Incontri estemporanei sulla neve | Club Alpino Svizzero CAS
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Incontri estemporanei sulla neve Passeggiata invernale allo Jaunpass

Nei dintorni del passo dello Jaun, tra Gruyère e Simmental, degli itinerari di escursioni con le racchette promettono interessanti incontri. A condizione di aprire gli occhi – e di tendere l’orecchio.

Al margine della foresta, una lepre variabile si rizza sulle zampe posteriori e fugge all’avvicinarsi dei quattro escursionisti. «Uffa! Il nostro arrivo l’ha disturbata», esclama Stéphane Currat, accompagnatore dell’escursione. Non la voleva turbare. «Non esco mai dagli itinerari segnati», precisa stéphane. «D’inverno, quando la fauna selvatica fatica a trovare di che nutrirsi, è importante rispettare la sua tranquillità per evitare ogni faticosa fuga negli spessi strati di neve.»Durante le gite può tuttavia accadere di disturbare la quiete degli animali selvatici. E più ancora nella pregiata regione del passo dello Jaun, tra i cantoni di Friburgo e Berna. Con i suoi paesaggi attraenti, i rilievi piuttosto dolci e i suoi numerosi sentieri invernali, questo angolo delle Prealpi friburghesi si presta in modo particolare alle escursioni con le racchette.

Leggere la storia del paesaggio

Dirigendosi a nord dallo Jaunpass, il racchettista percorre i versanti meridionali del Bäderhorn (2009 m). Superata la stazione sciistica, il percorso evolve quasi piano, attraversando zone boschive e campi innevati. «Questo tipo di paesaggio, nel quale si alternano foreste, pascoli e habitat sparsi, è tipico della nostra regione dedicata alla pastorizia. Se in origine il bosco ricopriva i versanti fino ai 1800 metri di altitudine, l’uomo ha disboscato per liberare le praterie indispensabili all’alimentazione del bestiame», spiega l’accompagnatore.

Oggi meno soggetti al pascolo, questi paesaggi hanno la tendenza a richiudersi. Poco a poco, il bosco riguadagna terreno. Una benedizione per la fauna selvatica, che apprezza il sottobosco protetto e ricco di nutrimenti. Uno sforzo supplementare invece per gli escursionisti, che devono prendere un po’ di altezza e lasciare la foresta per approfittare del panorama. Incontrata lungo il sentiero, Nathalie assapora la vista sui vicinissimi Gastlosen: «È insolito osservare questa catena alpina nel mezzo di un rilievo più arrotondato. Si direbbero le vertebre di un animale preistorico!» Risaltanti nel cielo azzurro, i picchi calcarei dividono il paesaggio per una quindicina di chilometri. D’estate si tramutano in un covo di arrampicatori.

Indizi di una fauna ricca

Da una radura a un nuovo sottobosco, il gruppo avanza in tutta calma. «In montagna sono per la slow attitude – commenta Bertrand Beltzung – e quando mi prendo il mio tempo, la natura mi appaga e mi offre l’opportunità di osservare gli animali selvatici.» Toc-toc-toc… un suono sordo emana da un tronco. Un picchio tridattilo dalla calotta giallo-verdastra batte la corteccia per dilettarsi con qualche larva. «È raro osservarlo tanto da vicino», commenta Stéphane Currat. «Il nostro arrivo non lo ha disturbato poiché è abituato alla presenza di gitanti lungo questo itinerario. Ora è fiducioso e non si sente minacciato.»

Un po’ più lontano, l’accompagnatore individua le tracce di un fagiano di monte: «Si nasconde senza dubbio sotto la neve per proteggersi dal freddo. Ci muoveremo in modo discreto per non disturbarlo.» Al margine della foresta sono i ramoscelli di abete rosso sparsi sul sentiero ad attirare l’attenzione di Stéphane Currat. Sono l’opera del crociere comune, che per nutrirsi di germogli rompe i rami più piccoli della pianta.

All’uscita dal sottobosco, la discesa di corsa lungo un campo di neve polverosa diverte i gitanti. Nella neve vergine, le impronte delle loro racchette appaiono sproporzionate. A pochi metri dalle tracce del gruppo, dei piccoli avvallamenti nella coltre nevosa segnalano il passaggio della volpe. «Quando caccia il topo campagnolo, la volpe si rizza sulle zampe posteriori e si lascia ricadere. Il suo peso spezza la crosta di neve e riesce così a individuare il roditore.»

Sul sentiero che riporta al passo, i segni della presenza di animali selvatici si succedono. A ogni traccia, a ogni grido, alziamo la testa e scrutiamo l’orizzonte in cerca di un nuovo incontro estemporaneo.

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