questo ci fa perdere non poco tempo, anche se in considerazione dell’evoluzione meteo la cosa non ci preoccupa.

E chi desiderasse prendersela più comoda, può vivere il mondo alpino attorno alla capanna anche diversamente acquistando un biglietto del «tram dei ghiacciai»: attorno al 1° agosto, le capanne propongono una traversata del ghiacciaio con guida dalla Hüfihütte alla Planurahütte. Ma così facendo viene a mancare la vista fino al Basòdino.

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