Spigolo nord-est del Pizzo Prevat
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Spigolo nord-est del Pizzo Prevat

Da diversi anni cercavamo nelle montagne ticinesi una scalata come quella dello spigolo nord-est del Pizzo Prevat ( Campolungo ). Arrampicata di pura roccia su granito solido; le altre del Ticino ( ad eccezione dei Denti della Vecchia, vera e preziosissima palestra per arrampicamento su calcare dolomitico ) sono quasi tutte o troppo facili, o insolubili, o troppo lontane dalle basi, o pericolose per la friabilità della roccia.

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Già l' anno scorso avevamo guardato questo spigolo, ma è solo al mattino del 18 luglio scorso che ci portiamo all' attacco, decisi a tentarne la salita.

Aldo Magistri si lega a metà di una corda di 60 metri, io e Berto Rovagnati alle due estremità, così il capocordata può beneficiare di una doppia assicurazione.

Una cengia, sulla sinistra a pochi metri dalla base, ci porta subito sul filo dello spigolo; qui si inizia la logica via di salita.

Aldo supera con decisione e cautela il primo tratto di corda, mette un chiodo di assicurazione e lo raggiungiamo su un comodo ripiano; già in questo primo assaggio bisogna lavorare di unghie su minuscoli appigli e fidarsi della buona aderenza delle suole di gomma Vibram.

Da questo pianerottolo Magistri tenta di avanzare direttamente sullo spigolo, largo e tondeggiante, si alza di un paio di metri, poi deve ritornare, perché non si passa; ritenta sulla sinistra: medesimo risultato; ultimo tentativo sulla destra, dove un diedro obbliquo e verticale, con una fessura nel fondo, da la possibilità di fissare delle assicurazioni. Dopo non pochi sforzi, accompagnati da sbuffi ed esclamazioni tutt' altro che di gioia, e sicuramente dopo aver chiamato a raccolta tutte le sue possibilità di crodaiolo, il nostro capocordata riesce a superare questo passaggio, e si affaccia da un ballatoio a circa otto metri sopra di noi, a destra dello spigolo.

Dopo Berto è la mia volta nel convincermi della grande difficoltà di questo passaggio; se non avessimo incontrato, più avanti nello spigolo, a metà circa della scalata, altri passaggi così duri, non esiterei a definirlo chiave dell' ascensione.

Dal ripiano si riguadagna lo spigolo con una piccola traversata, molto delicata ed esposta; ci si mantiene sul filo dello spigolo per diverse lunghezze di corda, superando o aggirando a sinistra diversi spuntoni, uno dei quali lo si supera a cavalcioni, procedendo con pressione di ginocchia e con l' ausilio di un chiodo.

Un grande masso lo si aggira ancora sulla sinistra, scendendo tre o quatro metri, e infilando un camino agevole e divertente che riporta sulla cresta.

Ed eccoci a un altro passaggio chiave; una fenditura della roccia ci obbliga a una larga spaccata per arrivare alla base di una lama di granito, alta circa quatro metri, verticale e assolutamente priva di appigli. Aldo ricorre alla tecnica Düllfer o tecnica Piaz, con le mani aggrappate sul bordo della lama e, facendo pressione con i piedi contro la placca, riesce ad alzarsi sul tratto verticale; noi su uno spuntone prospiciente lo seguiamo con ansia. Berto lo assicura a spalla, io armeggio per avere una foto: momento di tensione. Se gli dovesse scivolare un piede o una mano, sarebbe la caduta inevitabile; un chiodo piantato in basso, a destra della lama, potrebbe evitargli un troppo lungo volo, però le conseguenze sarebbero comunque spiacevoli. Pochi secondi ancora, perché questi passaggi o si fanno con rapidità e decisione o non si fanno, poi possiamo emettere un sospiro di sollievo; Aldo ha superato la lama e può riposare a cavallo di un risalto della roccia, mette un chiodo di vera assicurazione e riparte verso la prossima sosta. Deve usare ancora due chiodi e superare due passaggi ancora scabrosi prima di arrivare in porto, circa 25 metri sopra di noi.

Altre due lunghezze di corda su roccia più facile, e siamo all' attacco dell' ultimo tratto dello spigolo, quello che dal basso ci dava le maggiori apprensioni per la sua ripidezza.

Lieta sorpresa: man mano che ci innalziamo, gli appigli diventano magnifici per solidità ed abbondanza; mantenendoci leggermente sulla sinistra possiamo superare questo a piombo con relativa facilità, in arrampicata elegante ma molto esposta.

Ormai teniamo la vittoria in pugno e i pochi tratti che ci rimangono da superare li passiamo in un soffio ( lo spigolo perde la sua verticalità e si inclina dolcemente verso la vetta ).

Cinque ore dopo l' attacco ci stringiamo calorosamente le mani sulla cima del Pizzo Prevat.

Altezza dello spigolo circa 300 metri; la parte inferiore è molto levigata e presenta poche possibilità di mettere chiodi, questi sono tuttavia necessari nelle soste. Non abbiamo lasciato nessun chiodo nella roccia. 50 metri di corda sono sufficenti per una cordata di tre elementi.

La via normale di salita e di discesa del Pizzo Prevat si effettua per lo spigolo sud-ovest per roccie buone e brevi ma ripidissimi pendu erbosi.

Parallelo allo spigolo nord-est, a sinistra, corre un altro costone di roccie che muore però a circa 80 metri dalla cima; fra lo spigolo ed il costone scende un colatoio, ripido ma percorribile, e lo si può raggiungere sia in traversata o discesa a corda doppia, qualora, causa condizioni atmosferiche o per altri motivi, si fosse forzati a interrompere la scalata.

Oltre che da Rodi Fiesso e da Fusio per il Passo Campolungo, si può raggiungere l' attacco anche dalla Capanna Campo Tencia del C.A.S., m. 2142, per il Passo Cadonighino o altre sellette a sud-ovest del Pizzo Campolungo, in due ore circa di cammino.

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