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Il ritorno dall' alpe

Remarque : Cet article est disponible dans une langue uniquement. Auparavant, les bulletins annuels n'étaient pas traduits.

Di Raffaele Forni.

La vita dell' alpe è una vita da emigrante. Emigrare appartiene alla essenza dell' alpigiano. Lo esige il notevole dislivello del pascolo, per i fianchi erbosi che degradano a valle e la diversa struttura del suolo che ne è una conseguenza. Per tutto quest' ordine di cose l' alpe non va concepito statica-mente. Ogni alpe — parliamo dell' alta montagna — comprende parecchie corti, orli erbosi di cascinali, distanziati l' uno dall altro sul rispettivo terreno. La mandra, nelle ore del riposo e della mungitura, e tutta la vita dell' alpe si incentrano nelle corti, successivamente, a spola, con buon ordine e con rigoroso risparmio a seconda della maturità del suolo. Saremmo tentati di chiamarla, quella dell' alpe, una concessione di lusso, se non temessimo la fine ironia dei garzoni più maliziosi e più giovani: quando il soggiorno più prossimo a valle principia a lamentare il peso dell' estate che avanza, si sale, a grado a grado, fino a incontrare, con l' agosto, la flora orgogliosa dei duemila. Si improvvisano allora, fra cielo e terra, le scene pastorali che hanno i ghiacciai per limite e le morene impervie, poesia che non si estingua mai da questo nostro angolo di mondo: è il pane delle nostre tradizioni migliori.

Autunno sale ora sui monti. Lo annunzia una gamma miracolosa di tinte e riflette al sole un mare di oro purissimo, ma se appena il sole accenna a velarsi, le stesse giornate, sue creature, lo costringono entro un cammino sempre più spiccio: ogni foglia, tutta fremiti nella chiarità dell' alba, è una lacrima.

La mandra aspira al piano. Oggi si parte. Il commiato dall' alpe ha un profumo di liberazione e, ci scommetto, una vena di malinconia. Il conflitto tra il bello e l' utile se negli uomini non trova sempre desiderio di pace, compone nell' ordine delle cose un' armonia indefettibile. La cascina riuscita un po' più nera per il fumo di ogni mattina, mentre si preparava con paziente vigilanza il formaggio; un po' più vecchia per le pioggie che sono stillate, non sempre discrete, fino al midollo delle sue travi annose, si chiude con un secco gemito dei cardini e sembra abbandonarsi a un lutto senza speranza. Il lavoro è nato con l' alba: il raccolto svelto dei capi dispersi nella quiete della notte, l' ultima mungitura, la partenza. Il casaro assiste il tesoro delle sue responsabilità, velo di candore che dà risalto al rame della caldaia. Tre quarti d' ora al fuoco che arde secondo una sobria misura, dopo le volute dell' arpa nella massa nivea, e la cagliata si raccoglie sul fondo fin che la tela nitida la conchiuda entro le maglie fittissime e poi, rigido, subisca la misura della benda di faggio autentico.

La mandra è lontana ormai, scaglionata come un esercito lungo gli archi dei sentieri erbosi fedeli, passo passo, ai capricci del suolo. Muggiti alti s' incalzano fra gli abeti che accompagnano la via e l' eco, reduce dagli anfratti deserti che incoronano di austerità la scena di addio, riflette una tavolozza curiosa di memorie. La mucca più anziana che sa, pietra pietra, tutto il suo mondo, sosta un momento sul ciglio della strada. Vede tutto. Sente tutto. C' è della novità in campo e il suo muggito, lungo, lamentoso, uguale, ha un tremito di smarrimento. Forse presente che quella è l' ora dell' ultimo commiato.

Un istante. Non è possibile abbandonarsi alle memorie, soprattutto alle meno liete, quando tutto, intorno, è fervore; e il fervore che fiorisce l' istinto addomesticato ha una ragione precisa. Un prato amico si delinea sullo sfondo del cammino duro: siepe a destra, siepe a manca e dove la siepe non giunge con la rete suoi rami alternati arriveranno le mosse fulminee di un pastore ancora ragazzo per rivendicare a ciascuno il suo territorio. Ma in compenso, mentre l' alpe si chiude ai rigori dell' inverno nascosto dietro le vette più audaci, la piana che attende si veste di ogni fragranza. La gamma di tinte che pareva, a maggio, sfidare ogni nemico, ha ceduto, giunta la sua ora, alla brezza più tenue. Al posto dei fiori hanno messo corpo i frutti. Ogni antéra ha dato tutto il suo polline, senza riserva. Ha raccolto in compenso, una goccia di sudore e, qua e là, una lagrima venuta dal fondo del cuore, tra una canzone e l' altra.

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