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Alberi leggendari Alla scoperta degli abeti rossi armonici della Vallée de Joux

La foresta del Risoux cela filoni d’oro verde: gli abeti di ­risonanza, vecchi di oltre 300 anni e ricercati dai liutai di tutto il mondo. Una gita è il modo migliore per contemplarli.

Nelle conche segrete dell’immensa foresta del Risoux crescono degli abeti rossi il cui legno è dotato di caratteristiche sonore eccezionali. Un regno chiaroscuro di promiscuità vegetale, dimora di sua maestà il Gran Tetraone, dove il silenzio regna profondo. Penetrandovi, ci si lascia ghermire dai tempi leggendari narrati da quei monumenti lignei. «Alcuni abeti rossi raggiungono i 400 anni», racconta Rémy Vuichard, vicedirettore del Parc Jura vodese. «Hanno visto sfilare i soldati di Napoleone, i contrabbandieri e i partigiani della Seconda guerra mondiale.» Una delle grandi foreste non frazionate d’Europa, quella del Risoux, che costeggia la Vallée de Joux, si trova infatti su un asse strategico del confine franco-svizzero. A soli 200 metri dal nostro punto di partenza, la fattoria della Thomassette, una stele datata 1870, eretta in memoria di un soldato francese, ci conferma la storicità dei luoghi.

Clima rude e terreno povero

Ci lasciamo alle spalle i pascoli e penetriamo nella foresta. François Villard, guardia forestale del Risoux, ci spiega allora le particolarità del paesaggio ambientale e climatico nel quale si sviluppano gli abeti rossi: «La temperatura media annuale della Vallée de Joux è di sei gradi. La neve ricopre la foresta da novembre ad aprile. Questo clima rude, associato a un terreno calcareo e povero, fa sì che gli alberi crescano molto lentamente. Sulle creste, devono resistere a forti venti.» Proprio come le siccità, anche le tempeste sono scolpite negli anelli degli abeti. Alcuni non sopravvivono a queste condizioni spietate, e finiscono per diventare habitat e dispensa di numerose specie.

Ma quando le condizioni favorevoli si uniscono, gli abeti rossi possono raggiungere altezze pari a una cinquantina di metri e vivere per parecchi secoli. Man mano che avanziamo, la foresta si infittisce e aumenta la sua altezza. Raggiungiamo allora delle conche protette: è qui, a un’altitudine di circa 1200 metri, che incontriamo il regno segreto di questi colossi di un’altra epoca. Accarezziamo la corteccia dolce e al tempo stesso rugosa dei tronchi che permeano l’aria dell’odore della loro resina. Se la topografia consente loro di crescere diritti verso il cielo – il che accade a circa un albero su 10 000, in questo terreno caotico – possono allora sperare di ottenere il titolo di abete rosso di risonanza. Quando un esemplare è identificato come tale, viene minuziosamente auscultato dai boscaioli: non deve contenere nodi, né sacche di resina, e il suo diametro non deve essere inferiore a 80 centimetri. L’abbattimento, poi, ha praticamente tutto del rituale: ha luogo a fine novembre, in fase di luna calante, così da ridurre i fluidi all’interno del tronco e di ottimizzare la stabilità del legno.

Un tesoro per liutai

«Il legno armonico del Risoux rappresenta un tesoro per i costruttori di chitarre», afferma Jeanmichel Capt, liutaio di Le Brassus. «La sua vena rigida sopporta una trazione importante, ed è possibile conservarne le fibre intatte in una tavola spessa appena due millimetri.» Nativo della Vallée de Joux e fondatore dell’azienda JMC Lutherie, segue la crescita dei suoi abeti rossi con scrupolosa attenzione. Conosce parte della storia di ognuno di essi. Dopo il taglio, li lascia a seccare circa cinque anni. «Successivamente, il mio lavoro consiste nel dar forma a uno strumento dotato di una sua personalità musicale, connessa alle sue origini. Non si tratta di una semplice chitarra, bensì di un sogno, di un’intenzione che auspico di condividere con un musicista.» Con gli anni Jeanmichel Capt e i suoi collaboratori hanno pure concepito degli altoparlanti in legno di risonanza, chiamati «Soundboards», come pure degli scrigni sonori per orologi a complicazioni. I loro prodotti sono venduti in una quarantina di paesi.

Il tempo, parola chiave

I liutai non sono i soli a desiderare il prezioso legno di risonanza. Dopo un’ora di marcia in dolce pendenza, il sentiero forestale ci porta allo Chalet Capt, un antico posto di gendarmeria situato in una radura. Anche per la sua bella facciata in scandole occorre ringraziare gli abeti rossi del Risoux. Queste tegole in legno molto diffuse nel Giura fungono al tempo stesso da isolante termico e da protezione contro le intemperie. Più lontano, dei tronchi tagliati di fresco riflettono il considerevole lavoro svolto dai boscaioli nel massiccio. Ai loro piedi, alcuni sottili nastri di corteccia tagliati con cura: sono le «cinghie» destinate a contenere il Vacherin Mont d’Or per trasmettergli una fragranza di legno.

Imbocchiamo allora un sentiero sinuoso fino alla Roche Champion. Mentre ammiriamo la vista sui rilievi del Giura francese, Rémi Vuichard sottolinea il fatto che «tutta una catena di artigiani valorizza il legname del Risoux, e questo rappresenta un esempio di sfruttamento locale e sostenibile delle risorse.» La sostenibilità non è in alcun modo un concetto vuoto in una foresta i cui alberi tagliati nel 2017 erano stati precedentemente oggetto di cure per diversi secoli da parte dei forestali. I cui successori, a loro volta, cercano di preservare i giovani esemplari più promettenti così da produrre altro legno di risonanza fra 300 anni. «Nel Risoux, la parola chiave è il tempo», afferma François Villard. Di che meditare durante la discesa.

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