Molti più incidenti mortali | Club Alpino Svizzero CAS
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Molti più incidenti mortali La statistica degli infortuni 2015

La pratica dello sport della montagna ha mietuto 142 vittime, il 48 percento in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

Come già l’anno precedente, all’inizio dell’inverno in montagna la neve era scarsa. Solo a partire da metà gennaio si sono avute nevicate continue fino a basse quote su entrambi i versanti alpini. Queste si sono accumulate su un sottile strato di neve vecchia, dando luogo a una struttura sfavorevole del manto nevoso con una conseguente situazione critica per le valanghe a nord delle Alpi, in particolare in Vallese e Grigioni. A nord, la primavera è stata piuttosto variabile. Le intense piogge di maggio con l’alto limite della neve hanno accelerato la degenerazione del manto nevoso in montagna.

Tempo bello, più gente, più infortuni

Contrariamente all’anno precedente, d’estate il bel tempo è stato frequente. Già a inizio giugno l’isoterma dello zero si è situata per un breve momento sopra i 4000 metri, e due periodi di calura in luglio sono stati all’origine di vasti scioglimenti in alta montagna. Le conseguenze sono state un forte disgelo dei ghiacciai e l’accresciuto pericolo di franamenti. Solo una folata di aria fredda in agosto, con neve fin sotto i 3000 metri, ha impedito il superamento dei valori record dell’«estate del secolo» del 2003. Già in settembre e ottobre è poi caduta di nuovo la neve fin sotto il limite dei boschi e, dopo sei settimane miti in novembre, al nord l’ultimo trimestre ha visto l’arrivo dell’inverno con molta neve nuova fino a basse quote. Ciò nonostante, il dicembre 2015 si è rivelato il più caldo e secco dall’inizio delle misurazioni, facendo retrocedere la stagione invernale.

Diversamente dall’estate piovosa del 2014, il bel tempo del 2015 ha richiamato in montagna molta gente. Molti escursionisti hanno approfittato anche del dicembre straordinariamente mite e soleggiato. E questo si rispecchia anche nel numero delle emergenze e degli infortuni1. Nelle Alpi svizzere e nel Giura, 2750 persone hanno dovuto far ricorso al soccorso alpino, cioè 294 persone – o circa il 12% – in più rispetto all’anno precedente. Il numero degli incidenti mortali è addirittura nettamente maggiore: le vittime sono infatti state 213 (162 nel 2014).

Nell’ambito più stretto dello sport della montagna2, in 129 incidenti hanno perso la vita 142 persone, circa il 48% in più dell’anno prima. Con l’eccezione dell’arrampicata su roccia, tutte le altre attività hanno registrato più emergenze. Le cifre sono particolarmente alte per le escursioni in montagna (64 persone o +64%), per lo sciescursionismo (26 persone o +53%) e per le escursioni in alta montagna (24 persone o +41%).

Molti più casi mortali nelle escursioni in quota

Il bel tempo ha notevolmente favorito l’opzione delle escursioni in alta quota rispetto alla piovosa estate del 2014. I due periodi di calura di luglio, durante i quali il limite degli zero gradi si è situato per più giorni attorno ai 5000 metri, hanno causato un forte scioglimento dei nevai e un altrettanto cospicuo riscaldamento del permafrost: il conseguente aumento del rischio di frane ha quindi richiesto una scelta degli itinerari particolarmente attenta e selettiva.

Nel 2015, un totale di 402 escursionisti d’alta montagna hanno dovuto essere ricuperati o soccorsi, quasi il 16% in più rispetto all’anno precedente. In 111 casi si è trattato principalmente di cadute, che per 18 alpinisti hanno avuto un esito letale. Di questi, 13 persone, cioè oltre i due terzi, erano in discesa. 12 di essi non erano incordati. Tra gli infortuni in cordata, in due casi di cadute con trascinamento sono morti tre alpinisti sulla Jungfrau e due al Piz Rosegg.

Un incidente inconsueto si è verificato al Bietschhorn: dopo aver superato con successo la costa della parete est, due alpinisti sono scesi lungo la via normale della cresta ovest. Il secondo è caduto per motivi imprecisati, la corda si è rotta, probabilmente tagliata da uno spigolo di roccia, e l’infortunato è precipitato per parecchi centinaia di metri.

Più numerosi dell’anno precedente sono stati anche gli incidenti dovuti a cadute di pietre o ghiaccio (18 feriti e quattro morti), nonché i casi di cadute in crepacci, che hanno interessato 20 persone.

Qualche caso in più in arrampicata

Nell’arrampicata su roccia si sono trovate in emergenza o infortunate 122 persone (113 nel 2014). Nell’ambito delle vie assicurate a più tiri del genere «plaisir» i casi sono stati 46, in quello dell’arrampicata estrema 27, mentre le persone toccate in gite alpine e in palestre di roccia sono state rispettivamente 21 e 28. Una buona metà degli interessati è stata ricuperata illesa o solo leggermente ferita. Corde incastrate nelle calate, insorgenza dell’oscurità, peggioramento del tempo o confusione nella discesa sono state le cause più frequenti. Le cadute in cordata hanno causato il ferimento di 39  persone, gran parte delle quali (25) ha dovuto essere curata dal medico o in ospedale e 14 hanno riportato ferite gravi.

Le cause dei tre incidenti mortali in arrampicata sono state molto diverse. Nel primo caso, una persona ha perso la vita precipitando in una palestra di roccia: ha perso l’equilibrio senza essere assicurata durante un cambio di corda in top rope in una sosta esposta. Nel secondo caso un arrampicatore è caduto scendendo a piedi un sentiero difficile, mentre nel terzo i due chiodi di un vecchio ancoraggio si sono strappati durante una calata. Erano stati collegati con dei cordini a un ancoraggio supplementare inadequato.

Molti più incidenti con valanghe

La tanto agognata neve è caduta solo dopo il Natale 2014, accompagnata da forti venti che hanno causato numerosissimi accumuli di neve soffiata. Per questo, a inizio anno la situazione sul fronte delle valanghe era diffusamente critica. L’intensa attività escursionistica connessa al bel tempo è così stata all’origine della caduta di numerose valanghe causate dagli sportivi. Fortunatamente, molti di questi casi sono stati senza conseguenze, ma si sono avuti anche incidenti con feriti, due dei quali sono successivamente deceduti all’ospedale. In gennaio e febbraio il tempo è stato spesso instabile. La neve è caduta frequente, sempre con vento forte e conseguenti accumuli di neve soffiata. Anche per la struttura spesso sfavorevole del manto nevoso, il pericolo di valanghe è stato considerevole, raggiungendo durante alcuni giorni il massimo livello. Solo in marzo, grazie a una più tranquilla alta pressione, la situazione delle valanghe è stata a lungo favorevole. Critiche sono state per contro le giornate di Pasqua, con molta neve e venti forti a nord delle Alpi, che in quel periodo si sono nuovamente evoluti in un numero maggiore di valanghe e incidenti.

Ciò detto, il bilancio infortunistico dell’anno in oggetto è risultato peggiore rispetto al precedente. In totale, 321 escursionisti sono stati interessati da un’emergenza o da un incidente. La causa principale sono state le valanghe, con il coinvolgimento di 67 persone (2014: 29), 20 delle quali sono uscite illese o con leggere ferite. A causa di ferite di media entità e di ferite gravi è stato necessario ospedalizzare rispettivamente 19 e 8 persone. In 11 incidenti sono state ferite a morte o sono soffocate 20 persone. In due soli casi hanno perso la vita cinque (discesa dal Vilan) e quattro persone (salita al Col du Gd St-Bernard).

È interessante dare un’occhiata al livello di pericolo del bollettino delle valanghe relativo ai casi di incidenti mortali: vi si riscontrano sei incidenti con livello «marcato» con 11 vittime e cinque con livello «moderato» con nove morti. Questo dimostra come, anche in questi ultimi casi, una scelta cauta e difensiva dell’itinerario sia imprescindibile.

Nonostante il bilancio sfavorevole per quanto concerne le valanghe, anche i casi di cadute sono stati numerosi, e hanno interessato in totale 138 escursionisti (2014: 154). Di questi, 122 hanno dovuto ricorrere al medico o all’ospedale per ferite da leggere a medie, 11 si sono ferite in maniera grave e cinque sono decedute. Le cause di questi decessi sono una volta ancora molto diverse. Durante una discesa, una partecipante è scivolata ed è finita contro un altro membro del gruppo. Questo ha perso l’equilibrio ed è precipitato per 500 metri. Una persona ha perso l’equilibrio ed è precipitata durante la discesa a piedi lungo una cresta con gli sci in mano. Tre altre cadute con conseguenze letali sono da ascrivere al cedimento di una cengia e due a cadute in discesa su terreni ripidi.

Con 172 interessati (2014: 161) il bilancio è cattivo anche per quanto concerne il freeride e il percorso di varianti, e questo, come per lo sciescursionismo, spesso a causa della situazione critica sul fronte delle valanghe. In totale, 33 freerider sono stati travolti, di dieci dei quali si sono recuperate solo le salme (2014: 12 interessati e 3 morti). Di questi ultimi, sette non disponevano di apparecchio per l’individuazione dei sepolti da valanghe.

Molte più emergenze anche nelle escursioni

Il bel tempo estivo, come pure il tardo autunno straordinariamente mite, hanno offerto condizioni ottime per le gite in montagna: d’estate ci si lasciava alle spalle la calura del piano e in dicembre, invece di andare a sciare si potevano ancora calzare le scarpe da escursione. L’intensa attività escursionistica si riflette anche sull’infortunistica: in totale, 1193 escursionisti si sono ritrovati in situazioni di emergenza, un buon 18% in più rispetto all’anno precedente. Le cause principali di incidente sono state con 515 interessati le cadute. Di questi, 111 hanno potuto essere trattati ambulatorialmente, 238 sono stati ospedalizzati con ferite di media entità e 60 con ferite gravi, mentre 61 escursionisti hanno subito cadute con esito fatale, quasi il doppio dell’anno prima.

Ciò va ricondotto anche alle condizioni atmosferiche. A confronto con la stagione piovosa del 2015, nella bella estate del 2015 le attività escursionistiche sono state notevolmente maggiori. Se nel 2014, tra luglio e settembre le cadute mortali sono state 16, nel medesimo periodo del 2015 se ne sono contate 30. Nel dicembre 2015 hanno perso la vita cinque escursionisti, mentre l’anno precedente non si sono registrati incidenti mortali. Anche qui, le condizioni hanno svolto un ruolo decisivo: nell’ultimo dicembre, incredibilmente mite e privo di neve, le escursioni in montagna continuavano a essere possibili – tuttavia, durante la notte, i sentieri ghiacciati e i pendii erbosi e rocciosi gelati diventano molto pericolosi.

Una frequente causa di emergenze nell’escursionismo sono anche le malattie, che con 225 interessati si sono rivelate nettamente più numerose anche nel 2015. I soccorritori sono stati spesso allarmati in seguito a malesseri, difficoltà respiratorie, crampi alle gambe, altri problemi di carattere medico e – tipicamente per l’estate 2015 – insolazioni. In molti casi, la situazione non si è fortunatamente rivelata tragica, e gli interessati hanno potuto essere trattati ambulatorialmente. Per contro, 29 escursionisti sono deceduti, soprattutto a causa di problemi cardiocircolatori. Erano tutti uomini, 26 dei quali con oltre 50 anni.

Emergenze in altre discipline della montagna

Al di fuori del classico sport della montagna, il numero maggiore di incidenti si è avuto con il parapendio, il deltaplano e la mountain bike. In totale, 12 parapendisti sono stati vittime di incidenti mortali (2014: 9). Circa un terzo dei 173 infortunati volanti è stato soccorso indenne o solo leggermente ferito. Tipicamente si è trattato di atterraggi sfortunati su qualche albero o di urti contro altri ostacoli. In qualche modo speciale è stato il caso del parapendista atterrato sul tetto di un autopostale: anche lui se l’è cavata con qualche graffio.

Con 162 interessati, i mountain biker hanno registrato meno incidenti (2014: 176). Quattro si sono persi o sono rimasti bloccati in terreni difficili. 145 ciclisti si sono feriti cadendo: di questi, 129 sono finiti all’ospedale, tre dei quali con ferite letali. Sei sportivi hanno presentato emergenze mediche, due dei quali sono deceduti per problemi cardiocircolatori. Altri incidenti sono stati registrati nel canyoning (39), nel base jumpig (32), nelle escursioni con le racchette (28), lungo le vie ferrate (34), a caccia (22), raccogliendo funghi (11) e nella pratica di altre attività (13).

Conclusione

Il bilancio infortunistico peggiore rispetto agli anni precedenti va senz’altro ascritto per la gran parte al concatenamento di fattori diversi: l’inverno con un pericolo di valanghe spesso accresciuto, un’estate molto bella con un’intensa attività escursionistica e l’autunno e l’inizio dell’inverno straordinariamente miti, con buone condizioni per le escursioni. Ciò nonostante, non si può parlare di «record infortunistico»: un’occhiata agli incidenti mortali nella pratica dello sport della montagna in senso stretto mostra come negli anni 1980 e 1990, nonché nel 2011, si è registrato un numero di decessi maggiore. Se si considera poi la sempre costante popolarità dell’alpinismo in tutte le sue sfaccettature, non è in alcun modo possibile affermare che lo sport della montagna sia un’attività del tempo libero pericolosa: la formazione e l’informazione sempre migliori, l’assicurazione delle vie e infine il soccorso alpino professionale fanno sì che, in montagna, ci si possa sempre sentire sicuri.

Fonti

La raccolta dei dati e le valutazioni del presente rapporto poggiano sulle indicazioni e la collaborazione delle persone e delle istituzioni seguenti: Elisabeth Müller e Andres Bardill, Soccorso Alpino Svizzero; François ­Hochstrasser, Daniel Breitenmoser e Mario Tissi, Rega; Pierre-Alain Magnin, KWRO/OCVS; Giannina Bianchi e Monique Walter, upi; Frank Techel, slf, Jürg Gartmann e Marco Salis, Soccorso alpino Grigioni; Bruno Durrer, Soccorso alpino Air Glaciers Lauterbrunnen e Società per la medicina di montagna; Urs Schäfer, stazione di soccorso Lauterbrunnen; Paul Broger, polizia cantonale Appenzello Interno; ufficio stampa polizia cantonale di Friburgo; Corinna Schön, Istituto di medicina legale dell’Università di Berna.

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