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Dove l’acquasi mette in scena Con le racchette nel massiccio del Creux du Van

Da qualche parte nel Giura vodese-neocastellano, l’acqua ha scavato un circo e delle gole. Poi le ha avvolte in un incantesimo di ghiaccio. Da scoprire con le racchette ai piedi.

Occhiali appannati o foschia d’alta quota? La «Ronde Noire» non è tonda né nera – e neppure lo sono io, che fin qui ho bevuto solo acqua. Ciò nonostante, da Môtiers non è certo mancato l’assenzio per intorbidirla…

«Un percorso con le racchette?», ripete la gestrice della Ronde Noire. «Se è da Mauborget bisogna prendere l’itinerario segnalato. Perché ci sono delle zone protette per l’urogallo. Ed è proprio di lì che i racchettisti vorrebbero passare, per quelle belle radure selvagge, sa?»

Se fossi un gallo cedrone?

«No, non da Mauborget, da Môtiers», dico pensando a quella motoslitta che ha lasciato le sue tracce nei pascoli innevati della Nouvelle Censière. Tra un racchettista e una motoslitta… e se fossi un urogallo? Lasciamo perdere. Mi astengo dal chiedere da dove venga il veicolo perché l’accoglienza gradevole e il fuoco acceso mi hanno tolto ogni residuo di amarezza per aver dovuto seguire le tracce di quella dannata macchina che, dopo mille volute, è risalita per il solo sentiero che arriva quassù da Cernil Ladame. Per fare il pieno, forse? Ma di che? Dal canto mio, ho fatto il pieno dei sensi. In ogni senso.

Un sentiero attraverso i ruscelli

Già a Môtiers, begli edifici incorniciano la Grande Rue. Avrei potuto fare una sosta alla Maison de l’Absinthe, così. Ma la mitica «Fontaine à Louis» mi aspettava in una radura a mez­z’ora di cammino. Tuttavia, la fontana e il litro di nettare nascosto nella sua garitta sembravano essersi accordati per sancire la mia astinenza: la prima era gelata, il secondo era vuoto.

È nel versante a bacìo ricoperto di abeti rossi che parte il sentiero delle gole della Pouetta Raisse. All’inizio un percorso facile che attraversa ruscelli su ponticelli di legno. Sponda sinistra. Sponda destra. Poi, i gradini di una scalinata rialzati dalla neve costringono a sollevare sempre più il piede. In senso proprio e figurato. Si ha l’impressione di essere diventati funamboli. Qua e là, il ghiaccio che stilla dai pendii ricopre il sentiero e questi scivoli precipitano negli inferni. Occorre allora attaccarsi, piantare con fermezza nel suolo il titanio del bastone. Il Breuil, più a monte chiamato «Ried» scende dallo Chasseron lungo l’improbabile sfilata della Pouetta Raisse, il cui nome deriverebbe dai termini dialettali «poëtta», cattivo, e «raisse», sega azionata da una ruota idraulica.

Il disgelo di mezzodì

Molto tempo fa, con queste stesse vecchie racchette in legno, avevo raggiunto le creste. Il primo ponticello era coperto da un metro di neve, e il ghiaccio precipitava nell’abisso con schianti funesti. Pensando alle mie ossa avevo fatto dietro front, evitando una precoce visita all’al di là. Oggi, la medesima strettoia sarà impraticabile. Prendo per Cernil Ladame, poi risalirò attraverso il bosco fino ai pascoli che circondano la Ronde Noire.

Nel bel mezzo del giorno, saldamente aggrappato alla catena, ammiro tra i dirupi il disgelo. Contro le pareti, mascelle di ghiaccioli perdono i loro denti. Tintinnii di vetro rotto sulla pietra. Gorgoglii dell’acqua. Schiocchi di goccioline e di rami spezzati. E più in alto nel pendio, il gorgheggio delle cince che fanno picnic sugli aghi degli abeti rossi.

Architetture minuscole e grandiose

Apparentemente, questo massiccio del Creux du Van è il regno dell’acqua. Quanti milioni di anni sono occorsi all’erosione per ritagliare questo circo, per scavare queste gole? Fiocco. Neve. Ghiaccio. Disgelo. Colatura. Qui, l’acqua è l’artefice di queste architetture minuscole e grandiose. Scultrice in erba, disegnatrice geniale, direttrice d’orchestra. Quale stupore nel ritrovarsi su queste creste, quando il vento ha limato onde di neve, quando la nebbia ha congelato gli alberi, quando veli di vapore sfregiano l’azzurro del cielo! In lontananza, secondo che ci si trovi a est o a sud, si dominano la Vallée des Ponts e le cime giurassiane fino allo Chasseral, oppure il lago di Neuchâtel, immerso nel mare di nebbia. L’acqua, ancora, inventa storie nuove.

A caval donato...

Ho vuotato la mia teiera, ho deglutito la mia torta alle noci e lumato con bramosia la vecchia credenza, rimpiangendo di non aver più abbastanza moneta per una seconda fetta. Prima di ripiegare la carta, ripercorro l’itinerario del ritorno: discesa sulla fattoria Pierrenod, poi traversata del Champ Neuf fino a Vers chez Pillot. E da lì, un tuffo nel vallone di Riau, passando per la cascata gelata, la risorgiva di La Sourde e la grotta di Môtiers.

«Spiegherà chiaramente che le piste per lo sci di fondo sono vietate ai racchettisti!», ha aggiunto la padrona della Ronde Noire. Eh, certo! Il rispetto, beninteso. Ma in fin dei conti, racchette o sci, a caval donato non si guarda in bocca.

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