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L’ultima sfida Gli ottomila d’inverno

Nel gennaio del 2018, due giornaliste che non hanno nulla a che fare con l’alpinismo sentono dell’operazione di soccorso in atto per salvare Élisabeth Revol, un’alpinista francese poco nota al grande pubblico, che si trova in una situazione disperata in Himalaya. Nota bene, nell’introduzione Émilie Brouze e Bérénice Rocfort-Giovanni lo dicono chiaramente, mai prima di allora si erano interessate di montagna. «Noi non siamo alpiniste. Siamo giornaliste, lavoriamo in una città che raggiunge un’altitudine massima di 357,50 metri (in cima alla Tour Eiffel). Una è cresciuta in aperta campagna, nella regione di Parigi; l’altra, nata vicino alle montagne, non è mai stata sopra i 3200 metri.» Eppure, la storia dell’alpinista francese, la seconda donna nella storia a scalare in inverno una delle quattordici montagne della Terra che superano gli 8000 metri di altitudine, le affascina e iniziano a chiedersi, chi siano quelle persone folli che rischiano la vita? Così, Émilie Brouze e Bérénice Rocfort-Giovanni decidono di tuffarsi in questo mondo, prima con un’intervista a Élisabeth Revol, poi con una ricerca che le porta a raccontare sei spedizioni dell’alpinismo invernale. «Le salite invernali in Himalaya sono imprese al limite delle umane possibilità», dice l’alpinista russo con passaporto polacco Denis Urubko, che ha partecipato attivamente al salvataggio di Élisabeth Revol. Le invernali mettono innegabilmente di fronte a una domanda vecchia come la storia dell’alpinismo: perché lo fanno? A questo domanda le due giornaliste cercano di rispondere.

Autore

Émilie Brouze e Bérénice Rocfort-Giovanni

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