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Winter 8000 Himalaya d’inverno: gli alpinisti che hanno sfidato la montagna nella stagione impossibile

«L’arte di soffrire» è il titolo del primo capitolo di questo volume a cura di Bernadette McDonald, canadese, autrice di saggi sull’alpinismo internazionale, quasi tutti divenuti best seller. Non potrebbe essere altrimenti pensando alla scalata degli ottomila dell’Himalaya in inverno, la stagione in cui a quell’altezza «le temperature sfidano l’umana comprensione. Fa così freddo che si ha la sensazione di avere i polmoni in fiamme. […] Dita di mani e piedi perdono completamente sensibilità, diventano nere e devono essere amputate. […] È un freddo tale da non mostrare nessuna pietà.» Ma la sofferenza per gli alpinisti, quelli di carattere, è una scuola di vita che non spezza ma rinvigorisce il corpo e la mente. È il dolore stesso, così Nietzsche, a conferire agli eroi i momenti più grandi. Di loro e dei momenti di epifania in vetta ci racconta Winter 8000 partendo dal polacco Andrzej Zawada, uno specialista leggendario dell’alpinismo invernale. D’altra parte «l’idea stessa di alpinismo invernale sulle pareti di Himalaya e Karakorum era nata in Polonia». Sono stati loro, i polacchi, i primi a scalare le vette più alte di Nepal, Pakistan e Tibet d’inverno con in testa Andrzej Zawada.

Autore

Bernadette McDondald

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