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Quanto sono realmente pericolose le gite con gli sci? Il rischio di valanghe nelle escursioni inver­nali

Uno studio sul rischio di perdere la vita per una valanga durante una gita con gli sci o con le racchette contraddice alcune ipotesi correnti, ma avverte: sciescursionisti, temete un elevato pericolo di valanghe e le deboli coltri di neve vecchia!

Gli incidenti in valanghe suscitano grande attenzione mediatica. Presentano gli ingredienti che compongono i titoli cubitali: violenza della natura, tragedia, dramma e morte. Ma è possibile risalire dalla frequenza di simili notizie di infortuni direttamente al rischio? Con 23 vittime all’anno, le valanghe rappresentano il pericolo maggiore delle montagne invernali. Per parlare del rischio effettivo occorre tuttavia dividere il numero delle vittime di valanghe per il «tasso base», cioè il numero degli sciescursionisti o quello delle giornate di escursione durante un anno. Le valutazioni statistiche alla base di questo articolo fanno riferimento a gite con gli sci (incluso lo snowboard) e con le racchette (vedi riquadro «Fondamenti»). Il concetto di rischio di valanghe è una grandezza statistica e definisce il rischio di decesso medio per valanghe per giorno d’inverno o per escursionista e anno. Il rischio personale può scostarsi ampiamente da questo valore medio in funzione del comportamento.

La trasferta: la parte più pericolosa della gita?

Gli alpinisti descrivono la trasferta la «parte più pericolosa» dell’escursione. Le cifre mostrano tuttavia come questo assunto spesso citato sia falso. Tra il 2005 e il 2015, ogni anno, su 23 000 escursionisti attivi uno è morto per una valanga, e su 24 000 abitanti uno è morto per un incidente stradale. Con questo, il rischio annuo per valanghe di uno sciescursionista equivale grosso modo a quello del traffico stradale. Ma l’escursione vera e propria è statisticamente più pericolosa della trasferta, poiché la trasferta occupa solo una piccola parte del traffico. Annualmente, poi, l’escursionista medio trascorre ben più ore nel traffico che non in gita, per cui anche il rischio per ora di escursione dovrebbe risultare superiore a quello in auto o bicicletta.

Gli escursionisti: oggi più sicuri?

Le escursioni con sci e racchette fanno tendenza. Il numero di persone che intraprendono gite invernali è notevolmente aumentato. Negli anni attorno al 2010 le escursioni sono state 2,5 volte in più rispetto solo al 1999. In questo periodo, anche il numero delle vittime di valanghe nelle gite invernali è aumentato, ma in maniera di gran lunga inferiore a quello degli escursionisti. Con questo, il rischio di perdere la vita per una valanga durante una giornata di escursione si è ridotto di quasi la metà. Se nel 1999 su un milione di giornate di escursione si lamentavano nove vittime di valanghe, nel 2010 se ne contavano meno di cinque. La ragione principale di questo sviluppo apparentemente rallegrante risiede nella maggiore quota di racchettisti che, sorprendentemente, presentano un rischio rispetto alle valanghe di sei volte inferiore a quello degli sciatori – e questo nonostante le racchette sollecitino maggiormente la coltre nevosa e non consentano una fuga rapida. La causa sarebbe da attribuire al terreno: i racchettisti si muovono con maggiore frequenza a quote basse e medie o su terreni pianeggianti, esponendosi più raramente al pericolo di valanghe. Se ora consideriamo gli sciatori, osserviamo come statisticamente il rischio non sia cambiato (grafici 1 e 2).

I «giovani incoscienti» non corrono rischi maggiori

Per gli uomini, il rischio di valanga è di 3,5 volte superiore, così che in un unico week-end corrono un rischio pari a quello delle donne in un’intera settimana di escursioni. Particolarmente pericolosa è la combinazione dei due fattori citati: gli uomini con gli sci coprono il 30% delle giornate di escursioni e rappresentano il 70% delle vittime di valanghe. Si potrebbe supporre che anche i «giovani incoscienti», cioè gli sciatori sotto i 30 anni, corrano un rischio maggiore. Ma la statistica mostra che, quantomeno in relazione alle gite, così non è. Le persone tra 30 e 60 anni non solo compiono il maggior numero di gite, ma per giorno di escursione tendono ad assumere rischi maggiori dei più giovani. Sembra dunque che l’esperienza non protegga dalle valanghe. E che gli ultra 60enni appaiano più sicuri non va necessariamente ascritto all’esperienza: decisiva potrebbe risultare anche la scelta di destinazioni più modeste.

Pericolo con debole struttura del manto nevoso

Il rischio di valanghe non si diversifica soltanto in funzione dei gruppi di persone, ma varia anche con le condizioni. Il livello di pericolo «moderato» è 2,5 volte più forte rispetto a «debole», ma ancora 2,5 volte inferiore rispetto a «marcato». In presenza di una struttura debole del manto nevoso («problema della neve vecchia»), il pericolo è difficile da valutare e le valanghe risultano tendenzialmente più grandi. Con questo aumenta anche il rischio, maggiore di circa il 50% rispetto alle altre situazioni. Le cifre mostrano inoltre che, con il grado di pericolo «marcato», l’attività escursionistica si riduce, mentre un diffuso problema della neve vecchia non porta al medesimo risultato. Il rischio per giornata di escursione si equivale nei fine settimana e nei giorni lavorativi, e non cambia neppure con le condizioni meteo: vero è che nei fine settimana di bel tempo si verificano più incidenti, ma questo è dovuto solo al fatto che in ognuno di quei giorni ci sono tre volte più escursionisti in marcia che non nei giorni lavorativi – e con il bel tempo, tre volte più che con il tempo cattivo.

Quanto rischio ammette la società?

Quanto un rischio possa essere elevato non dipende solo dall’inclinazione personale ad assumerlo, bensì anche dall’accettazione sociale – e in maniera disuguale in funzione dell’argomento. La sicurezza dei generi alimentari, ad esempio, tocca tutti quanti, e difficilmente riusciamo a sottrarci a questo rischio. È forse per questo che vi si oppongono le esigenze più severe, così che in Svizzera raramente si muore per un avvelenamento alimentare. Anche al traffico stradale siamo praticamente tutti esposti, ma in quest’ambito si ammettono rischi nettamente maggiori. E ancora maggiore è il rischio socialmente accettato in relazione al consumo di alcol e, in particolare, di tabacco: rischi ai quali ci si espone volontariamente, proprio come gli sciescursionisti al rischio di valanghe. Tutte le affermazioni sul rischio statistico lasciano quindi senza risposta una grande domanda: questo rischio è accettabile?

Fondamenti

Il calcolo del rischio di valanghe si riferisce alle gite con gli sci (incluso lo snowboard) e le racchette della popolazione svizzera residente compiute nel paese o all’estero. Il numero degli escursionisti e dei giorni di escursione è stato calcolato con dati di «Sport Svizzera», tre inchieste rappresentative sul comportamento sportivo della popolazione svizzera residente. I dati sugli infortuni provengono dallo SLF (Svizzera) e dall’upi (estero). Le cifre illustrano la situazione negli anni 2010 (indagini e traffico stradale: media 2007 e 2013; incidenti con valanghe dal 2005 al 2015). La variazione temporale del rischio è stata calcolata con l’inchiesta del 1999 e gli infortuni dal 1994 al 2004. (Lamprecht, M., Fischer, A., Stamm, H. P. Sport Svizzera 2014. Macolin: UFSPO, 2014)

L’influenza delle condizioni è stata calcolata con annotazioni in bergportal.ch e camptocamp.org dal 2010 al 2014 e fa riferimento a tutte le escursioni con gli sci e lo snowboard compiute in Svizzera. (Techel F., Winkler K. «Fürchtet den Altschnee», in: Bergundsteigen, 2015-1)

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