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Al soccorso segue la fattura E può risultare piuttosto cara

Quando i soccorritori hanno concluso il loro intervento in montagna inizia il lavoro dietro le quinte. E la questione principale è a chi intestare il conto: a un’assicurazione, ai sostenitori di un’organizzazione di soccorso aereo o alle stesse persone soccorse?

Prendiamo un esempio banale: Paolo, cittadino svizzero professionalmente attivo, cade durante una salita e si frattura una gamba. Il suo collega chiama la Rega. Il tempo è buono, l’elicottero preleva il ferito e lo trasporta all’ospedale. All’intervento prendono parte i tre membri dell’equipaggio dell’elicottero e uno specialista del soccorso che ricupera l’infortunato a bordo con il verricello. Dal decollo al rientro alla base della Rega trascorre meno di un’ora. Alla fine, i soccorritori redigono un rapporto all’attenzione della gestione interventi della Rega, dove le azioni vengono trasformate in fatture. Le tariffe sono state stabilite dal Soccorso Alpino Svizzero (SAS) e dalla Rega di comune accordo con gli assicuratori infortuni e malattia e l’assicurazione militare.

Dal momento che Paolo è assicurato contro gli infortuni non professionali dal suo datore di lavoro, tutto va liscio. La fattura va alla sua assicurazione infortuni, nell’esempio a una delle 18 agenzie della Suva presso le quali è assicurata grosso modo la metà delle e dei dipendenti svizzeri. La Suva rimborsa l’intervento al 100 percento.

Gli interventi preventivi non sono coperti...

Ma le cose non sono sempre così facili. Sarebbe ad esempio diverso se Paolo si fosse smarrito o fosse rimasto bloccato illeso in parete. Di certo, anche in questi casi la Rega e i soccorritori del CAS lo toglierebbero per quanto possibile dalla sua sgradevole situazione, non da ultimo anche in considerazione del fatto che questo servirebbe a evitare il peggio: senza aiuto, Paolo potrebbe assiderarsi o precipitare. Perciò, in simili casi si parla di interventi preventivi. Ma: solitamente questi non sono coperti dalle assicurazioni.

«In linea di principio occorre essere in presenza di un evento analogo a un incidente o a una situazione di emergenza con rischio di danni alla salute e incapacità di autosoccorso», spiega Markus Fuchs, responsabile delle prestazioni assicurative per la Svizzera tedesca presso la Suva. «E questo non è il caso di un alpinista smarrito o bloccato.» Egli fonda la sua affermazione su una sentenza del Tribunale federale del gennaio 2009, che «ha precisato la prassi e contribuito a un trattamento unitario presso le compagnie di assicurazione». Prima si contavano soltanto delle decisioni non omogenee di istanze giudiziarie cantonali. «In caso di dubbio, allora avremmo piuttosto pagato.»

... ma c’è un margine di manovra

Ad ogni modo, anche oggi le circostanze vanno esaminate caso per caso. In presenza di una grave minaccia, anche gli interventi preventivi possono sempre essere presi a carico, dice Fuchs. Ad esempio se Paolo fosse scivolato dentro un crepaccio e non fosse in grado di liberarsi da sé. Per l’in­fortunato il pericolo sarebbe allora talmente elevato che l’assicurazione pagherebbe il ricupero anche se la persona coinvolta non risultasse ferita. «Un certo margine di interpretazione rimane anche dopo la decisione dei giudici di Losanna», spiega Fuchs.

Ai fini di un’applicazione il più possibile omogenea del diritto a tali casi, gli assicuratori contro gli infortuni si riuniscono regolarmente nella Commissione ad hoc per gli eventi LAINF, un organismo che emette quando occorre nuove raccomandazioni per l’elaborazione e il disbrigo degli eventi e adatta ai nuovi sviluppi le raccomandazioni e le sentenze esistenti.

Se un assicuratore contro gli infortuni dovesse stabilire l’assenza di infortunio e quindi dell’obbligo di prestazione, lo comunica alla persona interessata e, secondo le circostanze, anche alla Rega/SAS. Contro la disposizione di rifiuto è possibile presentare ricorso. «È raro che si arrivi a dispute legali», commenta Fuchs. Con dei fornitori di servizi seri come la Rega e il SAS si cura inoltre una buona collaborazione. Incontri regolari permettono di discutere eventuali problemi e, se necessario, anche di trovare una soluzione ai singoli casi.

Assicurazione contro gli infortuni o assicurazione malattia

Torniamo all’esempio iniziale: Paolo si è rotto una gamba. Ora lo facciamo invecchiare un po’. È in pensione. Siccome ora non è più assicurato contro gli infortuni non professionali attraverso il suo datore di lavoro, sotto l’aspetto tecnico assicurativo è coperto dalla sua cassa malattia. Questo lo pone in una situazione svantaggiata rispetto all’assicura­zione infortuni. Le casse malati si assumono al massimo il 50 percento dei costi di soccorso, e fino a un massimo di 5000 franchi l’anno. Paolo deve anche pagare di tasca sua la franchigia e la partecipazione individuale. Infine, diversamente da un’assicurazione contro gli infortuni, né lui né i suoi congiunti hanno diritto a eventuali rendite.

Nella medesima situazione di Paolo si trovano tutti coloro che non hanno un rapporto impiegatizio: casalinghe e casalinghi, scolari, studenti e indipendenti sono assicurati ai sensi della Legge sull’assicurazione malattia (LAMal).

Una costellazione un po’ particolare si presenta se Paolo, assicurato LAINF, durante un’escursione in montagna si accascia, e cadendo si ferisce anche leggermente. Se durante il soccorso o all’ospedale dovesse risultare che la causa della caduta fosse un collasso cardiocircolatorio o un infarto, anche in questo caso entrerebbe in gioco l’assicurazione malattia: l’assicuratore LAINF non soggiace all’obbligo di prestazione per le limitazioni e le loro conseguenze dovute a malattia.

Costi di ricerca fintanto che l’infortunato è vivo

Modifichiamo una volta ancora l’assunto: i soccorritori non sanno con esattezza dove si trova Paolo e lo devono cercare. Una colonna di soccorso si mette in cammino, entrano in funzione le unità cinofile, l’elicottero sorvola una determinata zona. I costi salgono alle stelle. Quando Paolo alla fine viene ritrovato ed è chiaro che ha subito un incidente, l’assicurazione infortuni paga tutto quanto. Salvo che la ricerca duri dei giorni. «Noi paghiamo i cosiddetti costi di soccorso e ricupero. Questo significa che copriamo un intervento di ricerca fino al momento in cui, considerate le circostanze e l’esperienza, si può ancora assumere che la persona sia viva», spiega Markus Fuchs. L’assicurazione contro gli infortuni deve coprire in linea di principio la ricerca di persone vive e non di persone decedute. Trascorso un tempo ritenuto ragionevole in relazione alla sopravvivenza, SAS e Rega si fermano. «Dopo un consulto con le autorità si discute l’ulteriore modo di procedere e anche la questione dei costi», dice un responsabile della gestione interventi della Rega. Se dopo quattro giorni Paolo fosse trovato morto, questo potrebbe significare che l’assicurazione infortuni si assume i costi di ricupero e di ricerca solo per i primi due giorni. Il terzo e il quarto dovrebbero allora essere pagati da altri, per esempio dai famigliari. Anche se Paolo fosse ritrovato in vita? Markus Fuchs scrolla le spalle: sino ad ora si sono sempre trovate delle soluzioni, per le quali sono decisive le circostanze concrete.

Chi paga il resto?

Appare chiaro che, con l’eccezione dell’esempio iniziale, rimangono sempre dei costi scoperti: perché qualcuno non ha un’assicurazione contro gli infortuni, poiché l’evento non può essere considerato incidente o perché i costi di ricerca superano una determinata misura. Chi deve farsene carico? Essenzialmente sussistono tre possibilità: Paolo ha un’assicurazione complementare, Paolo è donatore di un’organizzazione svizzera di soccorso aereo oppure Paolo paga di tasca propria.

Le persone non attive professionalmente che non si accontentano della copertura infortunistica ai sensi della LAMal devono stipulare un’assicurazione complementare. Sono proposte in diversi pacchetti, che oltre ai costi di soccorso possono includere anche indennità giornaliere e rendite per i famigliari. In particolare, molti indipendenti stipulano un’assicurazione particolare contro gli infortuni.

Le donazioni danno sicurezza

Se poi qualcuno volesse solo essere sicuro di non doversi assumere i costi di ricerca e soccorso, gli basterà sostenere un’organizzazione svizzera di soccorso aereo: infatti, Rega, Air Glaciers e Air Zermatt condonano alle loro donatrici e ai loro donatori i costi che non sono sostenuti da alcuna assicurazione. Altrimenti, alla persona soccorsa o ai famigliari del defunto non rimane che mettere mano al portamonete – talvolta con conseguenze dolorose per quest’ultimo. Le azioni di soccorso possono infatti raggiungere rapidamente importi di cinque cifre. Vale quindi la pena di riflettere preventivamente su quale copertura si auspicherebbe in un caso reale. Andreas Kirsch, della gestione interventi della Rega, sa che non tutti lo fanno: «A volte si vedono delle reazioni di perfetto stupore, quando qualcuno riceve la nostra fattura», conclude.

Come sono protetti i soccorritori?

Non appena iniziano l’intervento, i soccorritori del CAS sono assicurati contro gli infortuni professionali, e beneficiano quindi della copertura LAINF completa. A essere pagati non sono soltanto il soccorso e la guarigione, ma in caso di incapacità lavorativa l’infortunato percepisce un’indennità giornaliera e, in caso di invalidità, una rendita AI. Se poi in conseguenza all’infortunio dovesse far capo all’aiuto di terzi per la sua vita quotidiana riceverebbe anche un assegno per grandi invalidi. Se nel corso di un intervento un soccorritore dovesse perdere parti o funzioni del proprio corpo, avrà diritto a un’indennità unica di menomazione all’integrità, il cui ammontare è definito in dettagliate tabelle. Dalla perdita di un dito alla cecità, tutto ha un suo prezzo. Qualora infine un soccorritore dovesse perdere la vita in un intervento, soddisfatte determinate premesse, i figli e il partner coniugale hanno diritto a una rendita per superstiti.

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