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L’Aravis di comba in comba Sci d’alta montagna a due passi da Ginevra

La catena dell’Aravis offre vaste possibilità allo sciescursionismo. Questo massiccio senza pretese, noto per la sua serie di combe, sorprende per il suo lato di alta montagna.

A un’ora sola da Ginevra, di fronte alle due stazioni sciistiche del Grand-Bornand e di La Clusaz, la piccola catena montuosa settentrionale dell’Aravis chiude l’orizzonte, mostrando il suo versante occidentale come una sfilata di cime che vanno dalla Pointe Percée (2750 m) a nord all’Aiguille de Borderan (2492 m) a sud. Nascoste, le pendici est del massiccio cadono a dirupo nella valle dell’Arve. Questo pezzo di montagna alpina esente da ogni vanità è un terreno sognato e variato per le pelli di foca. Hervé Chappaz, guida d’alta montagna, è particolarmente affezionato all’Aravis. «Il massiccio mi piace per la sua varietà e la sua originalità. Una simile successione di combe non è comune nelle Alpi. Sono state scavate da ghiacciai scomparsi 10 000 anni fa. Di loro non rimane che qualche morena e del ghiaccio fossile celato in talune pietraie.» Queste combe, Hervé le chiamerebbe piuttosto circhi, tanto alcune, come quella del Mont Charvet, sono chiuse su se stesse. «Le combe sono separate da creste calcaree. Secondo la pendenza e le forme di erosione, il colore della pietra varia dal giallo al grigio e al bianco. La catena è nata dal sollevamento del Monte Bianco.» La nobile origine contribuisce senz’altro al carattere così alpino dell’Aravis. «L’ambiente è simile a quello dell’alta montagna, mentre l’altitudine della maggior parte delle vette si situa tra i 2400 e i 2700 metri», commenta la guida.

 

Sfarfallando da una comba all’altra

Questo nulla toglie alla serietà di queste montagne. «A dipendenza del settore scelto, l’Aravis è piuttosto consigliato agli sciatori capaci. Nelle combe, le pendenze giocano con i 25, ma anche i 35 gradi. Valori favorevoli alle valanghe, soprattutto nei versanti orientati a nord-nord-ovest. All’uscita delle combe, la pendenza può raggiungere anche i 40 gradi, talvolta con cenge rocciose che respingono gli sciatori meno esperti», spiega Hervé Chappaz.

Questi catenacci naturali sono al tempo stesso la garanzia della calma di talune combe. «Di facile accesso da Les Confins, le combe di Grand Crêt, Paccaly o Tardevant, con il suo lago nascosto dalla neve, sono le più frequentate. La maggior parte degli sciatori ci fa un’andata e ritorno, mentre è più divertente concatenarle.» Certo possibile, questo sfarfallio è riservato ad alpinisti capaci, in quanto i passaggi in cresta presentano alcune difficoltà tecniche. Attraversare il Trou de la Mouche passando sotto le ali rocciose di questo bizzarro insetto ritagliato nel calcare rimane uno dei momenti forti di un’escursione nell’Aravis. Un passaggio tecnico e ludico, che sorprende Isabelle Carnino, in vacanza nella regione: «La roccia ha davvero la forma di una mosca in volo. E oltre alle curiosità minerali, da qui le vedute sul Monte Bianco sono piuttosto eccezionali.» Un panorama sul «padre» dell’Aravis, che da lontano sorveglia il rampollo.

 

Sci periurbano

Incrociati con gli sci, Luc Blanchet e Guy Vinzant preferiscono la calma della comba di Chombaz. «Verso il fondo della valle, è più difficilmente accessibile e attrae meno gente. Spero di trovarci dei tratti vergini, anche se non nevica ormai da parecchi giorni», si rallegra Guy. Affezionati ai luoghi, i due amici frequentano spesso l’Aravis. «Trovare una simile diversità di itinerari così vicino a Ginevra è incredibile. Siamo quasi nella fascia periurbana, ma senza dover subire gli inconvenienti della città», commenta Luc. Questa vicinanza spiega l’esplosione dello sciescursionismo nell’Aravis, nelle Bornes e nel vicino massiccio della Tournette. Ma Hervé Chappaz rassicura: «Anche nei giorni di forte affluenza rimane ampiamente di che divertirsi senza essere disturbati.» Dal canto suo, la guida nutre una predilezione per la comba di Charvet. «È selvaggia e molto chiusa all’inizio, per poi aprirsi su un circo verso la vetta. La Petite Miaz, un grosso blocco roccioso, ingombra stranamente il centro di questa comba.»

 

Dal principiante allo sciatore estremo

In questa splendida giornata, Luc e Guy sono i soli ad avventurarsi verso al Pointe de Chombaz. Gli abeti rossi li accompagnano fino ai 1800 metri, poi rimpiccoliscono per diventare bonsai sulle alture. Nelle zone a rischio di valanghe si indovinano appena le ramature degli arbusti di sorbo, di acero e di ontano che si piegano sotto la neve. «Non stupirebbe vedere dei camosci, e forse persino degli stambecchi», spera Luc. Effettivamente, questi bovidi simili alle capre fanno capolino dalla sommità delle cenge rocciose e accompagnano con lo sguardo la salita degli escursionisti prima di darsi alla fuga. «Nel massiccio nidificano anche dei grandi rapaci. L’aquila reale condivide la montagna con il gipeto, reintrodotto nella regione dal 1986», ci informa Hervé Chappaz.

Giunti in vetta alla Pointe de Chombaz, Luc e Guy osservano la vicina Pointe Percée. «Domina la piccola catena dell’Aravis e, per la ripidità dei suoi canaloni, è particolarmente apprezzata dagli sciatori estremi», spiega Luc. Sci in spalla, alcuni audaci attaccano il tratto sommitale. L’osservazione della loro intrepida discesa lungo i camini di Sallanches accompagna il picnic dei due compari. «Non sarei capace di farlo!», afferma Guy. Loro scenderanno lungo la traccia della salita, allontanandosene qua e là per cercare della buona neve nei contropendii. Colmando le speranze di Luc, dei tratti di neve vergine si offrono allo sciatore. «Sciare nelle combe è divertente. Dal momento che sono dei catini, ti offrono diversi orientamenti. Puoi sciare su versanti esposti al sole oppure no, e quindi trovare della polvere tardiva prima di tornare nel cartone, nella neve già segnata o nel marcio.» Questa diversità completa la ricchezza dell’Aravis e sorprende molto spesso gli sciatori.

Nell’Aravis, le pelli di foca si praticano piuttosto alla giornata. «Il massiccio si presta a escursioni brevi. Ma se si ha l’intenzione di seguire un itinerario, nulla impedisce di concatenarli.» Un’ottima occasione per portare con sé un reblochon, la specialità casearia della regione che, con i suoi effluvi e la sua cremosità, potrà solo far meglio apprezzare la pausa in vetta.

Pedata gargantuesca

In cima alla Combe Creuse, la Porte des Aravis (2400 m) si ritaglia in una cresta calcarea. «Stando alla leggenda», racconta la guida d’alta montagna Hervé Chappaz, «Gargantua avrebbe preso a pedate una pietra dell’Arvis che lo infastidiva per allontanarla. Finendo sul vicino massiccio del Beaufortin, il monolito roccioso avrebbe allora dato origine alla Pierra Menta. È per questo che la Porte ha la forma opposta alla Pierra.» Tuttavia, l’analisi geologica della roccia dei due siti smentisce questa versione.

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