Cosa ci dicono le nuvole? | Club Alpino Svizzero CAS
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Cosa ci dicono le nuvole? La loro formazione è un fenomeno fisico

A volte torreggiano in maniera minacciosa, altre, dalle vette, ci offrono la vista di un soffice mare. E quando il sole tramonta alle loro spalle, ecco apparire uno spettacolo naturale di colori: le nuvole sono formazioni piene di fascino.

Statisticamente, circa due terzi della superficie terrestre sono costantemente coperti dalle nuvole. Nell’atmosfera circolano così 15 miliardi di tonnellate d’acqua – 550 volte la quantità immagazzinata nel ghiaccio dell’Aletschgletscher.

Ciò nonostante, chi va in montagna, in Ticino, nel sud del Vallese e in Engadina, ha una probabilità pari a quasi il 50 percento di incontrare un cielo sgombro da nubi. Il versante settentrionale delle Alpi, con due terzi di copertura nuvolosa, è dal canto suo il luogo ideale per chi le ama.

La formazione delle nuvole è un fenomeno fisico. Salendo, l’aria si raffredda, e l’aria fredda può assorbire meno molecole d’acqua di quella calda. Perciò, a un certo punto, chiamato punto di saturazione, il vapore acqueo si trasforma in gocce di nube su minuscoli nuclei di condensazione sospesi nell’aria, che a temperature ancora più basse congelano in cristalli di ghiaccio. L’accumulo di tali goccioline e cristalli si manifesta come nuvola.

Dieci tipologie di nuvole

L’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ha stabilito uno standard internazionalmente valido secondo il quale le nuvole si suddividono in dieci tipologie. Tra queste figurano per esempio i cumulonembi, nubi massicce e dense con l’aspetto di imponenti montagne o alte torri. Spesso detti nubi a pecorelle, i cirrocumuli sono parti di nuvole molto piccole, granulari, costolate, strettamente unite o isolate. Gli aloni, fenomeni ottici che appaiono come anelli chiari attorno al sole o alla luna, sono una caratteristica univoca dei cirrostrati.

Il tipo di nuvola che si forma è il risultato di un’interazione tra topografia, vento e precipitazioni. Se questi fattori mutano, le nuvole possono indossare un abito nuovo e trasformarsi persino in tipi diversi.

Nefologia per alpinisti

Prima di preparare lo zaino e partire per la montagna, è essenziale dare un’occhiata alle previsioni del tempo. Ma sul terreno, le nuvole possono senz’altro aiutare nel decidere se proseguire o rinunciare. Le nubi cumuliformi, per esempio, sono il segno di una giornata di sole senza cambiamenti del tempo. Tranne se si sviluppano rapidamente verso l’alto – allora formano cumulonembi, e i temporali incombono. Gli altocumuli lenticolari, tipici del favonio, sono messaggeri di vento forte sule creste delle montagne, mentre i cirri, dall’aspetto fibroso e filiforme, sono spesso foriere di un fronte caldo.

Come sottolinea Eliane Thürig, dell’Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera, il fatto che farsi le proprie previsioni basandosi sulla forma delle nuvole dipende dalla situazione meteorologica. Eliane Thürig è coautrice dell’Atlante delle nubi del WMO. «Con un’alta pressione stabile, le previsioni sono semplici. Una situazione di vento da ovest con fronti e favonio si manifesta tuttavia con un carattere meteorologico in costante cambiamento.» La cosa migliore per verificare il tempo previsto o riconoscerne meglio l’evoluzione temporale è integrare con le proprie osservazioni le previsioni pubblicate dai servizi meteorologici ufficiali.

Meteorologia

Nella nostra nuova serie, in collaborazione con MeteoSvizzera tratteremo interessanti tematiche inerenti al tempo. Nel prossimo numero: affascinanti primati meteorologici.

Inoltre, il sito meteosvizzera.ch propone interessanti informazioni inerenti al tempo meteorologico.

Volti nelle nubi: quando il cervello ci inganna

Ha mai osservato le nuvole, riconoscendovi animali, mostri o addirittura dei volti? In particolare i cumuli, la cui forma è sempre in rapida evoluzione, consentono sorprendenti osservazioni di creature fantastiche. Che tuttavia, nulla hanno a che vedere con la meteorologia, quanto piuttosto con i meccanismi del nostro cervello – che per così dire ci gioca degli scherzi. Questa illusione sensoriale è detta «pareidolia»: quando vediamo qualcosa, il nostro cervello cerca modelli familiari. I ricercatori indagano questo fenomeno da più di cent’anni.

Così fanno anche i neuroscienziati dell’Inselspital di Berna, che ritengono possibile una connessione tra la creatività e il riconoscimento di oggetti. Nell’ambito di uno studio, hanno presentato a 50 persone diverse fotografie di scene naturali, incluse delle nuvole. E in effetti ne è risultato che i partecipanti autori delle pareidolie più originali erano quelli maggiormente creativi: quelli con un interesse maggiore per arte e musica producevano complessivamente le pareidolie più singolari.

Per inciso, nel 2014 una squadra sino-canadese ha vinto il premio Ig Nobel per le sue ricerche sulle pareidolie. Il premio Ig Nobel viene assegnato ogni anno agli studi che inducono in primo luogo alla risata, e quindi alla riflessione.

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