Sono un cristallo
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Sono un cristallo

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Armando Biancardi, Torino

Sono splendido, vistoso, limpido, purissimo.

Qualcuno, arrampicando, mi prese a martel-late per staccarmi dalla fessura nella quale ero nato. Lassù, con altri mille miei compagni, facevamo a gara per infiorare in modo non precario il ferroso granito del Capucin.

Nato, non dalla mota come l' uomo, ma da un crogiolo di minerale fuso. Sul principio, quasi invisibile. Poi, proprio come un organismo vivente, via via che andavo rafforzandomi e solidifican-domi nelle membra, eccomi cresciuto con la forma che mi è congeniale. Anche voi, quando na-scete, non potete sfuggire al vostro stampo.

E ora sono qui. Vecchio? Eh, direi. Alcuni miliardi di anni fa non c' era ancora l' anagrafe. Ma debbo proprio avere un bel po' d. Tuttavia, niente preoccupazioni, sto benissimo. Ho infatti tutti i miei bravi reticoli a posto con le loro regolari particelle atomiche. Particelle atomiche? Si, le mie impiegate d' ufficio: precise, ordinate, equidistanti, proiettate nelle tre dimensioni dello spazio. Così occupate però a contarsela che ognuna vuole accaparrarsi delle ascoltatrici e, per garantirsele, se le tiene saldamente a braccetto.

Con ben altro linguaggio, gli scienziati che hanno avuto la bontà e la pazienza di studiarmi, hanno detto che ogni atomo dispone d' una caratteristica forza di attrazione nei confronti degli altri. Una forza che gli consente di « legare » un determinato numero di altri atomi intorno a sé. Via, non è la stessa cosa?

E l' uomo, chi lo cambierebbe? Con tutte le sue arie mistificatrici, non è gran che bello. Cerca di nasconderselo, ma lo sa. E, come spiegare?, cercando quello che non possiede, delle cose belle diventa quasi una vittima.

Riconosco i miei limiti. Le mie dimensioni non sono né eccezionali né notevoli. Fossi ignorante... So benissimo dei miei parenti in Brasile, in Russia, al Madagascar. Quelli sì che sono bolidi. Bolidi con spigoli alti due metri, circonferenze di tre e un dolce peso sulle cinque tonnellate... Ma c' è in me una tale regolarità di forme, una così incontaminata e rilucente trasparenza, una così snella geometrica vivacità che qualche volta sarei tentato di innamorarmi di me stesso. Come sono bello.

E mica solo da adesso mi sentirei di far girare la testa a un bel po' di gente. Qualche annetto fa, per esempio, avevo fatto girare quella dell' amico Plinio. E in modo tale da fargli prendere dei farfal-loni da museo. Di me, sentite, sentite, aveva addirittura scritto: « il cristallo di rocca non si trova se non dove le nevi invernali si accumulano in gran quantità, ed è certamente ghiaccio ».

Ma no, diamine: sarò duro come un settimo grado, tuttavia, ho un cuore anch' io. A parte un po' di vanità - e chi voi ne è esente, ehmi comporto in maniera irreprensibile, ho un carattere ben definito, un abito più che serio. Dicono che è il reticolo a determinare la mia struttura. Del resto, sono ridotto all' essenziale. Inclusioni, incrinature, iridescenze, anche se affliggono un po' la mia parentela in blocco, non hanno toccato me, nato all' aria dei tremila. Però, ogni mattina, sveglia alle quattro e, all' aperto, esercizi di respirazione a pieni polmoni. Mi dicono anche che sono orgoglioso... Credo bene: mi sono fatto da solo.

Nella simbologia del cranio del mio proprietario, devo essere diventato un qualcosa di immutabile. Come il fluire del tempo senza misura, l' e dello spazio senza confini. Immutabile? Al contrario, ho sempre anch' io le palle in giostra. Gli ioni che formano la materia sono immobili?, rigidamente fissati? Per piacere, non vorrei ripetere sempre le stesse cose. L' energia che possiedono, la manifestano così, con il continuo movimento. Effondono calore, mutano sostanze chimi-che, smuovono corpi. Solo, stringo i denti e mi controllo alla perfezione tenendomi ben fermo sui nodi dei reticoli. Ma non vorrei essere stato oscuro. Anche l' uomo, mi pare, con i suoi cromo-somi, non se ne sta in piedi montato su un fenome- nale reticolo di cellule? E la sua « energia » non gli viene espressa con la vita?

Mi hanno detto che, nonostante quel gira-mento di palle, non avrei poi potuto fare tanto il matto. E chi muove obiezioni? Che avrei dovuto rigare diritto, ben irreggimentato in uno dei sette sistemi, delle trentadue classi, dei duecentrotrenta gruppi di simmetria spaziale escogitati dai cristal-lografi. D' accordo.

Così, eccomi inquadrato nel sistema romboe-drico, classe trigonale trapezoedrica, fornito dei miei bravi elementi di simmetria, non sprovvisto dei miei scorbutici indici simbolici, con abito pri-smatico a sezione di esagono e con la mia indero-gabile terminazione pseudopiramidale. E se vi ac-contentate, bene. Altrimenti, se proprio cercate rogne, dedicatevi pure alla cristallografia: quelle rogne le troverete certamente.

Ogni tanto, quel poveraccio del mio proprietario mi stringe in pugno, mi soppesa, mi colma di avidità tattile. E io, indifferente, glaciale. Forse, Plinio non aveva poi tutti i torti. Mah, lasciamo correre. Sono fatto semplicemente di silicio e di ossigeno. E a me, delle sue carezze, che me ne frega?

Mi hanno dato dell' egoista. Eppure, a volte mi faccio in cento pezzi. Tagliato, spezzato, i miei frammenti saranno ancora cristalli. Porterò luce e radiazioni elettromagnetiche fino alla consuma-zione dei secoli.

Comunque, una faccia da schiaffi non l' avrò mai. Le mie sono strettamente interdipendenti e mica buttate là a caso. Non fanno del resto che estrinsecare quel che mi sta dentro. Ai dubbiosi, resterà sempre la possibilità di efficaci indagini ai raggi X e ai raggi Röntgen.

Il mio proprietario... Mah, in fondo, mi fa tenerezza. Vede in me la magnificenza di una semplicità geometrica, la proporzionata matematica armonia d' un insieme, la validità e la stabilità d' una composizione chimica, il prodigio di una cristal-lizzazione dalle leggi inderogabili. E, come coronamento, una bellezza estetica che è, posso dirlo ?, come l' affascinante messaggio delle ere. Per ca-pirmi bene: piatto materialismo o misticismo acceso? A parere mio, due strade entrambe sbagliate.

E continua ad assaggiare con quelle sue dita la dirittura e l' esatta angolazione degli spigoli, la specularità delle facce, l' acutezza del vertice. Mi soppesa. E allora !? Sono un cristallo di rocca. Mette le dita della mano dietro il mio corpo. Le muove adagio. E rimane a guardare assorto quella mia imbattibile brillante trasparenza, quel mio insuperabile splendore vitreo. Quella luce animata che è un tutto, come un essere vivente. E poi, sono o non sono una realtà omogenea? Pura forma all' esterno. Indivisa unità all' interno.

Sembra non avere ancora afferrato. O non si accontenta? Sono limpido come l' acqua. Incolore come l' aria. Ghiaccio? No davvero. Cerchi meglio: ho anch' io un cuore.

©1981 Verlag des SAC Alle Rechte beim Schweizer Alpen-Club Druck Stämpfli + Cie AG Bern Printed in Switzerland

Vorwort

Die Berge sind seit eh und je eine unerschöpfliche Inspirationsquelle für Dichter und Maler. Doch waren auch die Bildhauer für den magischen Reiz der glitzernden Gipfel nicht unempfindlich; und so gab es im Lauf der Jahre Künstler, die - dem menschlichen Drang, die Natur nachzuahmen, folgend - sich mit Hingabe und Fleiss der Aufgabe widmeten, Berge und Täler plastisch und dreidimensional wiederzugeben; eine Arbeit, die neben der Eingebung des Künstlers auch die fast pedantische Genauigkeit eines Kartographen verlangt.

Es ist dies eine Tätigkeit, die leider sehr wenige kennen, was nicht erstaunlich ist, wenn man bedenkt, dass sich ausser im neuen Innsbrucker Alpenvereinmuseum nur in der Schweiz Sammlungen oder Museen alpiner Bergmodelle finden und dass bisher ausser veralteten Katalogen kein einziges Buch über diesen Gegenstand existiert.

Das vorliegende Quartalsheft unserer SAC-Zeitschrift « Die Alpen » schliesst somit eine grosse Lücke in der historischen und wissenschaftlichen alpinen Literatur.

Der Autor dieses Werkes, unser Ehrenmitglied Prof. Dr. h.c.. Eduard Imhof, muss nicht vorgestellt werden. Als berühmter Kartograph und Künstler hat er neben seiner Haupttätigkeit auch selber mehrere Bergreliefs modelliert. Er ist daher in der Lage, neben geschichtlichen Untersuchungen auch über die Herstellung solcher Objekte sozusagen « aus erster Hand » zu berichten.

Ihm gilt für seine grosse Arbeit der aufrichtige Dank des Zentralkomitees und des ganzen SAC.

Neben Professor Imhof danken wir noch den vielen Mitarbeitern, die ihre Beiträge zur Entstehung dieses Werkes gegeben haben, und ganz besonderes Herrn Peter Wick, Direktor des Gletschergartens Luzern, der als erster die Abfassung einer solchen Relief-Abhandlung anregte, sowie den Herren Dr. Georg Budmiger, Direktor des Alpinen Museums in Bern, Pater Dr. Georg Dufner OSB, Engelberg und Frédéric Lutz, Genf, die dem Autor besondere Unterstützung gewährten, Frau Viola Imhof, die die Bearbeitung der Bibliographie und der Zusammenstellung der Museen neben der Revision des Manuskriptes besorgte, und auch den Herren Prof. Dr. Ernest-Louis Paillard, Lausanne, Cyril Aubert, Borex, und A. Goy, die die französische Übersetzung besorgten.

Es soll noch betont werden, dass es sich bei diesem Quartalsheft um ein in seiner Art einzigartiges Werk handelt und dass — mit einigen Ausnahmen - die hier gezeigten Reliefs erstmalig abgebildet werden.

Das Zentralkomitee freut sich ganz besonders, dieses Sonderheft allen Lesern vorlegen zu dürfen, und hofft, dass dieses Werk unsere Kameradinnen und Kameraden dazu anrege, diese seltenen und kostbaren Kunstwerke persönlich kennenzulernen. Sie werden dabei die grosse Freude auskosten, wohlbekannte und schon erkletterte Höhen aus ganz neuen Perspektiven und Blickwinkeln bewundern zu können. Dadurch werden sie dieses Geflecht von Erregungen und Lebenserfahrungen bereichern, das wir « Bergsteigen » nennen, und das wohl viel mehr als bloss ein Sport ist.

Lugano,Juli 1981 Zentralkomitee des Schweizer Alpen-Clubs Der Zentralpräsident: Der Publikationenchef:

Dr. Carlo Sganzini Dr. Claudio Abächerli

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