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2016 anno del carbonio?

La scarpa 100 percento carbonio monopolizza i podi. Sarà un obbligo per tutti gli atleti? E i dilettanti?

«Sui podi internazionali dello scialpinismo, ben presto si vedranno solo atleti con calzature interamente in carbonio», prevede Didier Moret, vincitore della PdG nel 2008 e responsabile del negozio Dupasquier Sports di Vuadens (FR).

La tendenza a questo materiale, iniziata verso il 2007, si sta tramutando in norma. Nettamemte più leggere, queste calzature permettono di salire più rapidamente faticando meno. Inoltre, la loro rigidità si riflette positivamente sulla qualità della discesa.

Il 100 percento carbonio rimane tuttavia riservato «alla competizione pura in un quadro asettico», osserva Raphaël Berset, responsabile tecnico presso Yosemite a Losanna. In effetti, per finanziare questi giocattoli il cui prezzo spazia dai 1500 ai 3000 franchi è senz’altro meglio disporre di uno sponsor. Inoltre, la fragilità del materiale lo rende sconsigliabile in terreni alpini o disseminati di ostacoli.

Anche l’aspetto della comodità pone qualche problema: «Per il piede normale vanno bene, ma se il piede è largo non le si può adattare riscaldandole come i modelli in plastica», osserva Didier Moret. E poiché la calzatura è concepita all’insegna della leggerezza, la sua struttura più sottile può causare problemi in caso di freddo intenso.

Nell’opinione generale, però, le scarpe in carbonio sono qui per rimanere – anche presso i dilettanti, in particolare tra quelli che praticano lo sciescursionismo più per la discesa che non per la gita in sé. A questi ultimi, gli specialisti consigliano le versioni ibride, con guscio in plastica e collo in carbonio, così da goderne i vantaggi senza troppo penalizzare comodità, solidità e portafoglio.

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