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Parlare quando nessun’altra via lascia sperare! Il suicidio tra le guide di montagna rimane un tabù

Mostrare delle debolezze non sarebbe tra i punti di forza di una guida di montagna. Sulla base di numerose interviste, le psicologhe Theres Pfäffli e Sabrina Müller hanno concluso che questa categoria professionale è esposta a carichi particolari e a un accresciuto rischio di suicidio.

Il suicidio in Svizzera

Stando all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dal volgere del secolo muoiono ogni anno più persone per suicidio che per eventi bellici. In relazione all’anno 2000, si stima che nel mondo intero 815 000 individui abbiano optato per la conseguenza estrema.

In Svizzera, coloro che ogni anno scelgono di togliersi la vita sono circa 1400. A questi, secondo la statistica dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) vanno aggiunti circa 10 000 tentativi di suicidio. I suicidi sono più frequenti tra gli uomini (75%) che non tra le donne (25%). Soprattutto tra i primi, i gruppi di età maggiormente interessati sono quelli tra i 15 e i 24 anni e quelli di oltre 75. Anche lo stato civile è determinante: secondo le statistiche, il rischio di suicidio è doppio per le persone singole, divorziate o vedove.

Emergenza: cosa fare?

Alle persone in situazioni a rischio (interessati e congiunti) si raccomanda di far ricorso il più presto possibile a una persona di fiducia o a un centro specializzato.

Può trattarsi del medico di famiglia, di uno studio psichiatrico o psicologico o di un ente di assistenza spirituale. In molte regioni vi sono inoltre uffici di consulenza specifici. Le due psicologhe sono anch’esse disponibili via e-mail: therese.pfaefflijacob(at)spitalfmi.ch, sabrina.mueller(at)spitalfmi.ch

Anche il segretariato dell’Associazione svizzera delle guide di montagna (SBV/ASGM) fornisce contatti adeguati. Raggiungibile in tutto il paese e in qualsiasi orario è inoltre il numero di emergenza «Telefono Amico» (tel. 143).

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