Magia invernale nella Simmental | Club Alpino Svizzero CAS
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Magia invernale nella Simmental Con le racchette allo Cheibehore

Nella regione dello Stockhorn, nell’Oberland ber­nese, c’è una perla facilmente raggiungibile per gli escursionisti delle racchette. Lo Cheibehore causa livelli di euforia che superano di gran lunga l’altezza della sua cima.

Un sottile strato di neve polverosa riveste il fondo compresso dal vento del pendio di vetta. I ramponi delle racchette faticano a far presa, e scivoliamo continuamente all’indietro. Gli ultimi metri che ci separano dalla sommità risultano decisamente impegnativi – anche se una cima va pur sempre guadagnata. Infine eccoci ansimanti sullo Cheibehore, oltre gli ultimi abeti rossi e con una splendida vista panoramica. Lo Stockhorn vicino, un paio di vette secondarie attorno e l’ampia vista sulle Alpi bernesi e friburghesi. Tutte immerse in un magico colore bianco. È inverno, quello che ci si augura. La nostra gioia vola ad almeno mille metri sopra i modesti 1952 indicati nella carta.

Tra turismo e quiete

Lo sguardo vaga sui diversi comparti del terreno attraverso i quali corre l’itinerario, poiché lo Cheibehore sorge esattamente al centro di questo giro in racchette. Allo Hinderstockesee, sotto la stazione intermedia della funivia dello Stockhorn, i visitatori sono attratti da villaggi di igloo ed eventi invernali. Per il racchettista, la vera fiaba invernale inizia solo pochi minuti dopo, dove la traccia delle racchette risale il primo pendio e svanisce nel rado bosco di abeti rossi. Improvvisamente, ecco calare la quiete. Gli alberi generosamente innevati attutiscono persino il rumore causato dalle racchette. E lo Cheibehore continua a fare capolino tra le cime degli alberi: una vetta montana notevole, da questa prospettiva, nonostante non raggiunga i 2000 metri.

Su un altopiano sgombro dagli alberi, l’Oberstockenalp è immerso nel letargo. D’estate un apprezzato ristorante, gli edifici appaiono ora abbandonati, sbarrati e profondamente sommersi dalla neve. Dall’altra parte dell’alpeggio si trova l’Oberstockensee. Solo in un angolo del piano perfettamente bianco sono visibili delle tracce: due o tre macchie appena scavate e un paio di omini. Laggiù sono all’opera i pescatori del ghiaccio.

Sotto bianco, sopra azzurro

In un antro presso l’Oberstockensee, gli archeologi hanno rinvenuto degli utensili risalenti all’età della pietra: l’uomo transitava quindi per questi luoghi già 30 000 anni fa. Non nella neve, supponiamo. Come appariva il paesaggio, allora? Molto, molto più tardi arrivarono anche i Romani che, come attestano delle monete rinvenute, hanno apparentemente calcato addirittura la vetta dello Stockhorn.

Il nostro itinerario aggira il lago lungo la sua sponda meridionale e affronta quindi un versante davvero ripido. Questa ascensione dal bianco aereo in direzione dell’azzurro profondo e del sole abbagliante costituisce un tratto particolarmente bello di questo giro. Dopo la piatta e ombreggiata traversata lungo l’Oberstockensee, qui comincia finalmente a far caldo. Le cerniere lampo si aprono, le cuffie spariscono, gli occhiali da sole diventano una necessità – e ben presto, la nostra vetta panoramica è raggiunta.

Vi incontriamo un paio di sciescursionisti, che sfruttano la giornata su più cime: nessun problema, con gli sci. Attorno ai due laghi vi sono numerose vette che invitano ad altre gite lontane dagli itinerari marcati, ma con le racchette saremmo decisamente un po’ troppo lenti per simili concatenamenti. Oggi ce la prendiamo comoda. E ci avviamo tranquillamente giù lungo il versante opposto dello Cheibehore. Poi, per vallette, conche e radure nel bosco eccoci di nuovo allo Hinderstockesee, dove il nostro circuito racchettistico si conclude.

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