La valanga identifica un solo gruppo
Quando più gruppi sono sullo stesso pendio, il carico supplementare aumenta notevolmente. Chi in questi casi pensa solo al proprio gruppo commette un errore.

Nella tarda mattinata del 20 febbraio 2010, tre gruppi autonomi salgono di poco distanziati in direzione del Tomülpass. Un gruppo (gruppo A) è composto di tre escursionisti; c’è poi una coppia sugli sci (gruppo B) e un terzo drappello composto di tre escursionisti e un racchettista (gruppo C). Il mattino presto ha nevicato ancora leggermente, ora il tempo si va schiarendo. A circa 2280 metri, sotto l’ultimo strappo verso la quota del passo, ora ben riconoscibile, la situazione si evolve come segue. Il gruppo C, che è davanti, si ferma e, mentre i suoi componenti discutono la successiva via da seguire, viene superato dal gruppo A. Visto dal basso, quest’ultimo affronta il pendio a destra. La coppia (gruppo B) segue a una cinquantina di metri di distanza. Analogamente al gruppo A, anch’essa mantiene una distanza di scarico di circa 15 metri: tutti sono consapevoli del pericolo di valanghe «marcato» e intendono quindi scegliere la via più sicura. Per questo, la coppia B non segue il gruppo A, ma sale piuttosto al centro del pendio verso una leggera cupola. A circa 30 metri dal gruppo B, il gruppo C ne segue le tracce, pure osservando le distanze di scarico. Improvvisamente, il capofila del gruppo C nota la formazione di una crepa nella parte superiore del pendio, immediatamente seguita dal distacco del manto nevoso. La valanga travolge tutte e nove le persone e, nonostante l’ottimo soccorso prestato dai compagni e il rapido intervento dei soccorritori, due di esse perdono la vita nell’incidente.
Cosa fanno gli altri gruppi?
Più gruppi sul medesimo pendio aggravano notevolmente la gestione dei rischi durante le escursioni con gli sci. Spesso, definire il meglio possibile la propria via è già sufficientemente difficile, per cui si tende a non prestare troppa attenzione al comportamento di altri gruppi o a riconoscerne le intenzioni. Come mostra l’incidente descritto, un certo coordinamento sarebbe stato molto importante. Anche in retrospettiva è ormai impossibile stabilire chi abbia effettivamente causato la valanga del Tomül. E neppure importa più. L’attribuzione di colpe sarebbe qui fuori luogo. L’incidente dimostra tuttavia come non possiamo limitare le riflessioni sui rischi esclusivamente al nostro gruppo. Cosa potremmo dunque fare, concretamente?