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Ora di punta al Vouasson Il piacere della lunghezza in Val d’Hérens

Vetta molto ambita, la Pointe de Vouasson potrebbe scoraggiare i solitari contemplativi. Ma fuggire la folla optando per una traversata verso Evolène regala un panorama grandioso e una discesa di rara lunghezza.

È uno di quei mattini in cui il cielo ci manda un regalo. Alzandosi dal letto dopo una fresca notte in una pensione di La Gouille, sulla strada per Arolla, il primo riflesso di Robin è di andare alla finestra e scostare le tende per osservare le condizioni meteo. Ancora pasticciati dal sonno, gli occhi dello «chamoniard» si spalancano: «In piedi! Neve fresca e nemmeno una nuvola.»

Nella luce appena azzurrina dell’alba, una salita di 1700 metri segna l’inizio di una lunga gita in traversata verso Evolène. Lontana dall’itinerario classico dell’andata e ritorno da La Gouille, questa opzione aggiunge pepe al percorso. «La discesa lungo il ghiacciaio di Vouasson è magnifica, la neve è eccellente», ci informa l’ufficio delle guide di Arolla. Si tergiversa ancora un po’ davanti alla carta topografica, ma l’aggettivo «magnifica» ci sprona a tentare l’avventura. Una volta arrivati in cima avremo sempre ancora il tempo di scegliere un’altra variante della discesa. Per il Mont de l’Etoile in direzione di Les Haudères, oppure per La Chapelle e la parte bassa del Vallon des Ignes, le opzioni per il ritorno dalla Pointe de Vouasson sono ampiamente variate.

Una montagna, due visioni

L’escursione inizia nella foresta. Superato il nucleo dell’alpeggio di Louché, ecco il Lac Bleu. «Preparando la gita, in rete ho visto molte foto di questo lago», ricorda Robin, «peccato che non se ne possa approfittare.» In questo mattino di febbraio il gelo imprigiona la distesa d’acqua turchese ricoperta di neve, e possiamo solo limitarci a immaginare la bellezza di questo luogo bucolico, molto ambito durante l’estate.

La lunghezza del percorso e la ricerca della sicurezza non sono le sole ragioni per iniziare la gita a ore antelucane. In questo anno di Patrouille des Glaciers (il servizio è stato realizzato il 21 febbraio 2016; n.d.r.), Vouasson è particolarmente frequentata per gli allenamenti. Un dislivello progressivo e importante, lunghi pendii omogenei, pochi pericoli e nessuna difficoltà tecnica rimanendo nel percorso classico sono tutti fattori che spiegano l’affetto dei corridori per questa vetta. Lungo l’itinerario le squadre sfilano, si superano salutandosi e si incoraggiano reciprocamente. La tenuta e un ritmo da lasciare a bocca aperta le distinguono dagli altri gruppi di escursionisti. «Faccio un po’ fatica a capire questo approccio allo sciescursionismo. Quando guardo i corridori, ho l’impressione che cerchino solo la velocità, sorbendosi un massimo di dislivello senza prestare attenzione al quadro grandioso della montagna», commenta Mireille, venuta da Evolène assieme a degli amici.

Se l’allenamento sportivo e il cronometro primeggiano per i corridori, il senso di bellezza e il piacere non ne sono smi­nuiti. La pattuglia di Alain, Pascal e Régis, provenienti dal Basso Vallese, mostra un sorriso rapito. I tre compari pensano persino di prolungare lo sforzo: «Con questa polvere, forse rimettiamo le pelli e saliamo una seconda volta. Ci piacciono lo sforzo e l’esercizio, ma sempre apprezzando il paesaggio e il piacere di una discesa eccezionale.»

La discesa della stagione

Fa un caldo anomalo in questo febbraio. Nella salita al Col de Darbonneire le giacche spariscono. Ma saranno rapidamente indossate di nuovo all’arrivo in quota sul ghiacciaio di Vouasson. Lassù, la vetta si staglia appena sull’orizzonte piatto della lingua glaciale. Una lunga traversata, un ultimo risalto e già ecco apparire la punta, sormontata da una croce in metallo forgiato. In quel luogo, il nome «Vouasson» rivela appieno il suo significato: «In dialetto significa la punta dalla quale si vedono le vette», spiega Patricia Bournissen, salita da Arolla assieme al marito Basile, guida d’alta montagna. «Per me, questo luogo è magico e maestoso.» Qui, la vista spazia sul massiccio del Monte Bianco, le Aiguilles Rouges d’Arolla, il Weisshorn, la Dent Blanche, il Grand Combin e, più lontano, il Cervino – tutte stelle di primo piano che ritagliano le loro creste nell’azzurro del cielo. Nonostante la folla presente sulla vetta, un silenzio tinto di ammirazione permette al panorama di esprimere tutta la sua bellezza.

Il progetto di scendere lungo il ghiacciaio di Vouasson si può concretizzare. Viti, cinghie, tutto il piccolo materiale da ghiacciaio è al suo posto sull’imbracatura. «Tenetevi distanti, rimanete sulla lingua glaciale e bene a destra nel ghiacciaio, sotto il Mont de l’Etoile», consiglia la guida Basile Bournissen. «In questo inizio di stagione, la neve copre male taluni crepacci.» Che nella parte più ripida del ghiacciaio obbligano alla massima prudenza. Ma che piacere attraversare distese di neve vergine lasciandosi portare dalla polverosa! Raggiunto il vallone di La Luesse ci vien quasi voglia di tornare indietro per prolungarlo. Ma qualche colata e la stanchezza placano gli ardori e ci segnalano che è ora di rientrare. Di gran lunga, questa discesa rimarrà la più bella della stagione.

In memoria di Robin

Originario di Chamonix, appassionato di montagna e di escursioni con gli sci, Robin Collignon è perito in una valanga il 27 febbraio 2016 sulla parete ovest del Brévent. La nostra gita alla Pointe de Vouasson è stata la sua penultima uscita in montagna. Questo servizio, e soprattutto le immagini di Quentin Iglesis, suo amico d’infanzia, sono un omaggio a questo montanaro andatosene troppo presto.

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