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Selmatjåkko

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Con 2 tavole ( 127, 128Giuseppe Ritter

( Chiasso ) Durante la mia permanenza in Lapponia nell' agosto 1950 ebbi occasione di salire su una delle più alte vette della Svezia, il Selmatjâkko ( m. 2060 ) nella regione montuosa del Kebnekaise. Non tra tta vasi, è vero, d' una « prima assoluta » o d' una scalata di eccessiva difficoltà. Ma dato la poca notorietà che gode quella regione nei ceti degli alpinisti svizzeri, oso dare un breve resoconto di questa impresa.

1. Base d' accesso II maggior vantaggio per la salita al Selmatjâkko si ritrae dalla partenza dal rifugio della « Svenska Turist-Fòrening », costruito sulla riva sinistra della Vistasvagge 1 nella zona di congiunzione con la Stuor Reitavagge x. Dalla stazione di Kiruna ( noto centro minerario ) vi si giunge in due giorni, sfruttando l' autocorriera ed il motoscafo della STF fino a Nikkaluokta 1. Da questa ultima sede stabile dei Lapponi esiste la possibilità di noleggiare un motoscafo con fuoribordo, coprendo con esso quasi metà strada da Nikkaluokta alla Vistastuga.

Il rifugio « Vistas », costruito per albergare i turisti che transitano sulla grande pista Abisko-Nikkaluokta, e per ciò posto sulla riva sinistra del fiume, trascura in certo modo le richieste dell' alpinista. Partendo da esso per portarsi ai piedi della montagna, egli deve guadare il fiume, le cui acque assai potenti gli bagnano spesso il bacino.

Sorto da un programma organico e razionalmente studiato, il rifugio da un buon concetto d' assieme. Costruito interamente in legno, contiene due vani su un piano rialzato. Ogni locale è dotato d' una stufa economica d' un tipo standardizzato, ciò che garantisce buona abitabilità anche con brutto tempo e d' inverno. Si dorme in cuccette a due posti, due sovrapposte su ogni lato. Capacità = 16 persone. Non v' è guardiano. Un ripostiglio, posto a circa 10 metri di distanza, contiene i gabinetti e la scorta di legna d' ardere. La preparazione del legno e la pulizia incombono agli utenti i quali si dedicano a questi compiti con una coscienza ammirabile.

2. Mezzi d' orientamento L' alpinista, abituato a muoversi con carte topografiche moderne e guide aggiornate, si trova a disagio, perché tutto questo manca lassù in Lapponia. L' unica carta che ebbi in mano e che è anche appesa nel rifugio, è quella disegnata nel 1886 ( rev. 1903 ) su una scala 1: 200 000 ( Svenska Fjällkartan, blad 2 ). Essa è di nessun valore pratico per le escursioni alpinistiche. La stessa 1 Tutti i nomi della regione originano dalla lingua lappone ( gruppo ugrolinnico). stuor = grande, vagge = valle, luokta = golfo lacuale, ecc.

cosa dicasi delle cartine contenute nella guida turistica ( edizione STF ). Evidentemente tutto il lavoro è ancora da fare. Tuttavia riconosco di non essere informato dei lavori eventualmente già iniziati dallo « Svenska Fjäll-Club » che corrisponde al nostro Club Alpino.

L' assenza di mezzi d' orientamento è tuttavia in parte compensata dalla assai elementare struttura del massiccio in questione. Dato anche che in agosto la relativa oscurità notturna non dura che poche ore, senza sensibile varia-zione della temperatura, non v' è pericolo di sgradevoli sorprese quando si avvicina la montagna con un buon allenamento e con buone nozioni di tecnica alpinistica.

D' altra parte si può ritenere, che l' impossibilità di potersi formare un giudizio sulle difficoltà dell' ascensione in base a dati e carte precise, trattenga molta gente dall' azzardarsi in imprese per le quali non è affatto qualificata.

3. Vie d' ascensione In partenza dalla « Vistasstuga » si ha la scelta di ben quattro itinerari che corrispondono ad un ugual numero di gradi di difficoltà. La via più facile, che è anche l' unica descritta nella guida turistica, si distacca ai piedi del « Nallo » dalla « Stuor Reitavagge ». Salendo la valle laterale che divide il « Nallo » dal « Selmatjàkko », giungendo nella vicinanza di due laghetti che nemmeno in agosto riescono a liberarsi dal ghiaccio, si attacca il massiccio in direzione sud-est. La struttura assai facile di questo versante non impone l' inseguimento d' una data via. Si può scegliersi la salita a piacimento su una china di rocce fratturate, spezzate, sfaldate. Senza difficoltà di sorta si raggiunge la vetta ovest, di circa 20 metri più alta di quella est.

La seconda via, già sensibilmente più difficile, si distacca anch'essa dalla « Stuor Reitavagge ». Arrampicando un canalone precipitoso e assai minaccioso, si riesce a guadagnare la bocchetta che da via libera sul ghiacciaio principale ai piedi delle due vette. Invece di sfruttare il ghiacciaio, si può scalare la vetta secondaria, rimanendo così su cresta rocciosa fino alla vetta ovest.

La terza via sfrutta il contrafforte sud che fa d' angolo alla congiunzione Vistasvagge-Stuor Reitavagge. È la via dei rocciatori ed è indubbiamente l' itinerario più interessante. Permette di raggiungere la vetta ovest senza mai posare il piede su neve o ghiaccio, inseguendo una cresta frastagliata, dotata di gendarmi d' ogni genere. È pure possibile di scendere sul ghiacciaio principale donde si accede alla vetta est.

Da E si può accedere salendo una ripidissima valle che separa il contrafforte sud dal massiccio principale e che scarica l' acqua ed il pietrame del ghiacciaio centrale. Una formidabile crepaccia terminale, coronata da seraccata impressionante, sbarra l' accesso diretto e si deve, traversando un confuso sistema di crepacci secondari, uscire dal solco vallivo per affrontare la parete alla sinistra. Con non troppa difficoltà si riesce su una fenditura obliqua che porta sul ghiacciaio. Questo viene traversato, evitando i crepacci sulla parte bassa. Indi salita a zigzag alla vetta est e su cresta, dapprima nevosa poi rocciosa, alla vetta ovest. Neil' ometto di quest' ultima trovasi conservato un ritratto in bronzo del primo salitore, il cui nome non sono in grado di riprodurre.

4. Panorama Elevandosi quasi ali' altezza della maggior vetta della Svezia ( Kebnekaise m. 2123 ), il Selmatjâkko offre una vista veramente magnifica. Verso ovest domina tutte le vette minori fino al Kebnekaise, mentre che verso nord il panorama si chiude con la « Kongsbakktind » ( Regina addormentata ) m. 1576 ad ovest di Narvik. A nord-ovest invece dominano le alture del « Fjell » che stanno di avanguardia sul littorale norvegese.

Verso sud ed est invece la regione montagnosa si abbassa rapidamente per acquistare quell' aspetto piuttosto monotono che riteniamo caratteristico per le contrade artiche.

Pur godendo d' una visione veramente grandiosa, non si riesce a gioire del successo ottenuto. Questa desolazione non è solamente conseguenza dell' insolito aspetto tettonico e della strana configurazione del sistema vallivo, ma in buona parte essa è causata dalla posizione del grande astro centrale: il sole. La forte declinazione e la conseguente debole radiazione produce in noi continentali quel senso di sgomento, che proviamo sulle nostre alpi all' avvicinarsi del tramonto. Ma vi saranno indubbiamente ancora altri fattori che agiscono sfavorevolmente sulla nostra costituzione psicofisica.

Tutto sommato, malgrado le basse quote che raggiungono le montagne della Lapponia, l' alpinismo è alquanto oneroso per chi non è nato in quelle lontane zone nordiche. Eppure un certo fascino si prova anche in mezzo a quella grande solitudine e non per nulla si sole dire, che chi una volta ha calcato quelle terre, vi sarà sempre tentato di ritornarci.

Dal Selmatjâkko, guardando verso E, si scorge il cupo profilo del Vittja-jàkko, ai cui piedi si estende un grande lago: il Rautasjaure. Incassato fra strapiombi di quasi mille metri, desta un' impressione veramente ossessionante.

Ebbene, una volta, sulla costa nord i Lapponi di Rautasvuoma e su quella sud i Lapponi di Kaalasouoma passarono anno per anno, seguendo le renne nelle regioni d' alta montagna. E sotto la vetta del Vittjavare un Dio pagano aveva la sua sede.

Ma poi, dopo mille anni, venne il cristianesimo. Il Dio pagano ridivenne semplice sasso, come lo era prima del tempo in cui gli uomini lo elevarono al rango d' una divinità. E cinquant' anni fa, con la costruzione della ferrovia da Kiruna a Narvik, i Lapponi rinunciarono al nomadismo. Rimasero tutto l' anno nelle sedi fisse, coltivando la terra e abbandonando le renne d' alta montagna a sé stesse. Nuli' altro rimase vivo fra monti e laghi che la tradizione di un grande passato.

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