Una via più ripida per il giardino di neve | Club Alpino Svizzero CAS
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Una via più ripida per il giardino di neve Al Vreneli per la Guppengrat

L’alternativa alla via normale del Vrenelisgärtli è una bella corsa in salita: dall’inizio senza tracce di sentiero all’erba ripida e all’arrampicata aerea.

Un avvicinamento da dietro, da sud: ecco il piano. Anche se è il versante nord del Vrenelisgärtli a incantare, con il suo grande nevaio quadrangolare bianco, visibile da lontano, che alla luce del sole brilla e lucida in maniera seducente. E siccome ce la vogliamo prendere comoda, raggiungiamo la Guppenalp da Schwändi già il sabato pomeriggio. E dopo una lauta cena alpigiana accanto al caminetto scoppiettante e un sonno breve, eccoci in marcia nel buio. Le stelle brillano sopra le nostre teste, la Via Lattea si curva nel firmamento. Ma ben presto, quando dopo lo Heuberg arranchiamo sulle erte erbose verso la cupola del Mittelstock, il buio fa spazio ai colori dell’alba.

Basta non scivolare

Ripido, più ripido, ripidissimo. Arrampichiamo lentamente attaccati ai ciuffi lungo lo scivoloso pendio erboso, a tratti munito di buoni appoggi, a sinistra del canalone. Se fosse bagnato, inesperta come sono in fatto di escursioni alpine, mi rifiuterei di salire. Tanto più che, nel tratto più ripido, il capogita Markus si lancia nel racconto della «Furggel» di Meinrad Inglin. Sulle tracce dei camosci, padre e figlio percorrono la Furggelgrat, quando il padre lascia il figlio in attesa mentre va in avanscoperta. Il figlio si addormenta. E quando si risveglia, è ormai scesa la notte. Del padre non trova più alcuna traccia, poiché con il sopraggiungere delle tenebre era sceso a valle per cercare aiuto – inutilmente. Successivamente si seppe che il padre sarebbe caduto scivolando sul terreno senza sentiero.

«Forse non è proprio la storia ideale, quassù», scherza Markus, e a me corre un brivido lungo la schiena. Ma poco dopo, guidati con sicurezza dall’ometto di pietra, dall’Ober Firn­band raggiungiamo il ripiano roccioso antistante la Chanzle. Lo sguardo spazia dal Säntis ai Churfirsten e al Tödi.

Poi ecco il passaggio chiave, che non sarebbe tale se vi fosse la neve. Ma siccome si è ormai sciolta, la salita su roccia e poltiglia rocciosa molle si trasforma in calvario. Cinque persone arrancano in salita lungo il letto ripido, bagnato e scivoloso del ruscello. Il capogita in testa fissa provvisoriamente una corda a un piccolo sperone roccioso lungo la quale gli altri si possono arrampicare con ramponi e lacciolo prusik.

Il Vrenelisgärtli

Sul Chänzeli il sole comincia a scaldare. Ma guardando il ripido versante della vetta, la domanda è inevitabile: bisogna salire lassù? Ma una volta dentro la cresta rocciosa immersa nell’azzurro del cielo, l’arrampicata assicurata dalla corda corta diventa quasi un gioco. Il calcare presenta ottimi appigli, gli appoggi sono buoni. E poco dopo, la Guppengrat ci porta alla croce di vetta del Vrenelisgärtli.

La Vreneli – così vuole la leggenda – voleva costruirsi quassù un piccolo giardino. Per punizione, suo padre, lo spirito della montagna, la tramutò in una roccia. E stando a una variante della saga, chi baciasse tre volte quella roccia la potrebbe liberare. Ma sulla vetta preferiamo scambiarci un bacio tra noi.

E facciamo ritorno nella Klöntal per la via normale, dal versante anteriore. Felici tuttavia di aver fatto la conoscenza del Vrenelisgärtli da una parte diversa.

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