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Escursione alpinanel granito del Grimsel Alla ricerca di una via dimenticata sullo Juchlistock

La Haslital è in pieno fermento. La strada del passo non è mai tranquilla, gli arrampicatori percorrono tutte le pareti, i sentieri sono ben frequentati. Solo lo Juchlistock giace in un profondo torpore: ma per i buoni escursionisti alpini figura nell’elenco delle cose da fare.

Ed eccoci qua! Dopo una prima rampa nel versante sudorientale dello Juchlistock ci troviamo di fronte a una liscia e ripida barriera rocciosa. Già pensiamo a un dietrofront, quando una stretta cengia verso ovest risveglia la nostra curiosità. A dire il vero appare come un vicolo cieco, ma alla sua estremità si apre improvvisamente un sistema di diedri, fessure e brevi scalini che porta su fino alla vetta. La salita richiede un’arrampicata fino al II grado, che in brevi passaggi sfiora addirittura il III grado. Ma delle difficoltà quasi non ci accorgiamo: cosa c’è infatti di più bello dell’affrontare quel granito del Grimsel duro come il ferro?

Tutto a un tratto ci ritroviamo accanto al gigantesco ometto in cima allo Juchlistock, il rilievo più orientale della catena di Brandlammhoren e Brünberg. Si erge proprio sopra i laghi artificiali, poco lontano dalla strada del passo del Grimsel e dalla fermata dell’autopostale. Ciò nonostante, lo Juchlistock viene scalato raramente. Nel corso della pianificazione non ne abbiamo trovata alcuna descrizione, neppure nelle piattaforme online più autorevoli.

Sotto tondo, sopra frastagliato

Dalla vetta guardiamo giù verso il Räterichsbodensee, dove, con un po’ di pionierismo nella pancia, la nostra gita è iniziata, risalendo dapprima la Bächlital fino al Bächlisboden. Vista dalla prospettiva della vetta, questa pianura alluvionale è splendida: sebbene alla sua estremità l’acqua finisca per essere raccolta, prima di allora i ruscelli possono spaziare senza impedimenti, riconfigurando costantemente il fondovalle.

Interessante è la vista sulle vette circostanti, soprattutto sulle loro forme nel paesaggio. Anche senza particolari conoscenze geologiche, il limite superiore dell’erosione dell’ultima glaciazione è chiaramente riconoscibile. Fino a una certa altitudine, le rocce sono state levigate dai ghiacciai di allora, e i versanti della valle sono caratterizzati da forme tondeggianti, quasi morbide. Al di sopra di questo limite dominano improvvisamente masse rocciose spigolose e vette frastagliate. Quassù non è arrivata neppure la glaciazione. La zona delle vette è figlia della deformazione da gelo.

Una cascata artificiale

Per una di queste creste spaccate passa la prima parte della discesa. Seguiamo la quasi orizzontale cresta sudoccidentale, arrampicando per via alcuni imponenti blocchi di granito. Una breccia ci consente ben presto la discesa nello Juchli.

Siamo sorpresi dall’aspetto selvaggio di questa valletta. Subito cerchiamo un passaggio attraverso ripidi versanti, per fasce erbose e placche rocciose, scivolando qua lungo un canale, là in equilibrio su una placca o attraverso una conca umida. Non smettiamo di fermarci a osservare la cascata proprio accanto a noi. È artificiale: una galleria passa sotto lo Juchlistock e convoglia l’acqua della Bächlital verso il Grimselsee. Ciò nonostante, ci offre uno spettacolo primitivo che ci accompagna giù, fino al lago artificiale, dove ritroviamo il sentiero escursionistico. E di colpo, possiamo di nuovo procedere speditamente. In un attimo attraversiamo la diga di Spittellamm, ci lasciamo alle spalle la controsalita all’ospizio del Grimsel e facciamo la nostra ordinazione sulla terrazza soleggiata.

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