Il Consiglio federale silura la procedura sulle AAM Sorvolati il CAS e la regione di Zermatt
La Confederazione ha abbandonato la revisione delle aree di atterraggio in montagna per «divergenze insormontabili». Gli interessati sono sbalorditi: infatti, il CAS aveva già trovato assieme ai rappresentanti della regione di Zermatt una soluzione consensuale. Ora il compromesso è congelato.

Per oltre dieci anni l’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC) si è occupato della revisione delle aree di atterraggio in montagna (AAM). Ora, il Consiglio federale ha messo termine al processo. «Sussistono delle divergenze insormontabili tra la posizione dei diretti interessati, prevalentemente in favore del mantenimento della situazione attuale con migliorie puntuali, e le associazioni e le rappresentanze di interessi nazionali che richiedono limitazioni in parte nette», si legge in un comunicato dell’UFAC.
Status quo a spese della natura
Un’affermazione che suscita stupore presso gli interessati: anche perché una proposta di compromesso concernente la particolarmente controversa regione Vallese sud-est è già sul tavolo. Nell’autunno 2013, i rappresentanti del CAS si erano seduti al tavolo dei negoziati assieme ai gruppi di interessi di Zermatt, che includevano Air Zermatt, Alpin Center Zermatt, Zermatt Tourismus e il Comune. Le trattative hanno avuto successo e, come spiega Daniel Luggen, direttore dell’azienda di cure e soggiorno di Zermatt, è stato possibile elaborare una soluzione che tenesse conto sia degli aspetti turistici, sia di quelli ambientali e di tutela della quiete attraverso quello che egli ritiene un «processo esemplare». All’UFAC è stato comunicato che una soluzione sarebbe stata pronta entro breve.
La delusione si avverte anche in seno al CAS. Non è possibile parlare di «divergenze insormontabili», afferma Ursula Schüpbach, responsabile per l’ambiente. Al contrario, si sarebbe riusciti ad affrontare obiettivamente i conflitti di interesse e a tener conto al tempo stesso degli aspetti turistici e di protezione del paesaggio. Sia l’UFAC, sia il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni erano informati in merito ai colloqui e alla soluzione ormai a portata di mano. «Che ora il processo venga arrestato è ancora più deplorevole, viste le circostanze», commenta. Si ripropone così lo status quo – a spese della protezione della natura e del paesaggio.
Nel 2010, il CAS aveva sollevato obiezioni circa le disposizioni per la regione Vallese sud-est, poiché dal suo punto di vista si consideravano troppo unilateralmente gli interessi aviatori. Contemporaneamente, da Zermatt arrivarono al Tribunale amministrativo federale altre obiezioni, queste di carattere economico. La corte richiese infine una perizia della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP), sospese la disposizione e nel 2011 la rinviò all’UFAC. La perizia è stata pubblicata nel 2012 – e da allora il dossier è fermo.
«Un’opportunità mancata»
Poi, a fine 2013, le parti in conflitto regolarono le rispettive divergenze indipendentemente dall’UFAC. Quando questo decise l’improvvisa «fine dell’esercizio», l’evento informativo nel corso del quale sarebbe stata presentata la proposta di soluzione era già stato organizzato.
Ancora maggiore è quindi la delusione per la decisione della Confederazione: «Un’opportunità mancata», sostiene Luggen. E secondo il CAS, l’UFAC ha perso credibilità: «Viene da chiedersi se l’UFAC fosse effettivamente l’ufficio federale giusto cui affidare il coordinamento», suggerisce Schüpbach.
Per Zermatt e per il CAS è chiaro: la volontà di collaborazione continua. «La cosa importante è che, nonostante l’interruzione della procedura, i rapporti tra il CAS e gli esponenti di Zermatt sono notevolmente migliorati», dice René Michel del comitato centrale del CAS: «L’evoluzione ulteriore in merito alle AAM è incerta, ma il miglioramento delle relazioni è destinato a durare.» Prima, però, i partner negoziali dovranno chinarsi sui libri: «Attualmente stiamo valutando la situazione legale e il futuro modo di procedere», conclude Ursula Schüpbach.