La «corte silenziosa» che ospitò Nietzsche | Club Alpino Svizzero CAS
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La «corte silenziosa» che ospitò Nietzsche Guardando dall’alto l’Inn

Vnà è il nome di una piccola località sopra Ramosch. Chi si avventura fin quassù trova quiete, un’interessante idea di pernottamento e un paesaggio che ha entusiasmato anche filosofi e direttori d’orchestra.

Vnà: un gioiello di villaggio engadinese su un pendio soleggiato sovrastante la valle dell’Inn, conosciuto per il progetto gastronomico «Un villaggio diventa albergo» e le parole in romancio dipinte sulle facciate assieme alla loro traduzione in tre lingue. È questo il punto di partenza di due escursioni con le racchette e una con gli sci capaci di aprire gli orizzonti interiori ed esteriori, di confondere le frontiere e di schiudere nuove dimensioni. Il primo giro conduce lungo il confine di una zona di quiete per la selvaggina fino all’Alp Discholas. Tracce di animali e di racchette si intersecano e le radure lasciano spaziare lo sguardo sulla Oberinntal austriaca.

 

Davanti i monti della Ötztal, dietro la località turistica

Dal tetto dell’abbondantemente innevata Alp Discholas, il senso dell’orientamento viene interamente a mancare alla vista delle bellissime, ma singolarmente sconosciute vette della Ötztal. E la sua assenza è ulteriormente avvertita quando – questa volta preferibilmente con gli sci – si continua a salire, su fino al Piz Arina. La carta sciescursionistica fornisce un certo aiuto e ci offre nomi come Stammerspitz, Vesilspitze o Piz Mottana. Per arrivare lassù, si dovrebbe partire dal versante tirolese e pernottare alla Heidel­bergerhütte, oppure prolungare di due o tre tappe il Silvretta Tour. Ma questo lo fanno in pochi. Dal lato svizzero, la regione attorno a Scuol assorbe la maggior parte degli sportivi invernali – questo per la situazione paesaggistica della regione, che vive da autentica nicchia ai margini della Svizzera.

 

Natura allo stato puro nella fattoria silenziosa

Condizioni dure per l’industria alberghiera, ma bellissime per gli escursionisti con sci e racchette, che qui trovano molto bianco assolutamente intonso e quiete a profusione. Questo vale anche per l’uscita in Val Sinestra. La strada dell’alpe si trasforma in un sentiero escursionistico invernale soleggiato. E dove si inoltra nel bosco, se ne esce dritti. Ben presto appaiono i maggesi di Prà San Peider. E sembra che San Pietro voglia bene alla Val Sinestra, cui regala precipitazioni sufficienti da far crescere in abbondanza il manto nevoso. Chi ha fortuna, qui, nel «Paesaggio dell’anno 2011», può veder volare gipeti barbuti e aquile reali. Larici secolari scricchiolano sotto la neve. Giù in fondo, all’estremità della Val Sinestra, un minuscolo villaggio sembra emergere dalla neve. Hof Zuort è il suo nome: significa «corte silenziosa». Per cui la sorpresa è ancora maggiore quando, avvicinandosi, ecco apparire improvvisamente un cavallo. Il suo messaggio? D’inverno, questa pure discosta località non è per nulla muta. Quassù si abita e si coltiva. E non solo: nella ex dogana del Fimberpass si può anche alloggiare!

 

Una fattoria che è una poesia

Riconoscenti per il fatto di ricevere un piatto caldo anche d’inverno, si entra – e si rimane abbagliati: la Belle Epoque tirolese splende davanti ai nostri occhi, lambisce le lampade da comodino nelle graziose camere da letto e orna nella sua variante più rustica una pendola. Nietzsche soggiornò qui, e con abile ritmo scrisse, «Abito qui una piccola casa. Tranquilla, buon letto». Willem Mengelberg, durante 40 anni popolare direttore della famosa orchestra Concertgebouw di Amsterdam, si innamorò del luogo: nel 1920 acquistò la fattoria e vi fece costruire una cappella con un carillon olandese. L’attuale esercente fa servire una variata miscela di prelibatezze tirolesi ed engadinesi da giovani donne in costume tirolese. Gradisce pizzoccheri con funghi? O preferisce un’omelette dolce con una «Knödelsuppe»?

È forse il contrasto tra l’apertura carica di storia di Hof Zuort e la severa solitudine della Val Sinestra a far sì che l’ospite se ne stacchi in qualche modo irritato – di ripercorrere la strada dell’alpe verso ciò che oggi intendiamo per civiltà.

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